La visita di Pelosi a Taiwan sciocca il mondo. E la Russia blinda subito la sua amica Cina
La visita della Speaker della Camera Usa Nancy Pelosi a Taiwan scatena la furia della Cina e lancia segnali di alert in un mondo già stremato dalla guerra tra la Russia di Putin e l’Ucraina di Zelensky.
Per Pechino, l’incubo si è concretizzato nella giornata di ieri, con l’arrivo della speaker democratica e di una sua delegazione nell’isola.
Già nella giornata di lunedì diversi erano stati i media di Taiwan che avevano riportato il piano di Pelosi e della sua delegazione di cinque deputati democratici di trascorrere la notte nella capitale, a Taipei, e di incontrare poi i leader di Taiwan nella giornata di oggi, mercoledì 3 agosto.
Così è stato.
Per settimane Pelosi e il suo ufficio stampa si erano rifiutati di fornire precisazioni su una visita già oggetto di rumor e indiscrezioni che avevano provocato la stizza made in China. Dal canto suo, la Russia di Vladimir Putin ha già blindato la sua amica Cina, con il ministero degli Esteri russo, stando a quanto riportato dall’agenzia Interfax che, nel commentare la visita di Pelosi a Taiwan ha detto che la Cina ha il diritto di adottare “le misure necessarie per proteggere la sua sovranità e integrità territoriale”.
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Oggi, in un incontro che si conferma storico – erano 25 anni che uno Speaker della Camera Usa non metteva piede a Taiwan – Nancy Pelosi ha incontrato la presidente taiwanese Tsai Ing-wen, assicurandole la solidarietà “essenziale” da parte degli Stati Uniti.
Tsai ha dal canto suo garantito al suo popolo che non si arrenderà alle minacce militari della Cina.
“E’ davvero importante che il messaggio sia chiaro – ha commentato Pelosi – gli Stati Uniti sono impegnati a garantire la sicurezza di Taiwan…”. La Speaker ha parlato di “valori condivisi di democrazia e di libertà”, rimarcando che “Taiwan è un esempio per il mondo…Se poi ci sono delle incertezze da parte del presidente della Cina (Xi Jinping) riguardo alla sua propria situazione politica, di questo non sono a conoscenza”, ha detto Pelosi.
“La nostra delegazione è arrivata a Taiwan per rendere chiaro in modo inequivocabile che non abbandoneremo Taiwan, e che siamo orgogliosi della nostra amicizia di lunga durata. Ora più che mai, la solidarietà Usa a favore di Taiwan è essenziale”.
Ancora la Speaker della Camera Usa ha ricordato che 43 anni fa gli Stati Uniti fecero la promessa di rimanere sempre al fianco dell’isola. E “su questa solida base abbiamo costruito una florida alleanza”, ha detto ancora.
Tsai, la prima presidente donna della storia di Taiwan, ha rimarcato che Taiwan “non si piegherà” di fronte alle ulteriori minacce militari (della Cina)“ e che “farà quanto necessario per assicurare la pace e la stabilità” dell’isola.
In teoria la parola pace è risuonata più volte; in pratica gli avvertimenti da entrambe le parti – Pechino da un lato, Taipei forte della visita di Pelosi dall’altro – stanno inserendo nei titoli delle notizie che le agenzie di tutto il mondo stanno battendo la parola ‘guerra’.
Dal ministero della difesa di Taiwan sono arrivate le seguenti dichiarazioni: le esercitazioni (militari) della Cina hanno invaso il territorio di Taiwan, ma Taiwan “contrasterà ogni mossa che violerà la sua sovranità territoriale”.
E ancora: “le esercitazioni cinesi corrispondono al blocco dello spazio aereo e navale” di Taiwan e “violano le regole dell’Onu”.
Non solo: il ministero ha tuonato che la Cina “continua a lanciare una guerra psicologica contro Taiwan”, consigliando di conseguenza ai cittadini dell’isola di non credere alle voci che Pechino avrebbe messo in circolazione.
Dal canto suo, la Cina ha avvertito alle compagnie aeree di evitare voli vicini a Taiwan, dopo aver già annunciato l’avvio di esercitazioni militari in sei regioni attorno all’isola (rappresentate dai rettangoli rossi della tabella), aggiungendo anche che lancerà “operazioni militari speciali” anche nelle acque interne di Taiwan (l’area interna alla linea viola).
Ma in questi casi la guerra non è mai solo ‘militare’.
E così Pechino ha sospeso le importazioni di una serie di prodotti che la Cina acquista da Taiwan come agrumi e il sugarello congelato del Pacifico (tipo di pesce), riportando alla mente il caso che esplose nel 2021, quando la Cina bandì l’ananas taiwanese, che divenne emblema della libertà dell’isola, al punto da essere ‘sbandierato’ dalle autorità locali, alla stregua di “ananas della libertà” e “ananas della democrazia”.
La Cina ha anche sospeso le esportazioni di sabbia a Taiwan: un duro colpo, visto che la sabbia è utilizzata dall’industria edilizia ma è anche materia prima essenziale per la produzione di chip, industria cruciale per l’economia taiwanese.
La sabbia di quarzo è infatti una materia prima importante per la produzione di semiconduttori, di cui Taiwan si conferma tra l’altro fornitore tra i più importanti a livello mondiale.
Oggi nessun crollo da parte dei mercati azionari asiatici:
l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso anzi in rialzo dello 0,53% a 27,741.90; la borsa di Shanghai è in lieve calo, Hong Kong è solida con un rialzo superiore a mezzo punto percentuale, Sidney sotto pressione, Seoul +0,75%.
L’indice benchmark di Taipei Taiex ha anche azzerato le precedenti perdite, comunque lievi, per chiudere in rialzo dello 0.2% a 14.777,02.
Di certo, la visita di Pelosi a Taiwan la dice lunga sulla coerenza della politica estera degli Stati Uniti, che appare a dir poco frammentata. Alla fine di luglio, rispondendo a una domanda sulla possibilità – di cui già si parlava – di una visita della Speaker della Camera Usa nell’isola, il presidente americano Joe Biden così rispose: “L’esercito crede che non sia una buona idea in questo momento”.
Seppur in via solo ufficiosa, sia la Casa Bianca che il Pentagono non hanno fatto mistero della loro opposizione alla visita, in un momento tra l’altro in cui le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina sono ai massimi storici, almeno degli ultimi decenni.