La Fed di Powell diventa più dovish. Goldman Sachs taglia outlook strette monetarie 2019
Federal Reserve più colomba, fondamentalmente più ‘paziente’ nel percorso rialzista dei tassi di interesse fino a ora imboccato. Alla fine della due giorni della riunione del Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed – l’annuncio è stato in linea con quanto atteso dai mercati: i tassi sui fed funds sono stati lasciati invariati nel range compreso tra il 2,25% e il 2,5%, a cui erano stati portati con una stretta di un quarto di punto percentuale lo scorso dicembre.
Dal comunicato ufficiale emerge anche che la frase secondo cui ulteriori rialzi dei tassi sarebbero stati probabilmente garantiti (dai fondamentali economici) è stata cancellata.
Si legge, piuttosto, che la banca centrale americana “sarà paziente, mentre valuta quali futuri aggiustamenti all’obiettivo sul range dei tassi sui fed funds possano essere appropriati”.
I funzionari della Fed hanno anche diramato un comunicato separato, in cui hanno affrontato il tema del bilancio dell’istituzione: in questo caso è stato affermato che si prevede di operare con “una ampia offerta” di riserve bancarie.
Detto questo, i banchieri valuteranno anche l’opzione di apportare aggiustamenti alla riduzione del portafoglio dei bond presenti nel bilancio, ovvero di modificare il ritmo con cui sta andando avanti il cosiddetto QT, Quantitative Tightening, processo di riduzione di quegli asset che hanno ingolfato il bilancio della Fed con i vari piani di Quantitative easing lanciati in passato.
Da segnalare che, al suo massimo, il valore del bilancio della Fed era balzato a $4,5 trilioni, dal valore inferiore a $1 trilione a cui si attestava prima del lancio delle misure straordinarie di politica monetaria espansiva.
“Alla luce degli sviluppi economici e finanziari globali e a causa di pressioni contenute dal fronte dell’inflazione, la Commissione sarà paziente”, si legge nel comunicato del Fomc.
La Fed ha deciso insomma, come stanno facendo altre banche centrali mondiali, di non poter prescindere dal quadro dell’economia globale, che segnala un deterioramento dei fondamentali, dovuto ai timori sull’escalation della guerra commerciale e alla fine del ciclo di crescita della congiuntura.
Tra l’altro, la stessa valutazione della crescita economica Usa, presente nel comunicato del Fomc, è stata abbassata a “solida” da “forte” mentre, riguardo all’eterna difficoltà dell’inflazione di alzare la testa, si legge che gli indici relativi “sono scesi negli ultimi mesi”. Nel comunicato, ancora, è stata rimossa la frase che parla di “rischi bilanciati”.
Nel commentare il comunicato e le dichiarazioni di Jerome Powell, gli analisti di Goldman Sachs hanno scritto in una nota di ritenere “l’approccio, una risposta appropriata ai rischi al ribasso sulla crescita che sono aumentati a livello globale, ai dati macro più deboli e alle condizioni finanziarie più rigide”.
Gli esperti hanno fatto notare che “il presidente Powell ha affermato che la durata del periodo in cui la Fed sarà paziente dipenderà interamente dai dati economici in arrivo, e che i tassi si trovano al momento in un range che la Commissione considera neutrali. Ancora, i commenti di Powell sul bilancio lasciano intravedere la possibilità che ulteriori riduzioni avverranno più lentamente”.
Di conseguenza, continua Goldman Sachs, “consideriamo dovish sia il comunicato di gennaio che la conferenza stampa, motivo per cui abbiamo ridotto le probabilità di una stretta nel mese di marzo a meno del 5% (rispetto a quella del 10% precedente) e la probabilità di un rialzo nel secondo trimestre al 25% (dal 55% precedente). Ciò taglia le nostre stime sui rialzi dei tassi sui fed funds basate sulla probabilità, per il 2019, da 1,1 a 0,7″.