L’Fmi teme lo spread, Italia rischio globale: da Davos annunciata pesante sforbiciata al Pil
C’è il rischio di una escalation della guerra commerciale Usa-Cina; il problema del rallentamento dell’economia cinese, il cui Pil è già capitolato al minimo in 28 anni, come emerso dai dati della vigilia; c’è anche il rischio di una Hard Brexit. E poi c’è l’Italia, con tutti i rischi che comporta, con la frenata dell’economia e la situazione finanziaria.
Il verdetto dell’Fmi è chiaro: l’Italia rappresenta un rischio globale. Poche ora prima dell’inizio dei lavori di Davos, dove in queste ore si è riunito il gotha della finanza e dell’economia globale, il Fondo monetario internazionale pubblica la versione aggiornata del suo World Economic Outlook.
In realtà il direttore dell’Fmi Christine Lagarde, nonostante i vari tagli agli outlook, non paventa il peggio:
“Significa che una recessione globale è dietro l’angolo? No”, dice la numero uno dell’istituzione di Washington, che fa anche un paragone con lo sci da fondo per cui “è desiderabile avere visibilità, una leggera discesa, stabilità, pochi rischi e pericoli”. Di conseguenza, visto che oggi sciare è diventato più impegnativo, continua Lagarde, le autorità a “si tengano pronte se i rischi dovessero materializzarsi”.
D’altronde, “in Europa continua la suspence sulla Brexit, e il costoso intreccio fra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia rimane una minaccia”, dice senza mezzi termini il responsabile economista dell’Fmi, Gita Gopinath, che parla da Davos. Il riferimento è all’eterno problema del doom loop, l’ abbraccio mortale tra i BTP (e dunque tra lo spread) e le banche italiane.
Così come riporta anche Reuters, il timore di Lagarde & Co. è per uno spread elevato per un periodo di tempo prolungato, “che potrebbe determinare un nuovo deterioramento della fiducia degli investitori, con un impatto potenzialmente negativo sulla stabilità del sistema finanziario globale e, a cascata, sulla crescita”.
La crescita del Pil italiano viene rivista al ribasso da +1% dell’outlook di ottobre a +0,6%. Nell’aggiornamento al World Economic Outlook si legge che il paese è individuato insieme alla Germania come “uno dei fattori la cui frenata a fine 2018 ha fatto rivedere al ribasso le previsioni di crescita per l’Eurozona e comportato un calo dell’euro del 2% fra ottobre e gennaio“.
Il downgrade dell’Fmi colpisce l’intera economia globale, la cui crescita è attesa al ritmo +3,5% per il 2019, in calo rispetto al +3,7% atteso a ottobre e in rallentamento rispetto al +3,7%, anche, del 2018. Se le previsioni del Fondo dovessero avverarsi, la crescita globale sarebbe la più bassa in tre anni. Poche le buone notizie: le stime sulla crescita del Pil della Cina vengono lasciate invariate a +6,2% per il 2019 e 2020. Non vengono toccate neanche quelle sulla crescita del Pil Usa, prevista al +2,5% per il 2019 e al +1,8% per il 2020.
L’Eurozona invece cade vittima della sforbiciata.
Il Fondo Monetario Internazionale taglia l’outlook dell’area euro dal +1,9% atteso a ottobre al +1,6%. ‘Colpa’ proprio dell’Italia, la cui crescita è prevista ora dall’Fmi a +0,6% rispetto al +1% precedente, ma anche della Germania (downgrade pari a -0,6 punti percentuali, a +1,3% nel 2019).