JP Morgan presenta i sette principali rischi sui mercati di fine anno. C’è anche l’Italia
Jp Morgan presenta i sette rischi chiave che, secondo i suoi analisti, aleggeranno sui mercati finanziari nella seconda metà del 2018. Il primo è rappresentato dalla possibilità sempre più concreta che i conflitti commerciali diventino una guerra commerciale con un impatto economico significativo. A tal proposito, vale la pena segnalare che le ultime indiscrezioni sul lancio di restrizioni commerciali contro la Cina da parte dell’amministrazione Trump hanno messo KO ieri sia Wall Street – con il Dow Jones che nei minimi intraday è crollato fino a quasi -500 punti – sia, oggi, la borsa di Shanghai, che è entrata ufficialmente nel mercato orso.
Per avere un’idea delle perdite che il listino ha continuato a soffrire negli ultimi anni basti pensare che, sempre lo Shanghai Composite, viaggia a valori inferiori di ben il 45% rispetto al giugno del 2015, anche se il primato del listino peggiore va allo Shenzen Composite, borsa cinese che ha accusato i cali più forti dall’inizio del 2018, caratterizzata da una forte presenza di titoli tecnologici.
Il secondo rischio è stato individuato da JP Morgan nelle vicende politiche Usa, che diventeranno secondo le previsioni ancora più complicate (indagine di Robert Mueller sul Russia-gate, elezioni al Congresso di metà mandato).
Terzo rischio è che la componente core del tasso di inflazione degli Stati Uniti superi di molto la soglia del 2%, scatenando di conseguenza strette monetarie da parte della Federal Reserve più aggressive di quanto scontato.
Quarto rischio è il possibile caos nel patto che i paesi Opec e non Opec (principalmente la Russia) hanno stretto sull’offerta di petrolio. La riunione di Vienna dello scorso venerdì 22 giugno si è chiusa con una intesa volta ad aumentare l’offerta di petrolio di 1 milione di barili al giorno. Detto questo, il quadro non è chiaro, se si considera anche la nota che Goldman Sachs ha diramato la scorsa domenica che, commentando l’aumento dell’offerta, ha affermato che in ogni caso “l’obiettivo è quello di stabilizzare il mercato, non di creare un surplus”.
Il quinto rischio vede protagonista l’Italia. Il timore è che il governo M5S-Lega ecceda nell’allentare la politica fiscale, aumentando le probabilità che il paese finisca con l’attraversare una crisi nell’accesso ai finanziamenti.
Il sesto rischio ha a che fare con la geopolitica e riguarda i rapporti Usa con la Corea, con l’Iran, la Siria e la Cina, in quest’ultimo caso anche in merito alla questione del Mar cinese meridionale.
Settimo rischio è un rischio di liquidità che, da evento macro poco significativo, potrebbe trasformarsi in una grave crisi finanziaria.