Notizie Notizie Italia Italiani e investimenti: liquidità “indirizzata” verso conti deposito e BTP

Italiani e investimenti: liquidità “indirizzata” verso conti deposito e BTP

22 Luglio 2024 14:47

Investire in BTP o in obbligazioni emesse dalle grandi aziende resta una delle strade preferite in tema di investimenti. Così almeno pensa il 51% del campione analizzato dall’ultima indagine di Moneyfarm, società di consulenza finanziaria indipendente con approccio digitale, secondo cui il 52% degli italiani non ha effettuato alcun investimento negli ultimi quattro anni, lasciando la liquidità infruttuosa, ferma in banca. Percentuale che scende al 20% tra chi possiede un patrimonio superiore a 50.000 euro.

Le preoccupazioni degli italiani legate al reddito fisso

E tra gli investimenti che vanno per la maggiore, il 31% degli investitori dichiara di aver sottoscritto BTP Italia o BTP Valore e oltre la metà dei sottoscrittori di questi strumenti dice di essere stata influenzata dalla massiccia campagna di comunicazione che ne ha accompagnato l’emissione, tanto efficace che solo il 15% degli intervistati dichiara di non aver mai sentito parlare di questi strumenti.

L’indagine rivela però che ben il 75% di chi ha investito lo ha fatto in strumenti obbligazionari, percepiti come “più sicuri” degli strumenti azionari nel 51% dei casi. Ma quali sono le più grandi preoccupazioni legate al reddito fisso?

La prima, dice l’indagine di Moneyfarm, è legata al rischio di mercato: ben il 55% dei rispondenti teme di trovarsi costretto a vendere il titolo prima della scadenza a un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto. Altri rischi oggettivi dell’investimento obbligazionario, come il rischio di insolvenza dell’emittente e la riduzione della competitività della cedola a causa dell’aumento dei tassi, sono in cima alle preoccupazioni solo di una minoranza, rispettivamente del 26% e del 23% del campione di investitori.

Bond sconosciuti per 4 italiani su 5

Tuttavia, solo il 23% degli italiani intervistati conosce le basi del funzionamento di un’obbligazione. Dall’indagine emerge che la stragrande maggioranza dei rispondenti (77%) ignora il meccanismo alla base dell’investimento obbligazionario: 4 investitori su 5 non sanno indicare la risposta corretta alla domanda “Cosa accade al valore di un’obbligazione quando il tasso di interesse fissato dalla BCE scende?”. Nello specifico, a ignorare completamente i rapporti di variazione prezzo-rendimento in relazione alla variazione ufficiale dei tassi è il 31% del campione e a rispondere in modo errato (“Il valore dell’obbligazione resta invariato” o “Il valore dell’obbligazione scende”) il 46%.

Meno della metà degli intervistati conosce la tassazione delle obbligazioni. In materia di tassazione delle plusvalenze derivanti dai titoli obbligazionari, infatti, è solo il 34% del campione a sapere con esattezza l’entità dell’aliquota agevolata applicata al capital gain sui titoli di Stato quali BTP, BOT, CCT e CTZ, pari al 12,5%, e ancora meno (20%) sono coloro che conoscono con precisione l’aliquota effettiva del 26% applicata alle plusvalenze sulle obbligazioni corporate. La dimestichezza con il regime fiscale riservato alle obbligazioni cresce negli investitori “affluent”: tra chi possiede un patrimonio investibile superiore ai 50.000 euro, infatti, la percentuale di chi conosce con esattezza l’entità delle aliquote applicabili al capital gain su titoli di Stato e obbligazioni corporate è pari, rispettivamente, al 55% e al 42%.

Se si guarda al recente passato dei mercati finanziari, il 2022 è stato un anno particolarmente negativo per gli investitori che, però, dalla storia possono trarre delle lezioni importanti. Tuttavia, oltre la metà dei rispondenti dichiara di non sapere cosa sia accaduto né sul fronte azionario né su quello obbligazionario. In particolare, il 54% non sa che in quell’anno il valore dei titoli di Stato in portafoglio è sceso mediamente dell’11%.

“L’Italia resta agli ultimi posti tra i Paesi Ocse per livello di alfabetizzazione finanziaria e questo ha un impatto tangibile sulle abitudini di investimento dei risparmiatori. Una buona parte dell’ingente liquidità parcheggiata sui conti correnti delle famiglie italiane è stata spostata verso conti deposito e obbligazioni, soprattutto governative, strumenti che di per sé presentano caratteristiche molto interessanti, ma che devono essere inseriti nel contesto di una strategia di investimento diversificata e adeguata al profilo di rischio e alle esigenze di ciascuno”, ha commentato Andrea Rocchetti, global head of investment Advisory di Moneyfarm. E bha aggiunto: “Purtroppo – come ci ricorda il rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane e come confermato da questa nostra indagine – ad oggi sono ancora in pochi a conoscere le caratteristiche e soprattutto i rischi dell’investimento in obbligazioni”.