Piazza Affari: i titoli più performanti degli ultimi 10 anni nell’analisi di Equita
“Le eccellenze italiane crescono, ma vanno sostenute”. È questo il messaggio principale della ricerca di Equita dedicata agli “Italian Champions”, ovvero i titoli domestici meglio performanti, che rappresentano delle vere eccellenze nei rispettivi settori. La Sim ha analizzato gli elementi di continuità e quelli di cambiamento rispetto a cinque anni fa, soffermandosi su alcune criticità, come la compressione delle valutazioni e la bassa liquidità delle mid cap. Ecco i punti chiave del report a cura di Domenico Ghilotti, co-head dell’Ufficio studi di Equita.
Gli “Italian Champions” di Piazza Affari nell’ultimo decennio
Sono 40 i titoli italiani con capitalizzazione superiore a € 1 miliardo che hanno sovraperformato il mercato in questi 10 anni, e vanno da Sesa (best performer con un total return del 987%, +27% medio annuo) a Saras (+126% total return o +8.5% medio annuo, leggera sovraperformance rispetto al +125% del mercato). Nella top ten troviamo Alerion Clean Power, Reply, Stellantis, Gruppo Mutuionline, Stm, Amplifon, Recordati, Interpump e Tamburi Investment Partners. Fra le altre, da sottolineare il +224% di Enel e il +172% di Intesa Sanpaolo.
Considerando invece le 10 società italiane con capitalizzazione superiore a € 1 miliardo ma anche con scambi medi giornalieri di almeno € 0,5 milioni, la classifica degli ultimi 10 anni per total return (dal 1 ottobre 2013 al 30 settembre 2023) vede: Sesa, Reply, Stellantis, MOL, STM, Amplifon, Recordati, Interpump, TIP ed ERG.
Le 40 aziende sono ben bilanciate tra large caps (21 titoli del FTSE MIB) e small-mid caps (19 del FTSE MID) e vedono una maggiore concentrazione rispetto al mercato dei settori industriale, utilities, consumer e TMT (Tecnologia, Media e Telecomunicazioni).
I punti in comune con le eccellenze di Piazza Affari del 2018
L’analisi delle caratteristiche delle Italian Champions del decennio 2013-2023 ha mostrato alcuni elementi di continuità e altri elementi di cambiamento rispetto a cinque anni fa.
Oggi come allora le Italian Champion hanno avuto una capacità di sviluppare i ricavi con CAGR vicini al 10%, ampliando i margini. In particolare, i titoli del paniere hanno registrato mediamente una crescita dei ricavi del 9% CAGR e degli utili del 24% CAGR nel decennio, confermando inoltre una forte vocazione all’export, che rappresenta mediamente oltre il 60% dei ricavi.
Le aziende mostrano ancora una capacità di crescita sia organicamente sia attraverso M&A: per 9 società su 10 la capacità di acquisire e integrare aziende rappresenta una parte essenziale dei driver di crescita.
Infine, si conferma una prevalente connotazione imprenditoriale/familiare per le aziende del paniere (8 su 10 hanno come azionista di riferimento l’imprenditore o la famiglia di fondatori).
Le differenze rispetto a 5 anni fa
Oggi le Italian Champions hanno una capitalizzazione mediamente più elevata rispetto al 2018. La market cap media del paniere è pressoché triplicata, da €4 miliardi a circa €12 miliardi, con una presenza di grandi gruppi che erano assenti cinque anni fa (la capitalizzazione più elevata nel 2018 era inferiore a € 10bn contro i € 55bn di oggi). La maggioranza dei titoli (60%) è trattata ora sul FTSE MIB, rispetto al 40% nel 2018.
Le strutture di controllo oggi sono meno rigide, visto che oggi solo nel 30% dei casi l’azionista di riferimento detiene almeno la metà del capitale, percentuale che sale al 50% se guardiamo ai diritti di voto, grazie all’ampia adozione di azioni a voto maggiorato (6 su 10). Nel 2018 le aziende del panel che avevano un azionista di riferimento sopra il 50% del capitale erano il 90% e 100%.
Le società oggi fanno più ampio ricorso al mercato dei capitali di debito (il 60% contro il 20% del 2018) e diversificano maggiormente le fonti di approvvigionamento di credito.
Infine, il portafoglio vede l’ingresso di titoli del settore delle energie rinnovabili (ERG) che non erano presenti nel 2018 e una forte espansione dei titoli legati alla tecnologia (oltre a Reply, che si conferma nel paniere, sono entrate anche Sesa, STM e una fintech come MOL). Interpump e Stellantis hanno preso il posto di altre due industriali come Brembo e IMA. Entra nel panel infine TIP, operatore finanziario da sempre focalizzato in investimenti in titoli di eccellenza.
Le criticità su cui intervenire: liquidità e valutazioni
La liquidità dei titoli rimane ancora un tema critico con livelli di scambi medi giornalieri decisamente limitati rispetto alle capitalizzazioni, anche se migliorati rispetto al 2018: 20bps come media e 18bps come mediana, su valori 12% e 18% superiori a quelli del
2018 (18bps come media e 15bps come mediana), ma comunque modesti. La media del panel vede una liquidità giornaliera nei primi 9 mesi del 2023 di € 35 milioni, un numero però fortemente condizionato dalla Stellantis ed STM che hanno scambi medi giornalieri superiori a € 100 milioni, mentre 6 titoli su 10 del paniere hanno scambiato in questo stesso periodo meno di € 10 milioni al giorno.
È emersa poi una nuova criticità legata alla compressione delle valutazioni delle aziende del panel, sia in valore assoluto che rispetto ai peers internazionali, con un multiplo medio del paniere di 15x P/E rispetto ai 19x del 2018 e con i singoli titoli che trattano per lo più a sconto rispetto ai titoli comparabili internazionali, sconto che non emergeva invece nel 2018.
Equita: “Servono mercati dei capitali efficienti”
Oggi, spiega Equita, le eccellenze italiane non si trovano più solo nelle piccole e medie capitalizzazioni ma sempre più in gruppi di dimensioni rilevanti e con una governance più aperta al mercato. D’altra parte, la compressione delle valutazioni è un segnale di attenzione per la diminuita capacità dei mercati dei capitali domestici di sostenere i propri campioni nazionali.
Oltre allo spirito imprenditoriale e alla propensione alla crescita internazionale, sia organica che inorganica, servono infatti mercati dei capitali efficienti per attrarre le aziende più performanti sul mercato e investitori – giocoforza prevalentemente domestici per le aziende di medio-piccola capitalizzazione – in grado di sostenerne lo sviluppo e la corretta valorizzazione.
Le possibili azioni proposte da Equita per le società quotate vanno dalla creazione di fondi d’investimento e fondi di fondi dedicati alle PMI quotate, a iniziative di rilancio dello strumento dei PIR e dei PIR alternativi, a iniziative di supporto alla ricerca indipendente sulle piccole medie capitalizzazione, a interventi per favorire le IPO e la raccolta di capitali di debito sui mercati.