Notizie Notizie Italia Italia fuori da recessione e tassi BTP 10 anni a minimo in un anno all’asta. Ma analisti rimangono cauti

Italia fuori da recessione e tassi BTP 10 anni a minimo in un anno all’asta. Ma analisti rimangono cauti

30 Aprile 2019 14:52

La buona notizia è che l’Italia è uscita dalla recessione tecnica, in cui era scivolata alla fine dello scorso anno. La cattiva notizia è che, come hanno fatto notare diversi economisti, una crescita economica al ritmo del +0,2% su base trimestrale e del +0,1% su base annua non può essere certo una ragione per brindare alla ripresa. Tanto più che, se consideriamo l’Eurozona intera, qui il tasso di crescita su base annua è stato dell’1,2%, a fronte del +1,5% dell’Unione europea. Andando a vedere poi gli altri paesi, la Francia ha fatto +0,3% su base trimestrale e +1,1% su base annua.

Oggi l’Italia è stata protagonista non solo per il Pil che ha confermato l’uscita della sua economia dalla recessione; attenzione infatti anche ai buoni risultati dell’asta indetta dal Tesoro, che ha avuto per oggetto i BTP con scadenza a 5 e 10 anni e i CCTeu, per un importo complessivo di 6,5 miliardi.

Collocati, per la precisione, 2,5 miliardi di euro del BTP a 5 anni (range era 2,5-3 mld) con la domanda che ha superato i 3,8 miliardi e il rapporto di copertura pari a 1,52 rispetto a quello di 1,31 di un mese fa quando però l’ammontare allocato era stato decisamente superiore (3,75 mld). Il Btp a 5 anni è stato allocato al rendimento dell’1,72%, in allargamento di 1 pb rispetto a quello di assegnazione di un mese fa. 

Il Tesoro ha emesso anche il Btp a 10 anni con scadenza agosto 2029 per 3 mld (range era 2,5-3 mld) al tasso medio del 2,59% (in calo di 2 pb). Domanda stabile rispetto a quella dell’asta di marzo con rapporto di copertura di 1,39 dall’1,4 precedente. Focus infine anche sui risultati dell’asta di CCT EU.

I risultati positivi dell’asta (in particolare i tassi sul BTP decennale offerto con l’asta sono scesi al minimo in un anno), uniti alla diffusione delle stime preliminari sul Pil del primo trimestre da parte dell’Istat, hanno fatto da assist ai bond italiani che, come riporta Bloomberg, hanno ridotto le perdite. La conseguenza è che lo spread BTP-Bund a 10 anni si è indebolito di 4 punti base a quota 254 a fronte di tassi decennali che, sul secondario, sono scesi al 2,58%.

Bassi i volumi sul mercato dei titoli di stato europei. Intervistata da Reuters Pooja Kumra, strategist dei tassi presso TD Securities, ha giustificato i livelli risicati dei volumi con il fatto che domani 1° maggio, in occasione della Festa del Lavoro, la maggior parte delle borse europee rimarrà chiusa.

LA NOTA DI BARCLAYS SUL PIL ITALIANO

Occhio intanto alla nota sul dato relativo al Pil italiano diramata dagli analisti di Barclays:

“La crescita italiana ha sorpreso al rialzo nel primo trimestre (dell’anno) – si legge- Il Pil reale è cresciuto dello 0,2% su base trimestrale, meglio delle nostre stime (variazione pari a zero) e del consensus di Bloomberg (+0,1%). Da notare che il contributo della domanda interna (incluse le scorte) è stato negativo, mentre il sostegno arrivato dalla domanda estera è stato positivo. In questa fase preliminare, non sappiamo cosa abbia indebolito la domanda interna e, di conseguenza, suggeriamo di non estrapolare troppo dal dato odierno. Il dato finale (che sarà reso noto dall’Istat il prossimo 31 maggio) sarà cruciale nel dare un’idea della resilienza dell’economia italiana”.

“A seconda delle dinamiche relative alla domanda interna – scrivono ancora gli analisti di Barclays – il numero di oggi potrebbe suggerire rischi al rialzo sulla nostra previsione di crescita piatta per il 2019, soprattutto se emergerà che la ripresa del primo trimestre sarà dovuta ai consumi privati e agli investimenti. Allo stesso tempo però, il dato potrebbe lasciar pensare che la crescita potrebbe anche non accelerare da qui (e anzi deteriorarsi), nel caso in cui i numeri finali del primo trimestre dovessero rivelare che il contributo della domanda interna è stato negativo, nonostante il recupero delle scorte, e dunque mettere in rilievo un rallentamento dei consumi privati e degli investimenti rispetto al quarto trimestre”.

Cautela sulla ripresa del Pil italiano anche da parte di Nicola Nobile di Oxford Economics, che in un tweet ricorda come, in ogni caso, l’Italia rimanga ancora ben al di dietro di altri paesi dell’Eurozona.

ECONOMISTA ALBERTO BISIN: SPREAD SPARITO DA DIBATTITO ECONOMICO

Sul fattore spread, che oggi è in rallentamento e che comunque ha tirato un sospiro di sollievo a seguito del nulla di fatto di Standard & Poor’s, che ha mantenuto invariato il rating sull’Italia, confermando l’outlook negativo, attenzione al commento pubblicato nell’edizione di ieri di Affari & Finanza da Alberto Bisin, economista e editorialista per La Repubblica.

Bisin ha fatto notare che “lo spread è sparito dal dibattito economico in Italia”, visto che, praticamente, “non se ne parla più”. Segno che la situazione finanziaria dell’Italia sia migliorata? Non proprio.

“Non è proprio così – ha scritto Bisin – Se è vero che da inizio anno non ci sono state particolari fiammate dello spread, è anche vero che l’Italia non è riuscita a riconquistare fiducia nei mercati finanziari e quindi a ridurre il differenziale come altri paesi in Europa. La Spagna e il Portogallo, che pure hanno minore necessità di ridurre i rendimenti perché in condizioni finanziarie migliori, hanno continuato a guadagnare punti: da 160 a 120 il primo e da 130 a 110 la seconda. Anche la Grecia il cui governo continua a guadagnare reputazione in termini di responsabilità, passa da 420 a 320. L’Italia invece ha uno spread relativamente costante da inizio anno, a 270 punti. Peggio di noi (guarda caso) solo l’Ungheria”.

Bisin continua, ricordando come le previsioni di febbraio della Commissione europea abbiano dato una crescita del Pil per l’Italia dello 0,2% (la più bassa dell’Europa a 28 paesi), mentre Germania e Francia sono sopra l’1%, il Portogallo e l’Olanda all’1,7%, la Grecia al 2,2%. “L’Irlanda è così lontana, sopra al 4%, che non la vediamo nemmeno”.

Perchè l’Italia continua a crescere così poco?

“L’Italia è un paese largamente indebitato la cui produttività non cresce da decenni, per ragioni strutturali e a causa di una lunga storia di politiche economiche efficienti – ha spiegato Alberto Bisin –  In questo contesto, l’accelerazione nella politica economica assistenziale impostata dal governo è semplicemente suicida: non ha effetti significativi sulla domanda aggregata perché i vincoli finanziari non permettono interventi di dimensioni limitate, ma al contempo dimostra una irresponsabilità politica che produce un’enorme incertezza riguardo a come il paese affronterà una sempre più probabile crisi finanziaria”.

“E nulla – ha ricordato l’economista – azzoppa l’economia come l’incertezza. Aumenteranno le tasse? Usciremo dall’Euro, inflazionando il debito? Passeremo attraverso una stagione di austerità tipo la Grecia? Chi potrebbe mai investire in queste condizioni, senza sapere di che morte morirà il paese? Sembra una situazione di stallo in attesa della tempesta”.

E le prospettive non sono sicuramente positive, nonostante il governo M5S-Lega, i cui esponenti sono alle prese con la campagna elettorale in vista delle elezioni europee di fine maggio, faccia finta che lo spread non esista più come problema.

Si favoleggia di una presa populista dell’Europa, senza specifici piani e progetti oltre che un bel ‘vaffa’ a Juncker e Moscovici. Il paese non potrà però che tornare alla triste realtà economica, al più tardi dopo l’estate. Che sia con questo governo o con un altro, in un’Europa più o meno populista, con un falco della Bundesbank o un francese al posto di Draghi alla Bce, il paese dovrà vedere i suoi nodi economici venire al pettine. E lo farà senza un progetto per affrontarli che non comporti chiedere aiuto all’Unione europea, minacciando di uscire dall’Euro e monetizzare il monetizzabile. Buona fortuna”, ha concluso Alberto Bisin.