Italia, debito pubblico verso nuovi record: le stime di Mazziero e l’effetto sui Btp
Con il giudizio di Scope sul rating italiano si è conclusa la sessione di esami dell’Italia con le agenzie di rating. Il superamento dei test è senza dubbio un elemento positivo, che ha agevolato la recente discesa dei rendimenti dei Btp e dello spread con il Bund.
Questo però non deve distogliere l’attenzione dalle sfide che il nostro Paese dovrà affrontare, rimarcati dalle stesse agenzie. Tra i problemi strutturali spicca il mastodontico debito pubblico che non accenna a diminuire, ma anzi sembra ancora destinato a crescere nei prossimi mesi, secondo le stime aggiornate di Mazziero Research fino a giugno 2024.
Vediamo dunque come un maggior debito pubblico può influenzare la percezione dell’Italia sui mercati finanziari e condizionare i movimenti di Btp e spread.
Giudizi stabili sull’Italia dalle agenzie rating
Scope ha confermato il rating italiano a BBB+ con outlook stabile, grazie soprattutto al “sostegno dell’architettura istituzionale europea, alla dimensione e diversificazione dell’economia italiana, alla struttura favorevole del debito pubblico e alla stabilità politica del Paese”.
Il giudizio di Scope chiude così la tornata di valutazioni sul merito creditizio dell’Italia, che ha registrato conferme da parte di Standard & Poor’s, Fitch (entrambe BBB con outlook stabile) e soprattutto Moody’s, che ha ribadito il rating Baa3.
“Il bilancio dell’anno mostra la stabilità delle valutazioni, con un passaggio da negativo a stabile dell’outlook da parte di Moody’s: l’agenzia più critica verso l’Italia si mantiene a un solo gradino dalla soglia dei titoli spazzatura, ma per ora sembra soprassedere a un declassamento”, commenta Mazziero Research.
Mazziero: debito pubblico oltre 2.900 miliardi a giugno 2024
A settembre il debito pubblico italiano si è attestato a 2.844 miliardi di euro, pressoché stabile rispetto ai 2.841 miliardi di agosto.
Per il mese di ottobre, Mazziero Research prevede un ulteriore rialzo a 2.860 miliardi, nuovo record storico, prima della ricorrente riduzione nei mesi di novembre e dicembre che dovrebbe far scendere il debito pubblico in una zona compresa tra 2.832 e 2.852 miliardi. Nel Documento di economia e finanza (DEF) il Governo stima un debito a fine anno a 2.870 miliardi. Il dato ufficiale di ottobre verrà pubblicato il 15 dicembre 2023.
Da gennaio si ritornerà a crescere per superare a giugno 2024 i 2.900 miliardi, come mostra il seguente grafico che presenta con una linea rossa i dati ufficiali pubblicati da Banca d’Italia, e prosegue in grigio con i valori stimati dalla Mazziero Research.
L’impatto sui conti pubblici da calo inflazione e tassi elevati
Un aumento del debito pubblico allontanerebbe ulteriormente l’Italia dal rispetto dei parametri fiscali europei e peggiorerebbe la percezione del rischio paese da parte degli investitori internazionali e delle stesse agenzie di rating. Questo potrebbe portare in futuro a possibili downgrade e attacchi speculativi sui titoli di Stato del nostro Paese, con un potenziale nuovo aumento dei rendimenti dei Btp e dello spread.
Il tutto, in un contesto di inflazione in calo e di tassi di interesse ancora elevati. “Sebbene anche lo Stato, quando acquista beni o servizi, si trovi nelle stesse condizioni del consumatore traendone beneficio, un ribasso dell’inflazione penalizza il calcolo del Pil in termini reali (comprensivo dell’inflazione) che viene utilizzato nel rapporto debito/Pil”, precisa Mazziero Research, che stima un Pil in crescita dello 0,7% nel 2023 e dello 0,5% nel 2024.
“Un Pil reale inferiore farà diminuire di meno quel rapporto, con il risultato di un debito/PIL più alto. Le stime del Governo risulteranno più ottimistiche della realtà e più criticabili dalla Commissione Europea nell’esame dei nostri conti pubblici.”
Inoltre, “se la Bce manterrà i tassi elevati per diverso tempo, ci troveremo nella condizione in cui pagheremo alti rendimenti sui titoli di Stato a fronte di un livello di inflazione più basso. Il rendimento reale (al netto dell’inflazione) sarà così maggiore e il debito statale subirà una minore diluizione dovuta all’aumento del costo della vita.”
Possibili tensioni su Btp e spread
L’aumento del debito e il mantenimento dei rendimenti su livelli elevati nel 2024 potrebbero determinare elevati oneri finanziari, che andranno a gravare sulle casse dello Stato. Il rinnovo del debito in scadenza con tassi più elevati, infatti, “costituisce una sfida e nel contempo una criticità sulle condizioni di spesa per interessi che ci porteremo avanti negli anni”, come sottolineato da Mazziero ad ottobre.
Il tutto, in un momento in cui la Bce è pronta a ridurre ulteriormente gli acquisti di Btp, con la possibile interruzione anticipata dei reinvestimenti del piano Pepp. Questo implica che l’eventuale quota di titoli non più acquistati dall’Eurotower dovrà essere piazzata verso altri investitori, con possibili effetti sui rendimenti.
Il peggioramento dei conti pubblici e il mancato rispetto dei parametri sul debito fissati dall’Europa metterebbero in discussione anche l’eventuale utilizzo dello scudo anti-spread TPI della Bce, scoprendo maggiormente il fianco alle speculazioni dei mercati finanziari.
Nel frattempo, l’asta di fine novembre dei Btp decennali si è chiusa con rendimenti al 4,17%, in picchiata rispetto al 4,76% di ottobre. Ecco l’andamento dei primi dieci mesi dell’anno nel grafico di Mazziero Research.