Ira di Trump contro General Motors: minaccia ritiro di tutti i sussidi dopo annuncio chiusura impianti e tagli
La furia di Donald Trump si abbatte non solo contro il comparto automobilistico mondiale, come sembra emergere dalle ultime indiscrezioni sull’intenzione dell’amministrazione di imporre nuovi dazi, ma anche contro il simbolo del settore negli Stati Uniti: GM, alias General Motors.
Con uno dei suoi ben noti tweet infuocati, Trump ieri si è scagliato contro il colosso di Detroit: “Sono molto deluso di General Motors e del suo CEO, Mary Barra, per la chiusura degli impianti in Ohio, Michigan e Maryland. Non hanno deciso invece di chiudere niente in Messico e Cina. Gli Stati Uniti hanno salvato General Motors, e questi sono i ringraziamenti che riceviamo! A questo punto cercheremo di tagliare tutti i sussidi erogati a favore di GM, inclusi quelli per le auto elettriche. General Motors ha fatto una grande scommessa in Cina anni fa, quando ha deciso di costruire lì alcune fabbriche (così come in Messico). Ma non pensi che quella scommessa pagherà. Io sono qui per proteggere i dipendenti americani!”.
Very disappointed with General Motors and their CEO, Mary Barra, for closing plants in Ohio, Michigan and Maryland. Nothing being closed in Mexico & China. The U.S. saved General Motors, and this is the THANKS we get! We are now looking at cutting all @GM subsidies, including….
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) November 27, 2018
La rabbia di Trump si spiega con la decisione del gigante dell’auto di tagliare la produzione in diversi impianti e di licenziare più di 14.000 dipendenti.
Immediata la reazione del titolo GM alle dichiarazioni del presidente americano: l’azione ha perso oltre -3% nelle contrattazioni di Wall Street, riportando la sessione peggiore in un mese.
In un comunicato, l’azienda ha detto di essere “impegnata a mantenere una forte presenza manifatturiera negli Stati Uniti”, e ha aggiunto anche che “molti dei lavoratori americani che saranno colpiti dalla chiusura degli impianti avranno l’opportunità di trasferirsi in altri impianti”.
“Apprezziamo – prosegue la nota di GM – le decisioni che questa amministrazione ha preso a favore del settore, al fine di migliorare la competitività complessiva dell’industria manifatturiera americana”. General Motors non ha fatto però nessun riferimento alla minaccia di Trump di revocare i sussidi.
Dal canto suo, Trump non starà sicuramente a guardare, senza far nulla, la chiusura degli impianti del gigante dell’auto: il suo obiettivo -che rientra alla fine nella guerra commerciale che ha lanciato contro la Cina ma anche contro tutti i paesi che percepisce come minacce per l’industria americana – è quello di preservare l’occupazione negli Stati Uniti.
Non per niente, nel tweet è evidente l’accusa mossa a GM, che ha scelto posti come Cina e Messico per spostare parte della sua produzione.
“E’ dannatamente meglio che aprano un nuovo impianto (in Ohio) molto velocemente”, ha detto Trump al Wall Street Journal, commentando la decisione presa da GM, a cui ha lanciato anche un attenti: “state scherzando con la persona sbagliata”.
E intanto tremano i colossi dell’auto globale dopo che, nelle ultime ore, la rivista economica tedesca WirtschaftsWoche ha riportato alcuni rumor secondo i quali il presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrebbe imporre tariffe sulle auto importate già la settimana prossima dopo la riunione del G20 a Buenos Aires.
Trump è sempre più determinato ad andare dritto per la sua strada. Sui mercati, i timori sono stati rinfocolati dalle sue ultime dichiarazioni, secondo cui è “altamente improbabile” che l’amministrazione Usa decida di posticipare l’aumento dei dazi doganali su prodotti cinesi per un valore di $200 miliardi, fissato per il prossimo 1° gennaio, anche se nelle ultime ore la speranza che almeno con la Cina si trovi un compromesso che eviti l’escalation delle tensioni è arrivata con i commenti del numero uno del Consiglio economico nazionale, Larry Kudlow.