Ipotesi Atlantia senza Autostrade sul tavolo? Oggi cda straordinario mentre circolano anche rumor intervento CdP
Oggi un altro appuntamento cruciale per la famiglia Benetton. Dopo il cda di Autostrade, che si è tenuto nella giornata di ieri, è il giorno del cda straordinario di Atlantia, che considererà le mosse da adottare nello scontro contro il governo, pronto a revocare la concessione alla sua controllata. Nel cda straordinario verranno valutate anche alcune opzioni, tra cui quella riportata da Il Sole 24 Ore e al vaglio di diverse banche d’affari. Si tratta di un dossier riservato, che porta il nome di Atlantia Minor. Uno scenario che il quotidiano ammette essere estremo: ma è anche vero che il governo M5S-Lega non sembra certo avere l’intenzione di concedere sconti.
In questo scenario, Atlantia rimarrebbe orfana di tutta o di una parte di Autostrade, la sua miniera d’oro in termini di ricavi e di dividendi. Ma per la holding che fa capo ai Benetton non sarebbe la fine. La società potrebbe rimanere infatti solida. E questo perchè, a fronte del calo dei ricavi ci sarebbe anche un calo rilevante dei debiti. A Piazza Affari, il titolo Atlantia è piatto, oscillando attorno alla parità, a 18,91 euro.
Scrive Il Sole 24 Ore:
“Da un fatturato di 6 miliardi, Atlantia dimagrirebbe a 2,5 miliardi, con una reddività di 1,2. E il forziere dei dividendi, 1,8 miliardi quelli che le varie province dell’impero hanno pagato l’anno scorso alla casa madre, si esaurirebbe. Ma la perdita sarebbe compensata dallo sgravio del pesante fardello del debito: oggi Atlantia ha un’esposizione netta di 10,5 miliardi, ma il grosso, 8 miliardi, è caricato proprio su Autostrade”.
Insomma, un’Atlantia Minor farebbe ovviamente meno ricavi e sarebbe caratterizzata, anche, da meno margini e meno dividendi: ma si libererebbe anche di gran parte dei debiti, conservando tra l’altro importanti asset, come gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, e di Nizza in Francia, oltre – prosegue il quotidiano, le autostrade all’estero (in Polonia, Brasile e Cile); il Telepass, la società di costruzioni Pavimental e, oltre all’Eurolink il matrimonio con Abertis, puntualizza Il Sole, aggiungendo che le Autostrade spagnole porterebbero il gruppo ad avere 11.000 chilometri in concessione (molti di più dei 3.000 che Atlantia perderebbe”.
Bloomberg e Reuters hanno riportato nelle ultime ore altre indiscrezioni, secondo cui Cassa depositi e prestiti potrebbe decidere di entrare in Autostrade. I rumor per ora sono stati smentiti da una fonte anonima del Mef, che a Reuters ha detto che al ministero del Tesoro, che controlla il Cdp per oltre l’80%, non risulta che l’ipotesi di un ingresso della Cassa in Autostrade per l’Italia “sia mai stata valutata”.
Ma nuovi rumor sull’opzione continuano a circolare. Repubblica scrive che uno scenario del genere sarebbe caldeggiato dal M5S, ma non riceverebbe l’approvazione del ministro dell’economia Giovanni Tria, mentre il Corriere considera, guardando alla possibile nazionalizzazione di Autostrade, l’intervento di Anas-Ferrovie, o l’ingresso ancora di Cassa depositi e prestiti attraverso fondi strutturali come F21.
Il Messaggero poi anticipa che “Fabrizio Palermo, amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti, sbarcherà domani a Genova per incontrare il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Ma il numero uno della Cdp non sarà l’unico manager a far visita al governatore. Anche Giuseppe Bono, capo azienda di Fincantieri, e i vertici di Ansaldo Energia, guidati dall’amministratore delegato Giuseppe Zampini, sono attesi da Toti. Due colossi, il primo della cantieristica e il secondo dell’energia, legati storicamente alla città di Genova. Fincantieri, anche se in parte privatizzata e quotata in Borsa, è ancora controllata dallo Stato attraverso Fintecna, mentre Ansaldo – che fa capo per il 60% circa alla Cdp e per il 40% ai cinesi di Shanghai Electric – possiede uno stabilimento proprio nella zona rossa, quella devastata dal crollo del ponte Morandi”.
Il quotidiano parla di “un pressing quotidiano – ieri è stato acceso un faro del governo anche sui conti della concessionaria – che sembra avere lo scopo di costringere la famiglia Benetton quantomeno a fare spazio a un soggetto facente capo allo Stato nell’azionariato della società. Ed è in questo scenario che è spuntata l’ipotesi di un intervento della Cassa depositi e prestiti, attraverso il Fondo Infrastrutture, nel capitale di Autostrade con una quota di controllo”.