Intesa, Unicredit e Banco BPM regine per market cap: a far da traino utili e prospettive
Italia batte Europa, Regno Unito e Stati Uniti, almeno in campo bancario. E più precisamente in termini di crescita della capitalizzazione. Dal 2021 al 2023 i primi tre grandi istituti di credito italiani, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco BPM, hanno messo a segno un forte incremento della capitalizzazione di mercato pari al +25%, rispetto alle corrispettive britanniche (-0,2%, HSBC, Barclays, Lloyds Bank), tedesche (-0,5%, Deutsche Bank, Commerzbank, DZ Bank), francesi (-7,6%, BNP Paribas, Crédit Agricole, Societe Generale) e statunitensi (-11,3%, J.P. Morgan, Bank of America, Citigroup).
Così emerge da una ricerca di Excellence Consulting, intitolata “Determinanti della market capitalization nel settore bancario internazionale” che analizza la capitalizzazione delle principali banche europee e anglosassoni alla luce delle dinamiche dei tassi.
Market cap: italiane in testa, dietro le spagnole
A trainare la performance delle italiane ha contribuito l’incremento degli utili (per 15,6 p.p.) ma anche la ripresa delle aspettative (per 9,4 p.p.), come sostiene la ricerca della società di consulenza milanese. E se le italiane mettono a segno una forte performance, fanno meglio anche le spagnole (+30,1%, Santander, BBVA, CaixaBank).
Le prime tre banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco BPM) dal 2021 al 2023 vedono lievitare gli utili (da 6,3 a 18,5 mld euro, +194%). Per quanto riguarda le straniere, sempre dal 2021 al 2023, gli utili delle britanniche (HSBC, Barclays, Lloyds Bank) e delle tedesche (Deutsche Bank, Commerzbank, DZ Bank) salgono rispettivamente da 32,2 a 40,4 mld sterline (+25%) e da 5,5 a 9,5 mld euro (+72%).
Si riducono invece gli utili delle francesi (BNP Paribas, Crédit Agricole, Societe Generale) e delle statunitensi (J.P. Morgan, Bank of America, Citigroup), rispettivamente da 21,0 a 19,8 mld euro (-6%) e da 102,3 a 84,1 mld dollari (-18%). Col segno più l’utile delle spagnole (Santander, BBVA, CaixaBank): da 18,0 a 23,9 mld euro (+33%).
Banche: cresce la reddittività grazie ai tassi
Il report si sofferma anche sull’analisi delle dinamiche dei tassi, rimasti su livelli molto bassi fino al 2022 (con il tasso di rifinanziamento principale dal marzo 2016 pari a zero), poi risaliti vertiginosamente dal luglio 2022 per frenare l’inflazione e tuttora su alte quote (4,25% a giugno 2024).
Anche i tassi americani, dicono gli esperti di Excellence Consulting, hanno seguito un andamento simile: dopo essersi attestati su livelli bassissimi per un lungo periodo (0,25% tasso dei fondi federali dal dicembre 2008 al dicembre 2015), si sono leggermente normalizzati tra il 2016 e il 2020, per poi alzarsi rapidamente da 0,25% del marzo 2022 fino al 5,50% di giugno 2024.
Tale dilatazione dei tassi, continuano gli analisti, ha generato una maggiore reddittività delle banche, soprattutto laddove le stesse hanno incrementato il margine di interesse.