Notizie Notizie Italia Intesa SanPaolo +4%, brinda in borsa dopo affare banche venete. Tutti i numeri dell’acquisto per 1 euro

Intesa SanPaolo +4%, brinda in borsa dopo affare banche venete. Tutti i numeri dell’acquisto per 1 euro

26 Giugno 2017 11:08

Niente bail-in per le due banche venete. Piuttosto, una liquidazione coatta amministrativa che ricade nell’ambito della normativa italiana, come stabilisce l’articolo 6 della Comunicazione della Commissione europea sugli aiuti di Stato in ambito bancario del 2013.

Il processo di liquidazione sarà gestito dai commissari di Bankitalia, in base a quanto statuito dall’articolo 80 e seguenti del Testo Unico Bancario.

L’operazione piace al mercato. Il titolo Intesa SanPaolo corre sull’indice Ftse Mib già dai primi minuti della sessione, salendo del 4% circa.

D’altronde, stando ai termini dell’acquisizione delle due banche venete stabiliti dal decreto, Intesa SanPaolo rileverà al prezzo simbolico di 1 euro gli asset sani di Veneto Banca e Popolare di Vicenza.

La banca italiana ha diramato un comunicato in cui conferma che, con il via libera unanime del cda, ha firmato con i commissari liquidatori di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca “il contratto di acquisto, al prezzo simbolico di un euro, di certe attività e passività e certi rapporti giuridici facenti capo alle due banche”.

L’acquisto “riguarda un perimetro segregato che esclude i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili e esposizioni scadute), le obbligazioni subordinate emesse, nonchè partecipazioni e altri rapporti giuridici considerati non funzionali all’acquisizione”.

A titolo di ristoro per i piccoli risparmiatori detentori di obbligazioni subordinate emesse dalle due banche, “Intesa Sanpaolo stanzierà complessivamente 60 milioni, che includono un importo come proprio intervento in aggiunta alla quota parte prevista del contributo del sistema bancario”.

“Il perimetro oggetto di acquisto include, oltre alle attività e passività selezionate di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca, anche il contributo delle partecipazioni in Banca Apulia e Banca Nuova, in Sec Servizi, in Servizi Bancari e, subordinatamente all’ottenimento delle relative autorizzazioni, nelle banche con sede in Moldavia, Croazia e Albania, e riguarda in particolare: crediti in bonis diversi da quelli ad alto rischio per circa 26,1 miliardi; attività finanziarie per circa 8,9 miliardi; attività fiscali per circa 1,9 miliardi; debiti verso clientela per circa 25,8 miliardi, obbligazioni senior per circa 11,8 miliardi, raccolta indiretta per circa 23 miliardi, di cui circa 10,4 miliardi di risparmio gestito; circa 900 sportelli in Italia e circa 60 all’estero, inclusa la rete di filiali in Romania; circa 9.960 persone in Italia e circa 880 all’estero”.

“Il perimetro oggetto di acquisto comprende anche crediti in bonis ad alto rischio per circa 4 miliardi, con diritto di Intesa Sanpaolo di retrocessione nel caso di rilevazione, nel periodo fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2020, dei presupposti per classificarli come sofferenze o inadempienze probabili”.

Ma a tal proposito è necessario fare una precisazione, in quanto garanzie su questi crediti in bonis ad alto rischio arrivano dallo Stato.  

Nel senso che, oltre ai 5,2 miliardi erogati a Intesa SanPaolo – è questo il costo ufficiale dello Stato nel salvataggio delle due banche venete, in base a quanto stabilito dal decreto –  lo stesso ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha reso noto che lo Stato mette a disposizione in teoria per l’intera operazione un “ammontare complessivo massimo che più o meno è di 12 miliardi aggiuntivi”.

 

I contributi da parte dello Stato a Intesa SanPaolo vengono spiegati nel comunicato:

“nella cornice del decreto legge e dei decreti ministeriali emanati in relazione all’operazione, ( tali contributi) garantiscono la totale neutralità dell’acquisizione rispetto al Common equity tier 1 ratio e alla dividend policy del gruppo Intesa Sanpaolo, prevedendo in particolare: un contributo pubblico cash a copertura degli impatti sui coefficienti patrimoniali, tale da determinare un Common equity tier 1 ratio phased-in pari al 12,5% rispetto alle attività ponderate per il rischio (Rwa) acquistate. Il contributo, contabilizzato come apporto al conto economico, è pari a 3,5 miliardi non sottoposti a tassazione“.

C’è poi “un ulteriore contributo pubblico cash a copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione connessi all’acquisizione, che riguardano tra gli altri la chiusura di circa 600 filiali e l’applicazione del Fondo di solidarietà in relazione all’uscita, su base volontaria, di circa 3.900 persone del gruppo risultante dall’acquisizione, nonchè altre misure a salvaguardia dei posti di lavoro quali il ricorso alla mobilità territoriale e iniziative di formazione per la riqualificazione delle persone”.

Il contributo, “anch’esso contabilizzato come apporto al conto economico, è pari a 1,285 miliardi non sottoposti a tassazione. Tale importo sarà accantonato in un apposito fondo, tenuto conto degli effetti fiscali correlati all’utilizzo, e risulterà quindi neutrale per l’utile netto dell’esercizio”.

Ci sono anche “garanzie pubbliche, per un importo corrispondente a 1,5 miliardi dopo le imposte, volte alla sterilizzazione di rischi, obblighi e impegni che coinvolgessero Intesa Sanpaolo per fatti antecedenti la cessione o relativi a cespiti e rapporti non compresi nelle attività e passività trasferite. Resta fermo che le banche in liquidazione coatta amministrativa risponderanno dei danni derivanti dal contenzioso pregresso nonchè da quello relativo alla disciplina sull’acquisto di azioni proprie o sui servizi di investimento, ivi compreso quello promosso da soggetti che abbiano aderito, non abbiano aderito ovvero siano stati esclusi dalle cosiddette offerte transattive e dagli incentivi welfare”.

Previste anche imposte “differite attive delle banche acquisite pienamente usufruibili da Intesa Sanpaolo e il diritto per Intesa Sanpaolo di modificare il perimetro dell’operazione dopo la data di esecuzione ove necessario al fine di ottenere le incondizionate approvazioni antitrust”.

Il contratto, conclude la banca, “include una clausola risolutiva, che prevede l’inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche in liquidazione coatta amministrativa del perimetro oggetto di acquisizione, in particolare nel caso in cui il decreto legge non fosse convertito in legge, ovvero fosse convertito con modifiche o integrazioni tali da rendere più onerosa per Intesa Sanpaolo l’operazione, e non fosse pienamente in vigore entro i termini di legge”.

Riguardo alle banche venete, il dossier dunque non si è chiuso con un bail-in, che avrebbe azzerato, tra gli altri, i detentori delle obbligazioni senior e i correntisti con depositi per un valore superiore a 100.000 euro.

La soluzione, al termine di trattative serrate, è stata trovata. Liquidazione coatta amministrativa, ovvero quanto emerso nei rumor degli ultimi giorni, che prevede la creazione di una good bank – asset sani che andranno a Intesa SanPaolo al prezzo simbolico di 1 euro – e bad bank, contenitore di asset non performanti, crediti deteriorati e anche crediti in bonis ma ad alto rischio.

Definitamente allontanato lo spettro del bail-in, al costo da parte dello Stato italiano di 5,2 miliardi di euro, che può salire in via teorica fino a 17 miliardi.  Padoan rende noto che la cifra ufficiale “sarà di circa 5 miliardi”, una cifra “che non impatterà sull’indebitamento”. 

Il decreto ha ricevuto il via libera dell’Unione europea, che ha dato l’autorizzazione a quello che l’Italia considera un “aiuto di Stato necessario a evitare turbolenze economiche nel Veneto”, stando alle parole della Commissaria alla Concorrenza Ue Margrethe Vestager.

Il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha spiegato, nel sottolineare l’esigenza di dividere le due banche Veneto Banca e Popolare di Vicenza in good bank e bad bank, che la scelta “non aveva alternative, solo lo spezzatino”.

E ha continuato affermando che “la banca buona va a Intesa SanPaolo, in base a “un processo di offerta trasparente e aperto”.

In una nota, Bankitalia ha poi tentato di smorzare i timori dei clienti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza.

Si tratta infatti di un intervento, spiega il comunicato, che “assicura la tutela di tutti i risparmiatori e dei creditori senior” e che prevede  “misure di ristoro per titolari di strumenti finanziari subordinati retail”.

Bankitalia ribadisce anche che gli uffici e gli sportelli dei due istituti continueranno a essere operativi, con la differenza che ora faranno capo a Intesa SanPaolo.

Sono stati resi noti i nomi dei commissari di Bankitalia che dovranno disciplinare la liquidazione coatta amministrativa, e viene certificata la cessione degli asset ‘buoni’ a Intesa SanPaolo:

“I commissari liquidatori della Veneto Banca Spa e della Banca Popolare di Vicenza Spa in liquidazione coatta amministrativa hanno ceduto a Banca Intesa Sanpaolo le attività e passività costituenti un ramo d’azienda bancaria delle due banche in liquidazione”. Dal perimetro della cessione “sono esclusi i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute) e ulteriori attività e passività delle banche in liquidazione, come specificate nel contratto di cessione. Sono altresì esclusi i diritti degli azionisti, gli strumenti di capitale (computabili e non nei fondi propri) e le passività subordinate”.

Ancora, prosegue Bankitalia, “il cessionario succede, senza soluzione di continuità, alle banche in liquidazione coatta amministrativa nei diritti, nelle attività, nelle passività, nei rapporti, nei privilegi e nelle garanzie, nonché nei giudizi, oggetto di cessione, secondo quanto previsto nell’offerta dallo stesso formulata e oggetto di accettazione da parte dei commissari liquidatori delle Banche medesime”.

Tra i commissari spicca il nome di Fabrizio Viola, ex numero uno di Mps poi diventato AD di Popolare di Vicenza. Altri commissari nominati da Bankitalia per gestire la crisi sono per Popolare di Vicenza Claudio Ferrario, Giustino Di Cecco e Fabrizio Viola.  Per Veneto Banca i commissari sono ancora Viola, Alessandro Leproux e Giuliana Scognamiglio.