Notizie Notizie Italia Intelligenza Artificiale: rivoluzione del business nei prossimi cinque anni ma poche le aziende che la implementano

Intelligenza Artificiale: rivoluzione del business nei prossimi cinque anni ma poche le aziende che la implementano

27 Maggio 2019 17:02

La maggior parte dei CEO italiani (73%) considera l’Intelligenza Artificiale un fattore che rivoluzionerà la gestione del business. Questo quanto emerge dal dibattito organizzato oggi Comitato Leonardo, in collaborazione con PwC e Agenzia ICE, presso la Sala Pirelli di Agenzia ICE a Milano. Il dibattito ha preso il via dalle evidenze dello studio di PwC “Annual Global CEO Survey” – presentata in occasione del World Economic Forum di Davos a gennaio – con un focus sulle priorità emerse dal panel di oltre 100 imprese italiane, tra le quali le aziende del Comitato Leonardo.

Se il 73% si dice assolutamente d’accordo con l’affermazione che l’Intelligenza Artificiale è destinata a rivoluzionare il nostro modo di gestire il business nei prossimi 5 anni (come emerge dal grafico seguente) ma ad oggi solo il 20% del campione sostenga di aver introdotto iniziative che la implementino, il 33% pensa di iniziare ad introdurne nei prossimi 3 anni e il 44% non prevede per il momento alcuna iniziativa.

 

Le principali preoccupazioni dei CEO italiani

Dal dibattitto comunque è emersa che la preoccupazione principale dei CEO italiani risulta essere la disponibilità di competenze chiave (54% degli intervistati), seguita dai prezzi delle materie prime (52%), dalla prontezza di risposta in caso di crisi (46%), dal cambiamento dei comportamenti d’acquisto dei consumatori (45%), da nuovi concorrenti sul mercato (43%) e da minacce informatiche (43%). Molto sentito è quindi il tema delle competenze visto che per il 42 % dei CEO la principale causa della difficoltà di reclutare talenti è la carenza di personale qualificato, per il 30% il cambiamento delle competenze richieste nel settore e per l’11% il cambiamento della visione del settore da parte dei candidati. Da qui risulta importante puntare sul miglioramento delle skills interne, il che si traduce nell’aumento di fidelizzazione e formazione del personale (58%), l’assunzione di dipendenti dalla concorrenza (16%) e l’assunzione di personale da altri settori (13%).

Altro elemento prioritario per l’agenda dei CEO italiani è poi la possibilità di disporre di dati completi e affidabili per guidare decisioni strategiche: dati relativi a preferenze e esigenze dei clienti (88%), al brand e alla reputazione aziendale (85%), a previsioni e proiezioni finanziarie (82%) o al benchmark sulle performance di aziende simili alla propria (81%). Emerge tuttavia una difficoltà di disporre di dati affidabili e di analizzarli in modo corretto: quelli sulle previsioni finanziarie vengono considerati esaustivi dal 45% del campione e adeguati ma incompleti dal 46%, quelli su vantaggi e svantaggi delle nuove tendenze tecnologiche sono considerati esaustivi solo dal 15% del campione, inadeguati dal 29% e incompleti dal 51%. Il 46% dei CEO italiani considera la capacità della propria azienda di prendere decisioni basate sui dati sostanzialmente uguale alla concorrenza, il 44% in vantaggio e solo il 10% si considera in svantaggio rispetto ai propri competitor.