Inflazione Usa: le aspettative dei mercati in chiave Fed
La settimana appena cominciata potrebbe risultare molto importante per definire il tono dei mercati tra la fine dell’anno e l’inizio del 2024. Tra gli appuntamenti chiave dei prossimi giorni spicca il dato di novembre sull’inflazione degli Stati Uniti, in calendario domani alle 14:30 (ore italiane). A seguire, la riunione della Federal Reserve, che si riunirà a partire da domani e delibererà mercoledì sera (giovedì toccherà invece alla Bce). Ecco le previsioni degli analisti sui prezzi al consumo degli Usa e sulle prossime mosse della banca centrale americana alla luce degli ultimi dati macroeconomici, in primis quelli di venerdì sul mercato del lavoro.
Le stime degli analisti sull’inflazione Usa
In merito al report di domani, secondo il consensus di Bloomberg, gli analisti prevedono che l’indice dei prezzi al consumo rimanga stabile su base mensile (0,0%), in linea con quanto rilevato a ottobre. Su base annua è atteso un lieve rallentamento, dal 3,2% al 3,1%, dell’inflazione headline.
Per quanto riguarda il dato core, depurato dai prezzi alimentari ed energetici, le stime indicano un aumento congiunturale dello 0,3%, dopo il +0,2% di ottobre, e una crescita tendenziale del 4,0%, invariata rispetto al mese precedente.
Le possibili indicazioni in arrivo dalla Fed
Per gli analisti di Mps, “il dato sui prezzi e quelli sul mercato del lavoro – pubblicati venerdì – saranno particolarmente importanti in vista della riunione Fed di mercoledì, in quanto potrebbero condizionare l’atteggiamento dei banchieri centrali sulle future decisioni”.
I tassi resteranno invariati, ma gli operatori si focalizzeranno sulle eventuali “indicazioni che potranno emergere circa i futuri tagli”. In particolare, “sarà importante vedere se il governatore Powell proverà a ridimensionare le attese di tagli dei tassi prezzati dal mercato”. Da monitorare anche “le nuove stime su crescita e inflazione”.
Focus su Powell e i tagli dei tassi
Secondo Bloomberg Intelligence, il presidente potrebbe delineare le condizioni che giustificherebbero un taglio, senza entrare nel dettaglio delle tempistiche. Un approccio cauto, per non allentare eccessivamente le condizioni di finanziamento, ma comunque un’apertura ad una politica più accomodante, rispetto all’ultimo meeting in cui aveva escluso discussioni sui tagli.
Secondo un recente documento della Fed di New York, nei precedenti cicli di allentamento le discussioni interne del FOMC tendevano ad essere più accomodanti rispetto alle dichiarazioni pubbliche. Questo potrebbe verificarsi anche stavolta, alla luce delle indicazioni di rallentamento dell’attività emerse dall’ultimo Beige Book e dal recente calo dell’inflazione riscontrato nei report su prezzi al consumo, alla produzione e Pce core. Bloomberg Economics ritiene che quest’ultimo possa attestarsi al 2,6% entro marzo, più vicino all’obiettivo di inflazione del 2% della Fed.
Il mercato del lavoro resta solido
Eppure, i dati di venerdì hanno mostrato un aumento sopra le attese dei non farm payrolls (+199 mila a novembre) e un tasso di disoccupazione in calo (al 3,7%), segnalando un mercato del lavoro ancora molto solido. Ciononostante, come rimarca Bloomberg Intelligence, l’incremento delle buste paga è stato trainato principalmente da due soli settori – governo e sanità – nonché dalla risoluzione degli scioperi da parte della United Auto Workers e degli scrittori di Hollywood. “Poiché la creazione di posti di lavoro è limitata a settori a prova di recessione, il ritmo implicito di crescita dell’occupazione è in realtà molto più debole”, afferma Bloomberg.
Esaminando più in profondità il rapporto, la discesa del tasso di disoccupazione è incoraggiante per le possibilità di “soft landing”, mentre la revisione bimestrale dei non farm payrolls mostra un calo complessivo di 35 mila unità.
Da valutare attentamente l’andamento delle retribuzioni orarie, in aumento dello 0,4%, rispetto al +0,2% di ottobre e al +0,3% del consensus, ma stabili su base annua (4,0%, con il dato di ottobre rivisto da 4,1%). In crescita la retribuzione media settimanale (+0,7%), in scia al maggior numero di ore lavorate, e il reddito da lavoro aggregato (+0,8%), input che potrebbero dare un nuovo impulso ai consumi e all’inflazione.
Le attese dei mercati sui tassi Fed
Le aspettative implicite nei future sui Fed Funds in merito al percorso dei tassi di interesse della banca centrale americana si sono lievemente modificate in seguito ai dati di venerdì sul mercato del lavoro e sulla fiducia dei consumatori.
Ora i mercati prevedono circa 110 punti base di tagli dei tassi nel 2024 (rispetto ai 125 bp precedenti), mentre le probabilità di un taglio di 25 bp entro marzo è scesa dal 68% al 46% circa.
Il rendimento del Treasury decennale è risalito dal 4,15% al 4,25% mentre il dollaro si è parzialmente rafforzato nei confronti delle altre principali valute, con il Dollar Index in aumento da 103,8 a 104.