Inflazione Usa: altra frenata, ma i tassi potrebbero ancora salire
Il rapporto sull’inflazione al consumo negli Usa evidenzia ancora una frenata a maggio; tuttavia, la crescita dei prezzi rimane ben distante dall’obiettivo della Fed. Sempre più probabile una pausa nel ciclo restrittivo per questa riunione (domani sera l’annuncio), ma le prospettive di una nuova stretta a luglio restano elevate.
Inflazione rallenta al 4,0% a maggio
A maggio l’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti ha evidenziato un incremento mensile dello 0,1%, in linea con le previsioni degli analisti, dopo il +0,4% registrato ad aprile.
Su base annua, l’inflazione ha rallentato dal 4,9% al 4,0%, anche meglio delle stime degli esperti che prevedevano un valore del 4,1%.
L’indice core, che esclude le componenti più volatili, mostra un incremento dello 0,4% rispetto al mese precedente, coerentemente con le aspettative. Il confronto con maggio 2022 indica una crescita dei prezzi pari al 5,3%, in miglioramento rispetto al 5,5% di aprile, ma oltre il 5,2% previsto dagli analisti.
L’inflazione core resta elevata
Il report del Bureau of Labor Statistics ha fornito dunque indicazioni in chiaroscuro. Da un lato sia l’inflazione headline sia quella sottostante hanno rallentato il passo rispetto ad aprile, con la prima sui minimi dall’aprile 2021. Anche l’incremento mensile dell’indice complessivo, pari allo 0,1% grazie ai prezzi in calo della benzina, è incoraggiante, rispetto al +0,4% del mese precedente.
Dall’altro lato, però, l’inflazione al netto di alimentari ed energia è risultata leggermente superiore alle stime degli analisti e, soprattutto, ben lontana dal target del 2% della Fed. Anche su base mensile, il Cpi core è aumentato dello 0,4% per il terzo mese consecutivo.
Altri dettagli dal rapporto
Una lettura più approfondita del rapporto mostra come i prezzi di alloggi, auto usate e assicurazioni auto abbiano contribuito all’incremento mensile, mentre i prezzi dei biglietti aerei e degli arredi domestici sono diminuiti.
In particolare, l’inflazione “shelter”, relativa alla componente residenziale, che pesa all’incirca per un terzo sulla variazione complessiva dell’indice complessivo, ha registrato un’accelerazione dello 0,6% su base mensile. L’indice dei prezzi della benzina è sceso del 5,6%. I prezzi dei generi alimentari sono aumentati dopo essere scesi per due mesi consecutivi, mentre cenare fuori è diventato più costoso.
Gran parte del calo dell’indice è stato determinato dalla disinflazione, se non dalla deflazione totale, nelle categorie merceologiche, come conseguenza della normalizzazione delle catene di approvvigionamento e di uno spostamento delle preferenze dei consumatori verso i servizi.
Cosa farà la Fed?
I dati odierni supportano la tesi di una pausa nel ciclo restrittivo della Federal Reserve nella riunione che si terrà oggi e domani, dopo oltre un anno di rialzi dei tassi. La Fed dovrebbe dunque lasciare i tassi invariati al range 5,0-5,25%.
Diversi membri dell’istituto, tra cui il presidente Jerome Powell, hanno espresso una preferenza per una pausa nell’incontro del 13-14 giugno, pur lasciando aperta la porta ad ulteriori strette se necessarie.
La vera questione riguarda l’atteggiamento della banca centrale nel prossimo meeting di luglio, prima del quale arriveranno comunque altri dati sulla spesa dei consumatori, le assunzioni, l’inflazione PCE e un altro rapporto sui prezzi al consumo, utili per capire fin dove possa spingersi la Fed senza provocare una recessione. L’ipotesi più accreditata al momento indica un incremento di 25 punti base per il prossimo mese.
La reazione dei mercati al report sull’inflazione
In seguito al rapporto, Wall Street ha aperto in rialzo, con il Dow Jones a +0,5%, l’S&P500 a +0,6% e il Nasdaq a +0,75%.
I rendimenti dei titoli di Stato biennali scambiano in lieve calo al 4,55% mentre i Treasury decennali sono sostanzialmente invariati al 3,74%.
Biglietto verde in flessione rispetto alle altre principali valute, con il cambio euro/dollaro in rialzo a 1,08 e il dollaro/yen a 139,4.