Inflazione eurozona frena meno delle stime, cautela Bce su tassi
L’atteso dato sull’inflazione dell’eurozona di febbraio conferma un rallentamento dei prezzi al consumo su base annua, ma in misura inferiore a quanto sperato. Il processo disinflazionistico nei principali Paesi europei (Francia, Spagna, Germania e Italia) continua a manifestare segnali positivi, ma per la Bce servono maggiori prove prima di cominciare a tagliare i tassi di interesse.
L’inflazione della zona euro rallenta meno del previsto
Il dato preliminare sui prezzi al consumo della zona euro di febbraio mostra un’espansione dello 0,6% su base mensile, in linea con le attese, dopo il calo dello 0,4% messo a segno a gennaio.
Su base annua emerge una crescita del 2,6%, in rallentamento dal 2,8% del mese precedente, ma più rapida del 2,5% previsto dagli analisti.
L’indice core, che esclude le componenti più volatili (prezzi energetici e alimentari) frena al 3,1% dal 3,3% della rilevazione precedente. Il consensus di Bloomberg indicava una decelerazione più marcata, al 2,9%.
Crescita dei prezzi stabile in Italia
Nel frattempo, anche l’Istat ha pubblicato i dati sull’inflazione dell’Italia, migliori delle attese. L’indice nazionale dei prezzi al consumo, incluso il tabacco, ha evidenziato una modesta crescita mensile, pari allo 0,1%, rispetto al +0,3% delle stime e di gennaio.
Su base annua, la crescita si attesta allo 0,8%, in linea con il mese precedente e inferiore alle stime (+1%). L’indice armonizzato aumenta dello 0,1% mensile (consensus +0,2%, precedente -1,1%) e dello 0,9% annuo, lo stesso ritmo di gennaio, a fronte di un’accelerazione attesa all’1%.
La disinflazione prosegue in Francia
Secondo i dati diffusi ieri dall’INSEE, i prezzi al consumo in Francia sono aumentati del 2,9% su base annua a febbraio, rispetto al 3,1% di gennaio. Il rallentamento è stato determinato soprattutto dai prezzi dei prodotti alimentari, dei beni manifatturieri e dei servizi. L’inflazione energetica, invece, è tornata a salire.
L’indice armonizzato, che consente di confrontare i dati con il resto dell’eurozona, si è attestato al 3,1% rispetto al 3,4% di gennaio.
Per gli analisti di ING, l’inflazione dovrebbe continuare a normalizzarsi gradualmente nei prossimi mesi. Tuttavia, bisognerà probabilmente attendere la fine del 2024 perché l’indice nazionale raggiunga il 2% di inflazione, e fino alla primavera del 2025 per quanto riguarda il Cpi armonizzato.
Segnali positivi dall’inflazione in Spagna
Anche l’istituto di statistica spagnolo INE ha pubblicato ieri i numeri sull‘inflazione, scesa al 2,8% a febbraio dal 3,4% di gennaio. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo è calato al 2,9% dal 3,5% del mese scorso.
A determinare la discesa è stato principalmente il raffreddamento dei prezzi dell’elettricità, accompagnato da una stabilizzazione dell’inflazione alimentare dopo i forti aumenti del febbraio 2023. Per contro, l’aumento dei prezzi del carburante ha esercitato una certa pressione al rialzo sull’inflazione complessiva.
Il dato core, che esclude alimentari ed energia, è sceso al 3,4% dal 3,6% di gennaio.
Secondo ING, l’inflazione spagnola quest’anno si manterrà intorno al 3%, poiché le aspettative sui prezzi di vendita sono di nuovo in aumento da diversi mesi e hanno raggiunto il livello più alto dell’anno a febbraio.
Prezzi riducono il passo anche in Germania
A febbraio, in Germania, i prezzi al consumo hanno registrato una crescita annua del 2,5%, inferiore al 2,6% previsto dagli analisti e al 2,9% di gennaio. Si tratta inoltre del livello più basso da giugno 2021. La variazione mensile è invece pari a +0,6%, in linea con le stime.
L’indice armonizzato è salito dello 0,6% congiunturale e ha rallentato dal 3,1% al 2,7% su base annua, coerentemente con le proiezioni degli economisti.
Da Bce ancora cautela su tagli tassi
Nel complesso, i dati odierni sull’inflazione dell’eurozona e dell’Italia, sommati a quelli di ieri pubblicati in Germania, Francia e Spagna, forniscono indicazioni positive per la Bce, segnalando pressioni sui prezzi stabili o in rallentamento ovunque. Tuttavia, non sono emerse sorprese tali da giustificare un cambio di rotta da parte della Bce sulla strategia di politica monetaria.
Nell’ultimo periodo, diversi funzionari del Consiglio direttivo hanno predicato cautela, raffreddando le speculazioni su una riduzione anticipata del costo del denaro. L’ipotesi di un primo taglio dei tassi in estate resta la più probabile. Dalla riunione di giugno, infatti, la Bce avrà a disposizione i dati complessivi sulle negoziazioni salariali in uscita ad aprile e le proiezioni economiche più aggiornate. Sono proprio le pressioni sui prezzi nel mercato del lavoro a preoccupare i responsabili di politica monetaria, con un tasso di disoccupazione che oggi si è confermato sui minimi al 6,4% nella regione.
Nel corso del 2024, per il momento, lo scenario più papabile sembra quello di tre tagli dei tassi, per un totale di 75 punti base. Ricordiamo che la prossima riunione della Bce si terrà giovedì prossimo, il 7 marzo.