Inflazione eurozona invariata ad agosto, allarme per la Bce
L’inflazione della zona euro non scende ad agosto, alimentando i grattacapi per la Bce in vista della prossima riunione di politica monetaria, in programma il 14 settembre. Ecco i dettagli del report di Eurostat, la reazione dei mercati e le attese in merito alla decisione del Consiglio Direttivo sui tassi di interesse.
L’inflazione core scende al 5,3%
L’inflazione headline rimane invariata, mentre l’indice core si riduce in linea con le attese, restando però ampiamente al di sopra del target della Bce. Sono queste, in sintesi, le indicazioni giunte dal rapporto odierno sui prezzi al consumo della zona euro, uno dei dati chiave di questa settimana insieme a quelli di domani sul mercato del lavoro statunitense.
Nel dettaglio, ad agosto l’inflazione nei Paesi che adottano la moneta unica è rimasta stabile al 5,3%, deludendo gli analisti che, secondo il consensus di Bloomberg, si aspettavano un rallentamento al 5,1% su base annua. Rispetto a luglio, l’indice dei prezzi al consumo ha registrato un incremento dello 0,6%, più dello 0,4% previsto, tornando a crescere dopo il -0,1% del mese precedente.
Il dato core, quello più significativo per tracciare la dinamica dell’inflazione, è passato dal 5,5% di luglio al 5,3% ad agosto, in linea con quanto atteso dagli esperti. Un segnale lievemente incoraggiante è il calo dell’inflazione dei servizi al 5,5%, rispetto al 5,6% di luglio.
La reazione dei mercati ai dati sull’inflazione
In seguito alla pubblicazione del rapporto, i listini azionari europei hanno leggermente frenato e si muovono in ordine sparso, poco distanti dalla parità. L’Eurostoxx 50 è pressoché invariato, in linea con il Ftse Mib e l’Ibex 35, il Dax avanza dello 0,5% mentre il Cac 40 cede lo 0,1%.
Nel comparto obbligazionario, i rendimenti dei titoli di Stato europei accentuano i cali rispetto a ieri. Il Btp decennale si attesta al 4,13%0 e il Bund al 2,49%, con lo spread fra i due poco mosso a 164 punti base.
Sul Forex, l’euro/dollaro conferma la perdita registrata nel corso della mattinata e si mantiene in area 1,087, senza oscillazioni eccessive dopo la diffusione dei dati sull’inflazione.
Isabel Schnabel: “Pressioni su prezzi ostinatamente elevate”
Prima della diffusione del report, gli operatori si sono concentrati sulle parole odierne di Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce, secondo cui “le prospettive di crescita sono più deboli di quanto previsto nello scenario di base”, ma “le pressioni sottostanti sui prezzi rimangono ostinatamente elevate, con i fattori interni come principali motori dell’inflazione nell’area dell’euro”.
La responsabile di politica monetaria ha evitato di sbilanciarsi su eventuali azioni specifiche a settembre, affermando che ad oggi è impossibile sapere se i costi di finanziamento dovranno ancora aumentare.
“Se dovessimo ritenere che la politica monetaria non sia coerente con un tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo del 2%, sarebbe giustificato un ulteriore aumento dei tassi di interesse”, ha affermato. “Se la nostra valutazione della trasmissione della politica monetaria dovesse suggerire che il ritmo della disinflazione sta procedendo come desiderato, potremmo permetterci di aspettare fino al prossimo incontro per raccogliere ulteriori prove”.
In ogni caso, “una politica monetaria sufficientemente restrittiva è fondamentale per riportare l’inflazione al target del 2% in modo tempestivo”, ha ribadito Schnabel. “Non possiamo prevedere dove sarà il picco dei tassi, o per quanto tempo i tassi dovranno essere mantenuti su livelli restrittivi”.
Il quadro dell’inflazione nei principali Paesi della zona euro
La dinamica dell’inflazione dell’eurozona è il risultato di tendenze divergenti all’interno dei singoli Paesi. Nella tabella sottostante vengono riportati i dati più recenti dei principali membri e quello complessivo.
In particolare, con riferimento all’inflazione armonizzata (calcolata in modo da rendere confrontabili gli indici dei prezzi al consumo di Paesi diversi), la Germania ha riportato un rallentamento marginale (da 6,5% a 6,4%) e l’Italia è passata dal 6,3% al 5,5%, mentre in Francia si assiste ad una nuova accelerazione (da 5,1% a 5,7%), così come in Spagna (da 2,1 a 2,4%).
Si complica lo scenario per la Bce
Il quadro complessivo, unito alle dichiarazioni di Schnabel, sottolineano il dilemma che i funzionari del Consiglio Direttivo si apprestano ad affrontare nel meeting del 14 settembre: persistere nella lotta all’inflazione e alzare ancora i tassi, rischiando di aggravare il deterioramento delle prospettive economiche dell’eurozona, oppure prendersi una pausa nel ciclo restrittivo, a costo di ritardare la discesa dei prezzi, con tutte le conseguenze negative che ne deriverebbero.
Fra gli altri responsabili, il falco austriaco Robert Holzmann ha già segnalato che potrebbe sostenere un altro incremento del costo del denaro, mentre il suo collega finlandese Tuomas Valimaki ha affermato che l’esito dell’incontro del 14 settembre è “totalmente aperto”.
La stessa presidente, Christine Lagarde, ha evitato una chiara dichiarazione di intenti nel suo discorso di settimana scorsa da Jackson Hole, mentre il tedesco Joachim Nagel ha dichiarato di non essere ancora convinto che l’inflazione sia sotto controllo e il lettone Martins Kazaks ha sostenuto che è meglio sbagliare in eccesso con una politica più restrittiva.
Intanto, le indicazioni che giungono dal mercato monetario segnalano che i trader hanno ridotto le scommesse sull’inasprimento della politica monetaria e optano per un mantenimento dello status quo a settembre. Le probabilità di un aumento dei tassi sono scese intorno al 30%, dal 40% precedente, a testimonianza di come le preoccupazioni per la crescita sembrino prevalere tra gli investitori.
La view di ING
Secondo gli esperti di ING, “si profilano ulteriori cali dell’inflazione”. Per la Bce, “questi dati di agosto sono stati tra i dati più importanti in vista della riunione del consiglio direttivo tra due settimane. Anche se l’inflazione resta sufficientemente ostinata da mettere a disagio i falchi dell’istituto, sembra che un’ulteriore decelerazione dell’inflazione sia in preparazione per i prossimi mesi. Dato il mantra della Bce negli ultimi mesi secondo cui fare troppo poco è peggio che fare troppo in termini di rialzi, prevediamo comunque un altro aumento dei tassi di 25 punti base, nonostante si tratti di una previsione ravvicinata.”