Inflazione eurozona e Italia, ecco i dati: reazione Piazza Affari e mercati
Piazza Affari procede in rialzo insieme all’Europa dopo i dati sull’inflazione della zona euro e dell’Italia, con il Ftse Mib in progresso dello 0,6% in area 34.400 punti. Ecco i dettagli sul report di Eurostat e sui prezzi al consumo del Belpaese e la reazione dei mercati.
Inflazione zona euro cala al 2,2%, scende anche l’indice core
L’inflazione nell’area euro è scesa ai minimi da metà 2021, rafforzando le argomentazioni per un taglio dei tassi di interesse da parte della Bce a settembre.
Nel dettaglio, i prezzi al consumo hanno registrato una variazione annua del 2,2% ad agosto, significativamente inferiore al 2,6% di luglio, pareggiando le stime degli analisti. Su base mensile emerge un aumento dello 0,2%, in linea con le previsioni.
L’indice core, che esclude componenti volatili come alimentari ed energia, è diminuito al 2,8% dopo tre mesi di stazionamento al 2,9%, come previsto dal consensus.
Inflazione Italia all’1,1%, Cpi armonizzato all’1,3%
In contemporanea l’Istat ha diffuso i dati sull’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, in aumento dello 0,2% su base mensile e dell’1,1% anno su anno, dal +1,3% del mese precedente. L’inflazione di fondo è però salita a +2,0% (da +1,9% di luglio).
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è diminuito dello 0,1% rispetto a luglio, a causa dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto, e ha rallentato dall’1,6% all’1,3% su base annua.
Bce: ok taglio tassi settembre, poi si vedrà
Se una riduzione dei tassi sembra ormai scontata nella riunione del 12 settembre, i funzionari rimangono cauti sulle prossime mosse della Bce. Proprio stamattina, Isabel Schnabel ha ribadito che il costo del denaro non dovrebbe essere abbassato troppo rapidamente, ma gradualmente e in coerenza con i dati esaminati di volta in volta.
Dal report di Eurostat emerge che l’inflazione dei servizi, spinta dai salari, ha accelerato al 4,2%, un elemento che non può lasciare tranquilli i responsabili di politica monetaria.
L’attesa moderazione delle retribuzioni, insieme alla debole domanda interna, dovrebbe contribuire a riportare la crescita dei prezzi intorno al 2% entro la fine del 2025, secondo le previsioni più recenti della Bce (che verranno aggiornate nella riunione di settembre). Tuttavia, il mercato del lavoro resta ristretto, con un tasso di disoccupazione sceso inaspettatamente al 6,4%, e questo potrebbe generare persistenti tensioni sui salari e rallentare il processo disinflazionistico.
“Dobbiamo stare attenti e non abbassare i tassi di riferimento troppo rapidamente”, ha affermato ieri anche il presidente della Bundesbank Joachim Nagel. “Non ci siamo ancora. Il nostro obiettivo del 2% è in vista, ma non lo abbiamo ancora raggiunto”.
La reazione dei mercati all’inflazione
Dopo i dati sull’inflazione, le borse europee proseguono in rialzo, sostenute anche dall’andamento dei future di Wall Street che si preparano al dato di oggi pomeriggio sul core Pce Usa.
L’euro/dollaro viaggia in area 1,108 e i rendimenti obbligazionari in lieve calo, con il decennale italiano al 3,63% e lo spread Btp-Bund a 138 punti.
Le scommesse dei mercati sui tagli dei tassi indicano un allentamento monetario complessivo di 65 punti base da qui a fine anno, equivalente a due o tre tagli dei tassi da 25 punti base.