Inflazione eurozona cala meno del previsto e dà ragione a falchi Bce
In mattinata sono stati pubblicati gli attesi dati sull’inflazione della zona euro, che hanno registrato un rallentamento inferiore alle stime, nonostante il raffreddamento dei prezzi al consumo in Germania e in Francia. Dinamica che mette alla prova le aspettative degli investitori secondo cui la Bce inizierà ad abbassare i tassi di interesse già in primavera.
I dati sull’inflazione della zona euro
A gennaio i prezzi al consumo nell’eurozona (stima preliminare) hanno registrato una crescita su base annua pari al 2,8%, in rallentamento rispetto al 2,9% del mese precedente ma al di sopra del 2,7% del consensus.
Su base mensile, l’indice è sceso dello 0,4%, in linea con le attese (+0,2% a dicembre).
Il dato core, che esclude le componenti più volatili dell’inflazione (prezzi alimentari ed energetici), è passato dal 3,4% al 3,3%, rispetto al 3,2% previsto dagli analisti.
Prezzi in discesa dopo lo stop di dicembre
Nel mese di gennaio l’inflazione ha dunque ripreso a calare, dopo la momentanea risalita di dicembre, quando l’indice dei prezzi al consumo ha riportato un’accelerazione su base annua dal 2,4% al 2,9%.
La discesa dell’inflazione dovrebbe proseguire anche nel corso dell’anno, con valori nettamente inferiori alle proiezioni di dicembre della Bce e al di sotto dell’obiettivo del 2% entro giugno. A guidare il calo nel mese di gennaio è stata soprattutto la riduzione dei prezzi energetici. L’inflazione dei prezzi dei servizi, tuttavia, rimane a un livello relativamente elevato, pari al 4%.
L’inflazione frena in Germania
Ieri sono stati diffusi i dati sui prezzi al consumo di alcuni dei principali Paesi europei. In Germania, l’inflazione ha rallentato dal 3,7% al 2,9% anno su anno, al di sotto del 3,0% stimato dagli analisti e sui minimi da giugno 2021, anche se la variazione mensile dello 0,2% è superiore alle attese (+0,1%).
Il dato armonizzato, confrontabile con gli altri dell’eurozona, registra un ridimensionamento dal 3,8% al 3,1% (consensus 3,2%), con una flessione congiunturale dello 0,2% (in linea con le attese).
La Bundesbank (la banca centrale tedesca) si aspettava un notevole miglioramento, dopo l’aumento di un anno fa determinato dagli effetti statistici. Il forte calo dei costi per viaggi e abbigliamento ha compensato la pressione derivante dal ritorno a pieno regime delle aliquote fiscali su gas naturale, teleriscaldamento e ristoranti, oltre ad un incremento del prezzo nazionale del carbone.
I dati sui prezzi in Francia, Spagna e Italia
Anche in Francia la stima preliminare ha mostrato una diminuzione dell’inflazione, dal 3,7% al 3,1%, con un indice armonizzato in calo dal 4,1% al 3,4%. Entrambi i dati sono migliori delle attese degli analisti.
Per contro, i prezzi al consumo hanno subito una nuova accelerazione in Spagna, dove il Cpi è passato dal 3,1% al 3,4% e l’inflazione armonizzata dal 3,3% al 3,5%, sulla scia dell’aumento delle tasse sull’energia.
In Italia l’indice armonizzato dei prezzi al consumo è passato dallo 0,5% allo 0,9% su base annua, oltre lo 0,8% stimato, mentre l’indice nazionale ha subito un’accelerazione dallo 0,6% allo 0,8%. Il dato core, infine, è calato al 2,8% su base annua a gennaio, dal 3,1% del mese precedente.
Primo tagli tassi Bce: più giugno che aprile
I dati sull’inflazione verranno attentamente esaminati dalla Bce, che cerca continui segnali di raffreddamento dei prezzi per poter allentare la politica monetaria. I funzionari di Francoforte hanno rilasciato dichiarazioni contrastanti negli ultimi giorni, alcuni ribadendo l’approccio cauto in attesa di più dati, altri tenendo viva la possibilità di tagli anche nel breve termine. I trader continuano a scommettere su un primo abbassamento dei costi di finanziamento già ad aprile (prezzato con una probabilità del 93%), ma il calendario macroeconomico, con alcuni indicatori chiave sui salari in uscita ad aprile, farebbero propendere maggiormente per giugno.
Secondo Bloomberg Economics, i falchi del Consiglio direttivo riusciranno a ritardare i tagli fino all’estate, soprattutto per motivi di gestione del rischio, dato che l’economia dell’eurozona ha momentaneamente schivato la recessione e tagliare troppo presto per poi aumentare di nuovo sarebbe pericoloso.
Per ING, “sebbene i dati odierni mostrino ancora un allentamento della pressione sui prezzi, è troppo presto per dare il via libera all’inflazione. Ma se la crescita tornasse a riprendersi nel secondo trimestre, le aziende potrebbero avere il potere di determinazione dei prezzi per resistere alla compressione dei margini, quindi l’inflazione non scenderà ulteriormente. Per questo continuiamo a credere che la Bce sarà molto cauta e non prenderà in considerazione alcun taglio dei tassi prima di giugno.” Inoltre, “il ritmo dell’allentamento successivo potrebbe essere più graduale di quanto il mercato stia attualmente scontando“.