Inflazione al minimo in più di un anno nell’area euro. Preview Bce con outlook UBS
Mercati in attesa della riunione della Bce, che si terrà dopodomani, giovedì 6 giugno. Le aspettative su nuove misure che sostengano la crescita dell’Eurozona si rafforzano, dopo il deludente dato relativo all’inflazione dell’area euro. Niente da fare. L’inflazione rimane non pervenuta in Eurozona o, meglio, non pervenuta almeno nel modo in cui la Bce di Mario Draghi vorrebbe che lo fosse (appena inferiore al 2%).
Nel mese di maggio, l’indice dei prezzi al consumo è salito infatti di appena l’1,2%, riportando il tasso di crescita minimo in più di un anno e decelerando in modo netto rispetto al +1,7% di aprile. Decisamente anemica l’inflazione core, che è rallentata allo 0,8%. Entrambi i valori si sono confermati inferiori all’outlook degli analisti intervistati da Bloomberg.
Che la Bce possa finire con il pentirsi di aver ritirato l’arma del Quantitative easing? Sicuramente, i fondamentali dell’economia globale continuano ad attraversare una fase di rallentamento e chi scommetteva su una ripresa nel secondo semestre (Italia compresa) è costretto ora a rivedere le proprie stime.
Colpa soprattutto dell‘escalation della guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina, evento che si sta verificando da qualche settimana e che sta affossando la fiducia un po’ ovunque, lasciando il segno soprattutto nel settore manifatturiero.
Le banche centrali di tutto il mondo stanno diventando così più dovish, e l’ultimo caso è quello della RBA, Reserve Bank of Australia, che oggi ha annunciato di aver tagliato i tassi di 25 punti base al minimo dal 2016, ovvero all’1,25%.
Anche la Federal Reserve, stando alle parole del membro votante del Fomc James Bullard, intravede ormai più di un motivo per abbandonare del tutto la strada delle strette monetarie e optare per una politica monetaria espansiva.
In tutto questo, cosa potrebbe fare la Bce? Certo, per l’inflazione dell’Eurozona, non sono di buon auspicio i tassi dei Bund tedeschi decennali, che oscillano al minimo record, negativi al -0,21%.
Stando alle minute relative al meeting della Bce dello scorso aprile, alcuni esponenti della banca centrale avrebbero manifestato preoccupazione per le pressioni sui prezzi, che rimangono basse in modo quasi inquietante.
Eppure la Bce ha lanciato diverse misure di stimoli monetari negli ultimi anni, arrivando ad acquistare asset per un valore di quasi tre trilioni di euro. E l’inflazione rimane ancora fin troppo moderata. In realtà come al solito, c’è l’ostacolo Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank (banca centrale tedesca), possibile successore di Draghi: il noto banchiere falco ha detto la scorsa settimana che le condizioni economiche rimangono ancora ‘favorevoli’ e che il lancio di nuovi stimoli monetari non sarebbe giustificato.
Altri esponenti del Consiglio direttivo della Bce si sono detti inoltre certi del fatto che il miglioramento del mercato del lavoro continuerà a far salire i salari e, dunque, l’inflazione. Oggi è stato reso noto il tasso di disoccupazione dell’Eurozona, che è sceso al valore più basso dall’agosto del 2008, al 7,6%, nel mese di aprile, rispetto al 7,7% di marzo.
La divisione di ricerca di UBS ha intanto aggiornato le stime che, a suo avviso, la Bce snocciolerà dopodomani in occasione del suo meeting di giugno. Intanto, vale la pena evidenziare che, secondo UBS, il primo rialzo dei tassi non avverrà prima del marzo del 2020.
Secondo gli analisti del colosso svizzero, inoltre, in occasione della riunione di dopodomani, l’outlook sul Pil del 2019 verrà lasciato invariato al +1,1%, mentre quello relativo al 2020 verrà tagliato di 0,1 punti percentuali a +1,5%.
Quello del 2021 sarà mantenuto femo al +1,5%. Sul fronte dell’inflazione, la Bce dovrebbe – a dispetto del dato di oggi – alzare le stime di 0,1 punti percentuali all’1,3%, lasciando invariato l’outlook del 2020-2021 rispettivamente all’1,5% e all’1,6%.
Le stime sull’inflazione core dovrebbero essere lasciate anch’esse ferme all’1,2%, 1,4%, 1,6% rispettivamente per il 2019, 2020 e 2021. Riguardo al tanto atteso nuovo programma di TLTRO-III, secondo Ubs il piano non “apparirà particolarmente attraente per le banche”. Detto questo, “non escludiamo la possibilità che la Bce possa tentare di rendere l’offerta più appetibile”.