Industria italiana in crescita, Eni ed Enel campioni di profitti. Investimenti ancora il punto debole
Italia grande assente nella Top10 europea per fatturato, dominata dalla Germania con cinque big player. I top10 tedeschi fatturano poco meno della metà del Pil italiano, con le 4 prime aziende tedesche (VW, Daimler, BMW e Siemens) che da sole valgono più dei primi 10 big italiani. Nel 2018 il giro d’affari aggregato dei 42 grandi gruppi italiani quotati vale 366 miliardi di euro, in aumento del +3,3% sul 2017 ma si tratta di numeri ancora lontani rispetto a Germania, Francia e Regno Unito. Così emerge dall’Annuario R&S dell’Area Studi di Mediobanca secondo cui il settore energetico fa la parte del leone e determina la metà (52,8%) del fatturato aggregato, complice anche una crescita dei ricavi del +7,5% sul 2017 legata al prezzo del greggio.
Big italiani: giro d’affari in crescita del 3,3%
Sul podio Eni (€75,8 mld) ed ENEL (€73,1 mld), i due principali gruppi industriali italiani, che determinano il 41% del fatturato aggregato, seguite da FCA Italy (€27,2 mld) e Poste Italiane (€25,6 mld). Aumento dei ricavi a doppia cifra nel 2018 per Saras (+35,9%), Moncler (+18,9%), Eni (+13,3%, unico gruppo pubblico fra i primi tre), Interpump (+11,6%) e IREN (+10%, prima local utility). In crescita anche la manifattura (+2,6%) che genera il 26,8% del giro d’affari totale. La manifattura privata (11,2%) è più redditizia della pubblica (4,7%), con Recordati, DiaSorin e Moncler sul podio. Ottime le performance dei “monopolisti” delle reti Snam (55%) e Terna (51,4%). Oltre 46 miliardi gli utili cumulati nel periodo 2014-2018 dai principali gruppi italiani quotati nel periodo 2014-2018, con Enel che si conferma campione dei profitti (€13,9 mld), seguita da Snam (€5,2 mld) e Poste Italiane (€3,5 mld). Settimo posto per il primo gruppo manifatturiero, Leonardo (€1,7 mld), seguito da Prada (€1,5 mld).
Investimenti rimangono tallone d’Achille
Ma gli investimenti si confermano il vero punto debole dei big italiani (€15 mld nel 2014-2018, -9% in cinque anni) che faticano anche in quanto a redditività (ebit margin nel 2018: 3,1%). I gruppi tedeschi investono esponenzialmente di più (€460 mld; +33,1% sul 2014), seguiti dai francesi (€69 mld; +32,9%) e dai britannici (€34 mld; +19,2%). In generale gli investimenti tricolore sono calati dello 0,5% rispetto al 2014. Nel 2018 i grandi gruppi hanno investito in azioni proprie (buy back) otto volte in più rispetto al 2014; rapportata agli investimenti materiali, tale spesa aumenta dallo 0,3% nel 2014 al 2,1% nel 2018. Nota positiva è sul fronte patrimoniale dove migliora la situazione dei big italiani grazie alla bassa incidenza della componente immateriale sul totale attivo e alla disponibilità in cassa. Con un capitale netto tangibile in percentuale dei debiti finanziari pari al 57,3% sono secondi solo ai tedeschi (88,9%) e appaiono più solidi dei francesi (48,1%) e dei britannici (in negativo a causa dell’elevata presenza di intangibles).