Notizie Notizie Italia Industria italiana in crescita, Eni ed Enel campioni di profitti. Investimenti ancora il punto debole

Industria italiana in crescita, Eni ed Enel campioni di profitti. Investimenti ancora il punto debole

29 Luglio 2019 16:15

Italia grande assente nella Top10 europea per fatturato, dominata dalla Germania con cinque big player. I top10 tedeschi fatturano poco meno della metà del Pil italiano, con le 4 prime aziende tedesche (VW, Daimler, BMW e Siemens) che da sole valgono più dei primi 10 big italiani. Nel 2018 il giro d’affari aggregato dei 42 grandi gruppi italiani quotati vale 366 miliardi di euro, in aumento del +3,3% sul 2017 ma si tratta di numeri ancora lontani rispetto a Germania, Francia e Regno Unito. Così emerge dall’Annuario R&S dell’Area Studi di Mediobanca secondo cui il settore energetico fa la parte del leone e determina la metà (52,8%) del fatturato aggregato, complice anche una crescita dei ricavi del +7,5% sul 2017 legata al prezzo del greggio.

Big italiani: giro d’affari in crescita del 3,3%

Sul podio Eni (€75,8 mld) ed ENEL (€73,1 mld), i due principali gruppi industriali italiani, che determinano il 41% del fatturato aggregato, seguite da FCA Italy (€27,2 mld) e Poste Italiane (€25,6 mld). Aumento dei ricavi a doppia cifra nel 2018 per Saras (+35,9%), Moncler (+18,9%), Eni (+13,3%, unico gruppo pubblico fra i primi tre), Interpump (+11,6%) e IREN (+10%, prima local utility). In crescita anche la manifattura (+2,6%) che genera il 26,8% del giro d’affari totale. La manifattura privata (11,2%) è più redditizia della pubblica (4,7%), con Recordati, DiaSorin e Moncler sul podio. Ottime le performance dei “monopolisti” delle reti Snam (55%) e Terna (51,4%). Oltre 46 miliardi gli utili cumulati nel periodo 2014-2018  dai principali gruppi italiani quotati nel periodo 2014-2018, con Enel che si conferma campione dei profitti (€13,9 mld), seguita da Snam (€5,2 mld) e Poste Italiane (€3,5 mld). Settimo posto per il primo gruppo manifatturiero, Leonardo (€1,7 mld), seguito da Prada (€1,5 mld).

Investimenti rimangono tallone d’Achille

Ma gli investimenti si confermano il vero punto debole dei big italiani (€15 mld nel 2014-2018, -9% in cinque anni) che faticano anche in quanto a redditività (ebit margin nel 2018: 3,1%). I gruppi tedeschi investono esponenzialmente di più (€460 mld; +33,1% sul 2014), seguiti dai francesi (€69 mld; +32,9%) e dai britannici (€34 mld; +19,2%). In generale gli investimenti tricolore sono calati dello 0,5% rispetto al 2014. Nel 2018 i grandi gruppi hanno investito in azioni proprie (buy back) otto volte in più rispetto al 2014; rapportata agli investimenti materiali, tale spesa aumenta dallo 0,3% nel 2014 al 2,1% nel 2018. Nota positiva è sul fronte patrimoniale dove migliora la situazione dei big italiani grazie alla bassa incidenza della componente immateriale sul totale attivo e alla disponibilità in cassa. Con un capitale netto tangibile in percentuale dei debiti finanziari pari al 57,3% sono secondi solo ai tedeschi (88,9%) e appaiono più solidi dei francesi (48,1%) e dei britannici (in negativo a causa dell’elevata presenza di intangibles).