Il prossimo caso Lehman Brothers è in Europa
Il 12 settembre del 2008 iniziava la crisi finanziaria globale scaturita con il crac della banca statunitense Lehman Brothers. Dieci anni dopo la prudenza è diventata la parola d’ordine ma ci sono ancora molte banche europee esposte a un problema di base che si è manifestato quando il continente si è trovato in un momento di crisi. Così Andrew Fraser di Aberdeen Standard Investments che mette in luce quali rischi oggi corrono le banche specie nel Vecchio Continente.
“Se state cercando il prossimo “caso Lehman”, tenete d’occhio l’Europa” dice l’analista. Guardando all’Ue difatti la crisi del debito sovrano è iniziata prima in Grecia e poi si è estesa in Italia, Spagna, Irlanda e Portogallo. “I costi di indebitamento di paesi deboli e delle loro deboli banche” dice l’analista “si sono mossi in tandem e hanno trascinato entrambi in un doom loop, un legame simbiotico verso il rischio di insolvenza”. E in questo contesto è proprio l’Italia che lo scorso maggio “ha dimostrato, se ce ne fosse ancora bisogno, che il doom loop è ancora in atto”. “Il costo dell’indebitamento delle banche italiane e dello Stato è salito di pari passo con i timori legati alle azioni future dei politici populisti. Le banche italiane possiedono circa il 40% di tutti i titoli di Stato del Paese. I costi di finanziamento dei due continuano a muoversi in tandem”.
La soluzione più semplice per rompere il doom loop? Aumentare il costo di detenere titoli governativi, innnalzando i requisiti patrimoniali delle banche domestiche, così da proteggere i bilanci nei periodi di crisi del debito sovrano. “Ciò” – dice l’analista – “obbligherebbe le banche europee a ripensare all’ammontare assoluto delle loro esposizioni sul debito sovrano e alle concentrazioni sulle singole emissioni e potrebbe inoltre incoraggiare la diversificazione nell’ambito di questa asset class, in modo da resistere meglio alle oscillazioni dei rendimenti delle obbligazioni nell’ambito dei singoli paesi”.
“In ultima analisi, tuttavia, i tentativi di rompere il legame tra banche e titoli sovrani finora sono falliti più a causa di differenze politiche che a causa di sfide pratiche. L’Unione bancaria europea avrebbe dovuto porre fine al doom loop e impedire il ripetersi della crisi del debito sovrano. Si è tuttavia bloccata a causa del disaccordo su come ripartire i rischi tra i membri dell’Unione Europea e rimane incompleta. Questo dovrebbe preoccuparci, dato che il populismo continua a strisciare lentamente in tutta Europa e l’Italia ha dimostrato con quanta rapidità una sbandata politica populista possa far riemergere il doom loop.”.