Notizie Notizie Mondo Guerra dei dazi, La Cina mette pressione alla Corea del Nord con il taglio di petrolio e acciaio

Guerra dei dazi, La Cina mette pressione alla Corea del Nord con il taglio di petrolio e acciaio

12 Aprile 2018 09:16

 
 
 
 
La Cina sembra aver chiuso i rubinetti che fluiscono verso la Corea del Nord. Dall’ultimo test nucleare del settembre 2017, si sono fatte molte speculazioni sul cambiamento di politica della Corea del Nord. E, secondo molti osservatori, tale cambiamento sarebbe conseguente al raggiungimento degli obiettivi del programma legato ai missili nucleari e balistici e che il president Kim Yong-un ora voglia un incontro con Donald Trump per negoziare il proprio riconoscimento come potenza nucleare.
Come sottolinea Alex Wolf, Senior Emerging Marktes Economist di Aberdeen Standard Investments, ci sono però altre chiavi di lettura. Secondo la Casa Bianca, infatti, questo cambiamento di rotta dipende dalla pressione americana, mentre altri ancora ritengono che la Corea del Nord punti alla distensione con la Corea del Sud per scalfire la tradizionale alleanza con gli Stati Uniti.
 
Economia sotto pressione

 

Tuttavia, come spiega Wolf, se ci basiamo sui dati doganali cinesi, a portare a un cambiamento nella politica nordcoreana pare sia invece la “forte pressione” cinese.La Cina – dice lo strategist – ha infatti chiuso i rubinetti del petrolio verso la Corea del Nord, in misura superiore rispetto a quanto richiesto dalle Nazioni Unite”. Secondo i dati disponibili, che sono certamente scarsi, risulta infatti che l’economia nordcoreana è sottoposta a forti pressioni, “il che ha indubbiamente contribuito al cambiamento di politica da parte della Corea del Nord”.
Vediamo le dimensioni di questo crollo dell’export cinese verso la Corea. Negli ultimi cinque mesi, le esportazioni cinesi di petrolio raffinato sono crollate: nello stesso periodo, la media di queste esportazioni su base annualizzata è stata pari al 3,7% dell’ammontare delle esportazioni dello scorso anno e il ritmo è in calolasciando prevedere un ulteriore calo delle esportazioni totali.

Sempre considerati gli ultimi cinque mesi, le esportazioni mensili di petrolio sono state in media di 282 tonnellate, pari circa a 3.393 tonnellate su base annua, ben lontane dalle 90.870 tonnellate di esportazioni dello scorso anno. Questa pressione può essere riscontrata anche su altre tipologie di prodotti.
Quanto all’acciaio, le importazioni dalla Cina verso la Corea del Nord sono crollate nel 2018, e lo stesso vale per le importazioni di automobili.Non è chiaro se la Cina stia bloccando tali esportazioni, o se la Corea del Nord semplicemente non possa più permettersele, ma il segnale chiaro è che l’economia è molto stressata”, è il comment di Wolf.

 

Il deus ex machina
 
Secondo Wolf, sebbene il ruolo della Cina negli ultimi mesi sia stato spesso trascurato o poco compreso, sta emergendo una strategia: la Cina vuole svolgere un ruolo centrale nella “risoluzione” di questa crisi, ma vuole farlo a modo suo. “La Cina sembra decisa a esercitare un’enorme pressione sul presidente Kim, superando il timore di instabilità e di un potenziale cambiamento di regime, per convincere la Corea del Nord della massiccia influenza economica cinese”, dice lo strategist.
Se la strategia della Cina e i risultati auspicati non sono ancora chiari al momento, l’obiettivo è quindi molto evidente: svolgere un ruolo centrale in ogni futuro dialogo.
Non chiare sono anche le conseguenze per gli Stati Uniti. Ma la situazione attuale – colloqui ad alto livello tra le due Coree, riavvicinamento tra Cina e Corea del Nord, normalizzazione delle relazioni tra Cina e Corea del Sud in seguito alla disputa della THAAD, “presenta nuove sfide per gli Stati Uniti”, dice Wolf. Che conclude: “La situazione diplomatica nell’Asia orientale è attualmente dinamica e permangono molti interrogativi”.