Guerra dazi mette al tappeto Cina e Germania, cresce pressing per nuovi stimoli
Nuovi riscontri deboli dalla Cina e dalla Germania che fanno crescere l’alert di un rallentamento globale a seguito della guerra commerciale.
A luglio la crescita della produzione industriale in Cina è aumentata del 4,8% su base annua, rispetto a una stima media del 6%. Il ritmo di crescita più basso dal lontano 2002. Le vendite al dettaglio sono cresciute del 7,6%, rispetto a un previsto aumento dell’8,6%. Nei primi sette mesi dell’anno gli investimenti in immobilizzazioni sono rallentati al 5,7%, contro una previsione del 5,8%.
La guerra commerciale con gli Stati Uniti continua quindi a ripercuotersi sull’attività economica e aumentano le pressioni per nuovi stimoli da parte del governo. Ieri intanto gli Stati Uniti hanno annunciato un rinvio al 15 dicembre dell’avvio di alcuni dei dazi al 10% su prodotti tech cinesi che avrebbero dovuto iniziare il mese prossimo.
Cattive notizie anche dalla Germania con una contrazione congiunturale dello 0,1 per cento del Pil tedesco nei mesi tra aprile e giugno. Dato in linea con le attese che se replicato anche nel trimestre in corso vedrà la Germania entrare in recessione tecnica. A incidere negativamente sull’economia è il calo delle esportazioni dettato principalmente dal rallentamento della domanda a seguito della guerra commerciale Cina-Usa. “Lo sviluppo del commercio estero ha rallentato la crescita economica perché le esportazioni hanno registrato un calo più forte da trimestre su trimestre rispetto alle importazioni”, ha affermato l’ufficio statistico. Contributi positivi sono venuti invece dalla domanda interna.
Il tasso di crescita annuale è rallentato allo 0,4% nel secondo trimestre dallo 0,7% del trimestre precedente, secondo i dati corretti per il calendario. In questo caso le attese erano per un +0,1%.
Berlino sarà costretta ad agire
E’ destinato a crescere il pressing su Berlino per il varo di importanti misure di sostegno al’attività economica. “Inevitabilmente, la discussione sugli stimoli fiscali diventerà più accesa”, rimarca Carsten Brzeski, capo economista di ING Germany, che aggiunge: “Il rapporto sul PIL di oggi segna definitivamente la fine di un decennio d’oro per l’economia tedesca. Dalla fine della recessione del 2008/09, l’economia è cresciuta in media dello 0,5% ogni trimestre. In effetti, l’economia è cresciuta in 35 degli ultimi 40 trimestri. Tuttavia, sotto la superficie di questi impressionanti numeri , sta emergendo una tendenza preoccupante. Dal 3 ° trimestre 2018, l’economia è stata di fatto una stagnazione, con una crescita del PIL trimestrale in media dello zero per cento”.
A Berlino sembra esserci un supporto crescente per concordare misure per affrontare i cambiamenti climatici a settembre, ridurre la cosiddetta tassa di solidarietà e discutere ulteriori investimenti nella digitalizzazione. “Non bisogna dimenticare che esiste un ampio margine di manovra fiscale – sottolinea Brzeski – La Germania ha bisogno di un pacchetto di stimoli a due pilastri: uno stimolo a breve termine e un aumento del potenziale di crescita a lungo termine. Le parole d’ordine sono ben note: digitalizzazione, protezione del clima, transizione energetica, infrastrutture e istruzione.