Governo M5S-Pd salva Popolare di Bari. Il decreto: 900 milioni anche per una Banca di investimento
L’anno 2019 si apre con il decreto salva Carige a firma governo M5S-Lega, per chiudersi con il decreto per salvare Banca Popolare di Bari, firmato governo M5S-PD. Che l’esecutivo sia gialloverde o giallorosso, l’intervento assume bene o male la stessa forma: quello di un decreto per mettere in sicurezza la banca malata di turno, non senza malumori e polemiche.
E non senza momenti di alta tensione, se si considera che il Cdm che convocato venerdì scorso proprio per valutare il caso Popolare di Bari era praticamente fallito, a causa delle resistenze arrivate dal M5S di Luigi Di Maio e da Italia Viva di Matteo Renzi, contrari ad accollarsi la responsabilità politica di un ennesimo salvataggio di una banca.
Ma alla fine anche per Popolare di Bari, è stato sfornato un decreto ad hoc (e allo stesso tempo sui generis). Un decreto in realtà che si è visto modificare il nome: da “Misure urgenti per la realizzazione di una banca di investimento”, a “Misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento”. Una Banca del Sud, praticamente.
Ma veniamo ai dettagli tecnici dell’ennesimo salvataggio di una banca la cui gestione ha dato molto da pensare negli ultimi anni. Così si legge nel comunicato diramato dopo il CdMN:
“In base al decreto verrà disposto un aumento di capitale che consentirà a MCC, insieme con il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e ad eventuali altri investitori, di partecipare al rilancio della Banca Popolare di Bari (BPB), confermando così la determinazione del Governo nel tutelare i risparmiatori, le famiglie, e le imprese supportate dalla BPB”.”Mediocredito e di nuovo, come nel caso di Banca Carige, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), saranno i registi dell’operazione.
In che modo? Attraverso quel decreto che stanzia «fino a 900 milioni» per la Banca Popolare di Bari.
I soldi arriveranno a Invitalia, ovvero all’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A. (società per azioni italiana partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia) che li erogherà poi a Mediocredito, che potrà rilevare le azioni di Banca Popolare di Bari, consentendone così il rilancio, attraverso una operazione di ricapitalizzazione.
Il Mediocredito (MCC) ha come principale funzione, così si legge anche nel sito, di erogare finanziamenti alle piccole e medie Imprese del territorio nazionale con prevalenza nel Mezzogiorno.
Non per niente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva preannunciato: “Interverremo con Mediocredito centrale: una sorta di Banca del Sud a partecipazione pubblica”. Altri fondi per salvare l’istituto pugliese arriveranno dal Fondo Interbancario.
Così il Messaggero: “Da questa operazione nasce di fatto il nucleo di una Banca del Sud: è importante notare che i 900 milioni saranno prelevati da un apposito fondo del Ministero dell’Economia già finanziato. Forse non saranno tutti impegnati da Mediocredito nel capitale della Popolare di Bari e quindi potrebbero essere usati poi per successive operazioni”. Una banca di investimento è contemplata proprio nel decreto e che, specifica l’Ansa, dovrebbe nascere “dalla ‘scissione’ delle acquisizioni fatte dal Mediocredito Centrale. La formazione passerà attraverso un decreto con il quale il Ministero dell’Economia acquisirà attività e partecipazioni, con l’intero capitale sociale, senza dovere alcun corrispettivo. Le operazioni saranno realizzate in un regime di esenzione fiscale”.
Ma questi 900 milioni per salvare Banca Popolare di Bari e creare una banca di investimento da dove arrivano? Dai fondi del Ministero dell’economia e delle finanze. Detto questo, il quotidiano La Repubblica oggi rivela alcune indiscrezioni, secondo cui i soldi dell’ intervento pubblico “sono un po’ più di quelli che le indiscrezioni ventilavano: “fino a massimi 900 milioni per il 2020”, per un intervento che potrebbe salire attorno a 1,4 miliardi se il Fondo tutela depositi (Fitd) investirà quanto si vocifera”. Il quotidiano mette in evidenza come, nel decreto, il nome Banca Popolare di Bari non ricorrra, e che non ricorra neanche il nome del Fitd non ricorre, “per l’ esigenza di dare un taglio di mercato al blitz, evitando i veti dell’ Ue sugli aiuti di Stato”.
Nel decreto è presente anche l’azione di responsabilità verso gli ex dirigenti responsabili del disastro che ha portato al commissariamento dell’istituto da parte di Bankitalia. Intanto le associazioni di settore sono tutte sul piede di guerra.
Così il Codacons, nell’annunciare la discesa in campo a tutela dei risparmiatori della banca Popolare di Bari coinvolti nella crisi dell’istituto di credito.
“70mila piccoli investitori tra Puglia, Calabria e Abruzzo e in generale in tutto il Meridione rischiano di perdere i propri risparmi e in molti si sono già rivolti alla nostra associazione per ottenere aiuto – spiega il Codacons – Il pericolo è che si ripeta la situazione delle banche venete, con i risparmiatori che hanno dovuto attendere anni a causa delle guerre tra i partiti politici per ottenere qualche rimborso parziale. Per tale motivo abbiamo deciso di scendere in campo, con un esposto alla Procura della Repubblica di Bari in cui si chiede di indagare sull’attività di vigilanza da parte di Bankitalia e Consob che, in qualità di organi di controllo, avrebbero dovuto intervenire a tempo debito per tutelare risparmiatori e correntisti. Non solo. L’associazione ha deciso di avviare una azione legale collettiva attraverso la quale tutti gli azionisti della Popolare di Bari delle varie regioni coinvolte (Puglia, Calabria e Abruzzo in testa) possono avviare l’iter per richiedere il rimborso integrale dei soldi investiti, oltre al risarcimento del danno subito qualora dovessero emergere illeciti. A partire da domani sul sito www.codacons.it sarà disponibile la pagina per aderire all’azione risarcitoria, e nei prossimi giorni l’associazione organizzerà delle assemblee pubbliche nelle principali città del Sud Italia per spiegare ai risparmiatori coinvolti le iniziative da mettere in atto per tutelare i propri diritti”.
Focus anche sul commento di UNC (Unione nazionale dei Consumatori) con data 14 dicembre: La Procura di Bari ha aperto un nuovo fascicolo d’indagine sulla Banca Popolare di Bari dopo la lettera inviata dalla Consob.
“Bene, ottima notizia! Speriamo che la Procura possa fare luce sui profili penalmente rilevanti di questa preoccupante vicenda che sta togliendo il sonno a tanti risparmiatori” afferma l’avv. Antonio Calvani, dell’Unione Nazionale Consumatori della Puglia. “Quanto al commissariamento di Bankitalia, come al solito chi deve vigilare si sveglia troppo tardi e prova a chiudere i cancelli dopo che i buoi sono già scappati. Nulla è cambiato rispetto al passato. La responsabilità di questa situazione e delle difficoltà in cui si trovano i 70 mila risparmiatori va certamente ricercata anche in chi, come Consob e Banca d’Italia, aveva l’obbligo di vigilare e non lo ha fatto” prosegue Calvani. “Quello che chiediamo ora al Governo è di fare squadra, evitare inutili polemiche interne e trattare i risparmiatori della Popolare di Bari non come dei cittadini di serie B ma con la giusta attenzione, come avvenuto in passato per le banche venete” aggiunge Calvani. “Come Unione Nazionale Consumatori continueremo a tutelare, in ogni sede, penale e civile, i risparmiatori perché possano essere risarciti e riavere indietro i propri soldi” conclude Calvani.