Governo M5S-Lega faccia attenzione: soglia pericolo spread più vicina, non più di 400 pb
Attenzione: per i bond sovrani italiani, il campanello di allarme potrebbe suonare prima di quanto il governo M5S-Lega abbia preventivato. E’ quanto scrive un articolo di Reuters, sulla base dei commenti di diversi analisti in merito al trend dei tassi e dello spread.
Oggi il differenziale BTP-Bund a 10 anni è arrivato a sfondare la soglia dei 310 punti base, al record in cinque anni. Lo spread, fa notare l’articolo, è balzato di +150 punti base nel corso del 2018, al ritmo record proprio da quell’annus horribilis del 2011, in cui l’Italia fu sul punto di cadere nel baratro del debito.
In questa situazione, con Bruxelles che deve ancora esprimersi sulla legge di bilancio per il 2019, e il verdetto delle agenzie di rating atteso per la fine del mese, alcuni analisti hanno deciso di abbassare la soglia di pericolo per lo spread. Che non sarebbe più compresa tra i 400 e i 500 punti base, così come alcuni funzionari italiani avevano affermato, ma si sarebbe drammaticamente abbassata a un livello compreso tra 350 e 360 punti base. Livelli, a cui corrisponderebbero tassi decennali attorno al 4% circa, e che scatenerebbero un forte balzo dei costi di rifinanziamento del debito italiano, oltre a provocare quell’effetto contagio in altri paesi dell’Eurozona il cui pericolo, fino a ora, sembrava essere stato accantonato.
Così a Reuters Michael Leister, responsabile della strategia dei tassi presso Commerzbank: “A un livello (dello spread) tra i 350 punti e i 400 punti base, diventerebbe molto difficile, per gli investitori, rimanere calmi sui bond italiani”. Il balzo, infatti, dimostrerebbe che non esiste una soluzione veloce al problema italiano.
Vincent Deluard, global macro strategist presso il broker dealer INTL FCStone con sede negli Usa, ritiene inoltre che l’Italia non possa permettersi di pagare interessi sul suo debito superiori al 4% per lunghi periodi di tempo, senza cadere in quella “spirale della morte”, dove i costi di rinanziamento del debito aumentano più velocemente di quanto cresca il Pil, anche se Roma rimane in una condizione di surplus primario di bilancio.
“Se il Pil nominale in Italia salisse nel migliore dei casi del 3%, il governo dovrebbe comunque garantire un avanzo primario del 2%, soltanto per mantenere il debito costante”, ha aggiunto Deluard.
E il punto è che il surplus primario è atteso all’1,8% per quest’anno, in rialzo rispetto all’1,4% del 2017, ma al di sotto di quella soglia del 2% che sarebbe necessaria per mantenere costante il debito, per l’appunto.
Ci sono poi gli analisti di Citi, che intravedono in tassi superiori al 4% – dunque 50 pb in più rispetto ai valori attuali – il livello che scatenerebbe una accelerazione dei sell off sul debito italiano, e quelli di Goldman Sachs, per cui già uno spread che rimanesse stabile sopra i 300 punti base potrebbe richiedere un intervento dell’Italia o dell’Ue.
JP Morgan aggiunge infine che valori più elevati del differenziale si traducono in un rialzo degli interessi che finisce con il “divorare lo spazio di manovra fiscale”.
Per gli analisti di JPM, “un aumento di 100 punti base (dei tassi) nella curva dei rendimenti si traduce in un aumento di circa lo 0,15% del Pil della spesa per interessi in un dato anno”.