Giappone in piena occupazione, tasso posti di lavoro – candidati ai minimi da oltre 40 anni
Dall’1,45 di marzo, l’indice giapponese che scaturisce dal rapporto tra posti di lavoro vacanti e candidati nel mese di aprile è salito a 1,48. Lo ha annunciato il Ministro della Salute, del Lavoro e del Welfare. Si tratta del dato maggiore dal febbraio del 1974.
A quattro anni dall’avvio del piano di stimoli del premier Shinzo Abe, sono stati superati anche i livelli toccati nel 1990, quando in piena bolla le aziende si contendevano ferocemente le migliori risorse.
Il dato, così lontano dagli standard cui siamo abituati, evidenzia l’emergenza lavorativa del Sol Levante causata, in mancanza di immigrazione, dal calo della popolazione in termini assoluti e dal suo progressivo invecchiamento. L’indice tra nuovi posti di lavoro e nuovi candidati si è confermato a 2,13: per ogni 2 nuovi posti di lavoro vacanti c’è un nuovo candidato che cerca lavoro.
In un anno, i posti di lavoro vacanti sono cresciuti del 3,2% spinti dal +8,3% del comparto “trasporti e servizi postali”, dal +7,9% del manifatturiero e dal +6,9% delle costruzioni.
Il mese scorso il tasso di disoccupazione nipponico si è confermato, in linea con le attese, ai minimi dal giugno del 1994 al 2,8%, 40 punti base in meno sull’aprile 2016. Su base tendenziale il totale della forza lavoro è cresciuto di 800 mila unità a fronte di un calo delle persone alla ricerca di un’occupazione di 280 mila a 1,97 milioni di unità.
La contrazione della popolazione in età lavorativa, scesa nel 2016 di 0,7 milioni, marca la differenza maggiore con il picco del 1990, quanto erano invece i posti di lavoro ad aumentare in maniera tumultuosa.
Ovviamente si tratta di una condizione che contrasta gli sforzi della Bank of Japan e dell’esecutivo di rilanciare la crescita economica . La spinta inflattiva in arrivo dai salari non è ancora visibile poiché, rilevano gli analisti, da un lato si attendono conferme della sostenibilità dell’attuale situazione economica e dall’altro si teme la rigidità del mercato del lavoro. Inoltre, minori incrementi salariali sono legati al fatto che in Giappone non è frequente cambiare occupazione.
Ad aprile l’inflazione ha segnato un +0,4 annuo, decisamente lontano dal 2% auspicato dalla Banca centrale. “Un mercato del lavoro a questo grado di compressione rappresenta un indicazione che una buona dose di pressioni inflazionistiche sono in fase di sviluppo”, ha detto James Malcolm, economista di UBS. Per l’esperto, ripercussioni sui prezzi dovrebbero iniziare a manifestarsi nei prossimi mesi.