Gestori: correzione azionario all’orizzonte. Campanello d’allarme: sforata una media che vale da 90 anni
Una correzione dei mercati azionari è all’orizzonte, e potrebbe accadere nell’arco dei prossimi due mesi. E’ la previsione di Lothar Mentel, amministratore delegato e responsabile investimenti presso Tatton Investment Management, contattato da Cnbc.
“Crediamo che ci sia una certa probabilità di una correzione di mercato nel corso dei prossimi due mesi. Tuttavia, non è detto che ciò sia inevitabile, in quanto richiederebbe un elemento scatenante”.
L’esperto non è certo il solo a temere un brusco dietrofront delle borse. Diversi gestori e analisti parlano di un tale rischio, dopo il rally che ha portato l’indice S&P 500 a salire del 10% circa dal gennaio di quest’anno.
Cauto sull’outlook dell’azionario anche David Marsh, managing director di OMFIF, think tank indipendente: “Stiamo raggiungendo il picco, se non lo abbiamo già raggiunto, e credo che in ogni caso siamo destinati ad assistere a una correzione, e ci saranno anche buone ragioni perchè ciò avvenga”.
Un elemento che insospettisce gli analisti è il fatto che il ritorno totale dell’indice S&P ha raggiunto la media annua riportata negli ultimi 90 anni in meno della metà dell’anno (nel 2017); e questo significa che in sei mesi appena, gli investitori hanno incassato ritorni che, negli ultimi 90 anni, di solito incassavano in media in un anno intero.
E anche per l’azionario europeo, sottolinea Mentel, “a nostro avviso il rischio-probabilità più alto di un evento scatenante (della correzione) rimane un rallentamento della Cina, non la Corea del Nord o Trump“.
Christian Hille, responsabile della divisione multiasset presso Deutsche Asset Management, individua invece nella Corea del Nord e nella sua capacità di scatenare l’avversione al rischio un elemento che potrebbe dare il via a forti smobilizzi e che potrebbe essere visto come una ragione potenziale di una correzione di mercato.
“In generale, andando verso l’autunno, con i meeting della Bce e della Fed all’orizzonte, eventuali fraintendimenti o comunicazioni sbagliate da parte delle banche centrali potrebbero generare uno stress sui mercati, spingendo i tassi verso l’alto in modo notevole, provocando un allargamento degli spread e una flessione dei mercati azionari”.
Ancora Mentel di Tatton Investment Management -che ritiene che il rischio maggiore che incombe sui mercati sia rappresentato dalla Cina – sottolinea che “il secondo rischio più alto capace di scatenare una correzione del mercato è la reazione all’annuncio della Fed di smobilizzare gli asset presenti nel suo bilancio, acquistati nel corso dei piani di Quantitative easing precedentemente lanciati”.
In un contesto in cui la prudenza sembra prendere il sopravvento sull’outlook dei gestori, Hille di Deutsche Asset Management afferma di non prevedere, in ogni caso, una recessione negli Stati Uniti prima del 2019.