Gas naturale infrange il muro di 280 euro dopo il nuovo stop di Nord Stream
Occhi puntati sulle materie prime con il prezzo del gas naturale TTF (benchmark europeo) che cresce ancora e infrange la soglia dei 280 euro al MWh sulla piazza di Amsterdam. I contratti futures sul mese di settembre salgono infatti del 14% a 282,6 euro. L’impennata si registra dopo che la Russia ha comunicato la chiusura totale del gasdotto Nord Stream 1 a partire dal 31 agosto per tre giorni. Ufficialmente la motivazione è legata a lavori di manutenzione non programmati, ma tra gli operatori si diffonde il timore che le forniture possano non riprendere al termine del periodo.
Stop ai flussi di gas del Nord Stream
“La vera preoccupazione per il mercato è se i flussi riprenderanno dopo questo stop – sottolinea Warren Patterson, head commodities strategy di ING -. Gazprom ha affermato che una volta completati questi lavori, i flussi torneranno al 20% della capacità, che sarebbe invariata rispetto ai livelli attuali. Il mercato europeo mostra sempre più preoccupazione per l’evoluzione dei flussi russi man mano che si va verso la prossima stagione autunnale. Tuttavia, per ora i livelli di stoccaggio europei sono rassicuranti, attestandosi al 77%, che è sostanzialmente in linea con la media su 5 anni e ben al di sopra del 64% registrato nella stessa fase dell’anno scorso”. Chiaramente, conclude ING, “date le preoccupazioni sulla disponibilità dell’offerta, i prezzi dovranno rimanere a livelli elevati per garantire che continuiamo a vedere la necessaria distruzione della domanda”.
Prezzo del petrolio sotto pressione
Per quanto riguarda il petrolio, che stamattina vede le quotazioni del Wti e del Brent in calo di oltre un punto percentuale, il sentiment rimane piuttosto negativo, con il mercato ancora in attesa di ulteriori dettagli sull’andamento dei colloqui sul nucleare iraniano. “I rapporti suggeriscono che gli Stati Uniti hanno discusso con Regno Unito, Germania e Francia durante il fine settimana per esaminare la proposta dell’UE per un accordo nucleare”, sottolineano da ING.
Tuttavia, prosegue ING, “non è ancora chiaro dove si trovino gli Stati Uniti sull’ultima proposta dato il potenziale per oltre 1 milione di barili al giorno di fornitura aggiuntiva sul mercato. Il mercato segue intanto da vicino lo sviluppo dei colloqui. Un accordo (e la revoca delle sanzioni petrolifere) significherebbe un mercato più confortevole nella seconda metà del 2023. Al momento, presumiamo attualmente che non vi sia alcun aumento dell’offerta di petrolio iraniano”.