Gas naturale, Il boom produttivo pesa sui prezzi. Ma restano i limiti infrastrutturali
Il mercato del gas naturale è in movimento. Due fattori su tutti dimostrano come verrà ridisegnata l’offerta già nei prossimi mesi. Per primo nel 2018 gli Stati Uniti diventeranno un esportatore netto di gas naturale liquefatto (GNL). Il secondo fattore è che l’Iran ha già più che raddoppiato la produzione del suo maxi-giacimento South Pars, mentre la capacità produttiva cinese ha toccato un nuovo record a marzo. In altre parole, i timori di un eccesso di offerta globale continuano a pesare sui prezzi del gas naturale nel breve periodo, evidenziati da scorte ingombranti che rimangono del 15% al di sopra della media stagionale degli ultimi cinque anni.
Surplus commerciale
“Questo surplus – spiega Nick Leung, Research Analyst di WisdomTree – probabilmente si approfondirà sullo sfondo della spinta di Donald Trump per il dominio energetico americano, una mossa che incrementerà la capacità produttiva statunitense di gas naturale, nel tentativo di aumentare l’indipendenza energetica di Washington incoraggiando al contempo maggiori esportazioni verso l’America Latina e l’Asia”. Miglioramenti nei metodi di estrazione dello shale gas e il consolidamento continuo del settore agiranno da ulteriori catalizzatori per una maggiore offerta. “Di conseguenza, la crescita della produzione statunitense, a fianco a una maggiore produzione proveniente dall’Iran e dalla Cina, porterà probabilmente l’offerta a continuare a superare la crescita della domanda”, aggiunge Leung.
Prezzi congelati
Secondo lo strategist, per quanto riguarda l’impatto dell’attuale contesto produttivo sul mercato, e tralasciando la volatilità stagionale, i fondamentali macro non sostengono prezzi più elevati del gas naturale nel breve periodo. Tutto ciò si riflette nell’attuale struttura a termine per i futures, ragione per cui quelli legati al gas naturale rimarranno ancorati a uno stretto intervallo tra 2,8 e 3,2 dollari/MMBtu (10.000 milioni di unità termiche inglesi) fino al 2021. “La domanda globale di fonti energetiche più pulite ed efficienti – dice lo strategist – porterà naturalmente a un aumento della richiesta di gas naturale sia a livello internazionale che regionale. Quest’ultimo rappresenta già un terzo della produzione energetica statunitense, superando il carbone come principale fonte di energia, una tendenza che rispecchia ciò che accade in molti paesi dell’OCSE”. “A differenza del petrolio, tuttavia, l’aspetto infrastrutturale rimane un ostacolo fondamentale per la crescita e continuerà a rappresentare un limite all’accessibilità globale, a meno che non siano effettuati investimenti significativi, come per esempio nuovi gasdotti o terminali di esportazione”, conclude Leung.