Notizie Notizie Mondo Fuga dalla borsa di Mosca dopo sanzioni Usa. Rusal precipita di oltre -40%, scatena panico in mercato alluminio

Fuga dalla borsa di Mosca dopo sanzioni Usa. Rusal precipita di oltre -40%, scatena panico in mercato alluminio

10 Aprile 2018 10:13

Asset finanziari russi nell’occhio del ciclone, dopo l’annuncio, venerdì scorso, di sanzioni dell’amministrazione Trump contro il cuore della finanza e dell’economia della Russia. In tutto, le misure punitive hanno colpito sette oligarchi, 12 aziende che possiedono o controllano e 17 alti funzionari governativi russi. I nomi erano già presenti nella lista nera Kremlin Report, che era stata stilata a fine gennaio.

Le sanzioni, che impediscono agli imprenditori di fare affari con gli Stati Uniti e che congelano i loro asset, sono state applicate anche a segutio della crisi diplomatica nata con l’avvelenamento, nel Regno Unito, dell’ex spia russa Sergei Skripal. 

Immediatata la reazione del Cremlino, che ha criticato fortemente le sanzioni, aggiungendo che farà “il possibile per minimizzare le loro conseguenze negative”.

Dal canto suo, Washington ha motivato le misure affermando di aver colpito individui e aziende che traggono beneficio dalle “attività malefiche” che la Russia promuove in tutto il mondo.

Tra i magnati russi più colpiti c’è soprattutto lui, Oleg Deripaska: nel forte sell off che si è scatenato ieri alla borsa di Mosca, e che ha colpito anche il rublo e i bond russi, le aziende controllate da Deripaska si sono messe in evidenza per essere state così tra le vittime più illustri.

Il colosso dell’alluminio Rusal, in particolare, primo nel settore in Russia e secondo al mondo, ha quasi dimezzato il suo valore, precipitando alla borsa di Hong Kong (che ieri aveva chiuso tra l’altro con un rialzo dell’1,76%),  di oltre -40% (esattamente fino a -41,8%) nelle contrattazioni di lunedì.

Il titolo è sceso fino a 2,70 dollari di Hong Kong, al valore minimo dall’ottobre del 2016. Rusal era già crollata del 16% alla borsa di Mosca nella seduta di venerdì scorso.

Intervistato da Reuters, un direttore del reparto vendite di azioni ha spiegato l’intensità del crollo, con il fatto che le sanzioni imposte dagli Stati Uniti richiedono che gli investitori sottoposti alla giurisdizione Usa smobilizzino i titoli entro un mese.

Il dipartimento del Tesoro Usa, nello stilare il Kremlin Report, ha reso noto di fatto che gli investitori hanno tempo fino al prossimo 7 maggio per “disinvestire o trasferire debiti (dunque bond), azioni e altre partecipazioni” di EN+, Rusal e nel produttore di veicoli russo GAZ.

EN+, l’altra azienda controllata da Deripaska e attiva nel settore dell’alluminio e nell’energia idroelettrica è crollata del 25% alla borsa di Londra.

Tra gli altri oligarchi colpiti dalle sanzioniu c’è anche Alexei Miller, direttore del gigante energetico statale Gazprom.

La fuga degli investitori dagli asset finanziari russi è stata immediata e a livelli record: l’indice di riferimento MOEX Russia Index è scivolato dell’8,6%, soffrendo la perdita più forte dal marzo del 2014; il rublo ha ceduto fino a -4,1% contro il dollaro, riportando la flessione più sostenuta dal 2016. L’indice azionario denominato in dollari RTS è scivolato dell’11%.

Il sell off è stato alimentato, oltre che dalle sanzioni, anche dalle minacce di Donald Trump, che ha condannato il recente attacco del governo siriano a Douma, avvertendo che se le indiscrezioni su un attacco chimico verranno confermate, il regime di Bashar al Assad e i suoi alleati Russia e Iran “pagheranno un prezzo alto”.

Washington ha spiegato che le sanzioni imposte venerdì scorso sono legate agli interventi della Russia in Crimea, Siria e Ucraina così come alla sua interferenza nell’Occidente, avvenuta secondo l’amministrazione Trump anche per mezzo di attacchi cibernetici. 

Così il ministero del Commercio Usa aveva motivato l’imposizione delle sanzioni:

“Il governo russo è coinvolto in una serie di attività maligne nel mondo, inclusa l’occupazione della Crimea e l’istigazione alla violenza nell’Ucraina orientale, la fornitura di armamenti al regime di Assad mentre bombarda i suoi civili, i tentativi di sovvertire le democrazie occidentali e attività cibernetiche maligne”.

Gli oligarchi russi sono stati accusati di trarre profitto dalle attività presunte con cui Putin starebbe cercando di destabilizzare l’Occidente e anche di essere coinvolti nei tentativi russi di interferire con le elezioni degli Stati Uniti nel 2016. 

Intanto, il panico che si è scatenato sul futuro di Rusal ha scatenato il cosiddetto panic buying dei trader sull’alluminio, a causa delle preoccupazioni sull’offerta del metallo.

L’effetto è stato un balzo fino a +4% per il contratto dell’alluminio con scadenza a tre mesi sull’alluminio, scambiato sul London Metal Exchange di Londra, a $2.124 la tonnellata.

E’ stata la stessa Rusal ad avvertire che le sanzioni potrebbero tradursi in default tecnici su alcune obbligazioni che il colosso ha emesso, “danneggiando in modo significativo il business e le prospettive del gruppo”.