Ftse Mib, i migliori e peggiori della settimana: rialzi per Tim, giù Campari

Fonte immagine: istock
Volatilità ancora protagonista sui mercati finanziari. Il mese di marzo continua ad essere caratterizzato da una elevata incertezza, con le preoccupazioni per la guerra commerciale e le prospettive economiche che continuano ad allontanare gli investitori dai listini (soprattutto Usa) e a portarli verso i beni rifugio, come l’oro che proprio oggi si è spinto per la prima volta oltre la soglia psicologica dei 3000 dollari l’oncia.
La guerra commerciale resta il tema caldo in una settimana che è stata scandita da numerosi annunci in questa direzione. L’ultimo in ordine di tempo è stato quello di Donald Trump che ha minacciato tariffe del 200% sugli alcolici europei dopo l’annuncio di contromisure lanciato nei giorni scorsi proprio dall’Unione Europea. E sulla querelle dazi è intervenuta oggi anche la presidente della Bce, Christine Lagarde, che ha lanciato un avvertimento riguardo l’escalation commerciale avviata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che potrebbe avere un impatto dannoso sull’economia mondiale. “Se dovessimo assistere a una vera e propria guerra commerciale ci sarebbero gravi conseguenze”, ha dichiarato alla BBC. “Per la crescita e per i prezzi in tutto il mondo, ma in particolare negli Stati Uniti.”
A livello macroeconomico sono arrivati nel corso dell’ottava alcuni spunti che hanno fatto tirare un sospiro di sollievo ai mercati. Prima l’inflazione che ha mostrato un rallentamento a febbraio, sia nella versione core sia headline, e ieri l’indice dei prezzi alla produzione in discesa che ha alimentato le aspettative di tagli dei tassi della Fed. Proprio la settimana prossima si attende la riunione della banca centrale Usa che dovrebbe, tuttavia, mantenere invariato il costo del denaro ma potrebbe dare indizi sulle prossime mosse anche alla luce della politica commerciale di Trump.
Un contesto che vede i mercati europei e quelli americani che continuano ad essere disallineati in termini di performance dall’inizio dell’anno. Una condizione, avvertono da XTB, che non potrà essere sostenibile nel lungo periodo.
Alla luce di questo scenario, in un clima che resta incerto, il vero protagonista sui mercati è stato l’indice Vix che da inizio anno ha messo a segno un rialzo di quasi il 30% e anche questa settimana chiude con un saldo positivo. Osservando, invece, le performance dei principali indici l’ottava si chiude una prevalenza di segni negativi sia in Europa sia a Wall Street. Ma se nel vecchio continente i ribassi sono contenuti, per gli indici Usa è una nuova settimana cali sopra il 2%.
Vediamo i titoli migliori e peggiori del Ftse Mib della settimana (dati alle 17:15 del 14 marzo 2025).
I titoli migliori della settimana
Classifica | Migliori 5 | Var% 1 weekly | Ultimo prezzo |
1 | LEONARDO | 8,9% | 47,05 |
2 | TELECOM ITALIA | 7,6% | 0,30 |
3 | IVECO GROUP | 4,7% | 16,28 |
4 | PIRELLI & C | 4,6% | 5,90 |
5 | PRYSMIAN | 4,1% | 56,48 |
Leonardo, Tim e Iveco. Sono questi i migliori titoli del Ftse Mib della seconda settimana di marzo, con Telecom Italia che si è messa in luce soprattutto oggi con la revisione al rialzo del target price da parte di Barclays. Il nuovo tp è salito a 0,40 euro da 0,37 euro (sia per le azioni ordinarie sia per le risparmio) ed è stato confermato il rating overweight sulle ordinarie ed equal weight sulle risparmio.
“Continuiamo a vedere un rischio/rendimento molto interessante e aumentiamo il nostro target price a 0,40 euro per azione“, scrivono gli analisti della banca d’affari inglese.
I titoli peggiori della settimana
Classifica | Peggiori 5 | Var% 1 weekly | Ultimo prezzo |
1 | CAMPARI | -7,3% | 5,75 |
2 | STMICROELECTRONICS | -5,0% | 22,54 |
3 | AMPLIFON | -4,1% | 20,01 |
4 | INTERPUMP | -3,8% | 35,60 |
5 | STELLANTIS | -2,9% | 11,31 |
Sul fronte delle vendite il terzetto di peggiori titoli della settimana è composto da: Campari, STMicroelectronics e Amplifon. A pesare sulle performance di Campari, in particolar modo, è l’ultima minaccia di dazi di Trump al 200% su vini e alcolici europei che ieri ha messo sotto pressione le big europee del settore beverage. “La minaccia di dazi al 200% pensiamo sia da intendersi come puramente negoziale, e riteniamo improbabile che si concretizzi in queste proporzioni. Tuttavia indubbiamente queste dichiarazioni aumentano la probabilità che dei dazi aggiuntivi sull’import di vino e alcolici europei in US vengano effettivamente introdotti”, segnalano gli analisti di Equita.