Ftse Mib, i migliori e i peggiori di dicembre: bene gli industriali, deboli i finanziari
Dopo un mese di novembre da record, i principali listini azionari a livello globale hanno preservato la tonicità anche a dicembre, archiviando così un’ottima annata in termini di performance.
In questo articolo facciamo il punto sull’ultimo mese del 2023, analizzando il contesto macroeconomico in cui ci troviamo e i titoli migliori e peggiori del Ftse Mib di dicembre.
Occhi puntati su tassi e inflazione
L’ottimismo sui mercati azionari continua, ormai da 2 mesi, ad essere alimentato dalle aspettative sui tassi di interesse, con il mercato che (nonostante alcuni tentativi dei banchieri centrali di smorzare l’entusiasmo) sconta già nella prima parte del 2024 le prime svolte di politica monetaria.
Nel dettaglio, se andiamo ad analizzare il CME FedWatch Tool vediamo come gli analisti si aspettano che, nella prossima riunione del 31 gennaio 2024 (la prima dell’anno nuovo), la Fed mantenga con una probabilità superiore all’85% i tassi nel range attuale 5,25-5,5%. Tuttavia, se allarghiamo lo sguardo alla riunione successiva del 20 marzo 2024, il mercato sconta con una probabilità del 73% un primo taglio dei tassi di 25 punti base.
Sostanzialmente stessa view anche sul fronte Bce, con il mercato che si aspetta che i tassi abbiano raggiunto il loro picco e quindi già dalle prime riunioni del 2024 si possano concretizzare i primi tagli del costo del denaro.
L’inflazione si avvicina ai target
Queste aspettative di riduzione del costo del denaro sono trainate dall’ulteriore rallentamento dell’inflazione su entrambe le sponde dell’Atlantico, in un contesto in cui molti economisti prevedono un atterraggio morbido per l’economia statunitense.
Nel dettaglio, a novembre il tasso annuo di inflazione dell’Area Euro è sceso al 2,4%, il livello più basso da luglio 2021; mentre l’inflazione core (che esclude i prezzi più volatili di energia, cibo, alcol e tabacco) si è confermata al 3,6%, il valore più basso da aprile 2022.
Tuttavia, per il 2024, la banca centrale europea prevede che l’inflazione diminuirà più lentamente a causa anche della graduale eliminazione delle misure fiscali adottate in passato volte proprio a limitare le ripercussioni dello shock dei prezzi energetici.
Stesso andamento anche negli Stati Uniti con la crescita dei prezzi che a novembre ha rallentato al 3,1%, con l’inflazione core che è rimasta al 4%.
Proprio in tema inflazione, settimana prossima saranno pubblicati i dati sull’inflazione dell’Eurozona, importanti per valutare i possibili scenari di politica monetaria della Bce.
Il ritorno della propensione al rischio a dicembre è stato sostenuto anche dal calo del dollaro e dei rendimenti dei titoli del Tesoro americano, che dai recenti massimi pluriennali (dal 2007) intorno al 5% ha già perso il 22% circa, trovandosi così al momento a quota 3,8%.
Le performance degli indici a dicembre
In Eurozona, l’indice Ftse mib ha chiuso il mese di dicembre con un rialzo di circa il 2% (dopo il vigoroso rally di novembre archiviato con un profitto del 7%). Il paniere principale di Piazza Affari ha così superato ampiamente l’area psicologica dei 30.000 punti, archiviando il 2023 (a quota 30.318 punti, livello più alto dal 2008) in cima alle borse europee con un guadagno del +28% circa. In tal senso, teniamo presente che da inizio anno l’indice azionario europeo rappresentato dallo Stoxx Europe 600 mostra un rialzo del +13% circa.
Acquisti anche su gli altri indici del Vecchio continente, con l’indice Dax di Francoforte che chiude dicembre con un rialzo del +3% su nuovi massimi storici, ma anche sul Cac40 francese (+3%), mentre più debole ma in territorio positivo l’Ibex35 spagnolo (+0,4%, dopo però l’11,5% di novembre).
Performance positive anche a Wall Street, con l’indice S&P 500 che si appresta ad archiviare dicembre con un guadagno del +4%, con ben nove settimane consecutive di rialzi che hanno condotto l’indice delle mega cap statunitensi molto vicino ai massimi storici in area 4.800 punti (+23% circa da inizio anno).
Molto bene anche il Nasdaq 100 che a dicembre ha guadagnato il +5% circa, portando così il bilancio da inizio anno ad un ottimo +42%, il miglior indice da inizio anno a livello globale.
In questo contesto, brilla anche l’oro che è balzato su nuovi massimi storici in scia alle tensioni in Medio Oriente, ma anche a causa della debolezza del dollaro e dei rendimenti obbligazionari.
Titoli migliori del Ftse Mib: bene Cuccinelli
All’interno del paniere principale di Piazza Affari, hanno sovraperformato in particolare alcuni titoli del comparto industriale. In tal senso, buon andamento per Prysmian che chiude dicembre con un balzo del +16%, ma anche per Iveco Group e Interpump Group che chiudono l’ultimo mese dell’anno con rialzi rispettivamente del +9,5% e del +10%.
In cima al listino principale troviamo Brunello Cuccinelli che ha beneficiato dell’ingresso sul listino principale di Piazza Affari, archiviando così dicembre con un ottimo +18%.
Molto bene anche le performance di Telecom Italia (+11,7%) e Finecobank (+11%).
Titoli peggiori del Ftse Mib: Male Bper e Ferrari
Al contrario, dicembre è stato un mese sostanzialmente all’insegna della debolezza per alcuni titoli del comparto finanziario. In tal senso, il titolo peggiore è stato Bper Banca che archivia il mese poco sopra a 3 euro con un crollo del -12,5%, ritracciando così dai recenti massimi pluriennali messi a segno sopra i 3,5 euro.
Vendite anche su Banco BPM che archivia il mese in calo del -6%, ma anche su Banca Monte dei Paschi di Siena che cede il 2%.
Prese di profitto anche su Ferrari che ritraccia dai massimi storici e chiude dicembre con un calo del 9%.