Ft: attenzione a mix crisi politica + doom loop. Per UniCredit e Intesa esposizione BTP è già poison pill
Il problema del doom loop, ovvero della correlazione che esiste tra le banche e i BTP che le banche stesse hanno in portafoglio, torna protagonista in un articolo del Financial Times dedicato alle conseguenze della crisi politica italiana. Conseguenze che potrebbero essere negative per i BTP & Co, ovvero per il debito sovrano del made in Italy e, dunque, per gli istituti di credito del paese.
Leggi Titoli banche Italia prezzano uno ‘spread virtuale’ ben più alto, ecco le più esposte sui Btp
La tensione politica, si legge nell’articolo “Corporate Italy buckles up for latest political rollercoaster”, è decisamente schizzata, in una situazione caratterizzata dal “collasso del governo e dalla prospettiva di elezioni anticipate a ottobre”: “situazione quasi senza precedenti”, sottolinea il quotidiano, se si considera che imminente è la stagione in cui dovrebbe essere varata la legge di bilancio, ovvero la manovra economica.
Per la Corporate Italia, “specialmente per le banche, che detengono importanti quote del debito sovrano italiano e hanno un libro prestiti esposto a un’economia reale stagnante, l’aumento della febbre politica rischia di arrivare a un livello troppo alto da poter essere considerato in zona comfort”.
Viene ricordato tra le altre cose che “l’ultima crisi politica è esplosa in forma drammatica in un paese che ha visto avvicendarsi più di 60 governi dalla Seconda Guerra Mondiale”.
L’FT ribadisce che le opzioni allo studio del Colle “includono la formazione di un altro governo, come una coalizione tra il M5S e il centrosinistra senza che si vada alle urne, o un governo di garanzia che possa magari stilare la manovra. Oppure, l’Italia potrebbe tornare al voto, con la probabilità che il partito più di destra e euroscettico di Europa, ovvero la Lega, vinca“.
Il quotidiano finanziario britannico si pone di conseguenza la seguente domanda: “chi (e cosa) sarebbe a rischio nel caso in cui dovesse diffondersi un contagio italiano?” Riferimento all’analisi di Citi, che fa notare come “i dati di Bankitalia relativi al debito governativo italiano, di norma il primo veicolo di contagio, lascino pensare che una qualsiasi crisi italiana, oggi, sarebbe più contenuta rispetto a quella della crisi delle banche e dei debiti sovrani europei del 2011-2012″.
Tuttavia, Citi avverte anche “che un tale scenario cambierebbe nel caso di downgrade del debito sovrano (da parte delle agenzie di rating). Rispetto al 2011, (infatti), e stando a tutte le tre principali agenzie (Fitch, Standard & Poor’s e Moody’s), l’Italia ha un rating più vicino al livello inferiore all’ “investment grade” (è duhnque più vicina al junk)”.
“Le più vulnerabili (in caso di downgrade) si confermerebbero così le banche italiane, che detengono titoli governativi italiani per un valore di quasi 400 miliardi di euro, all’incirca stabile dal 2013, secondo Bankitalia – scrive il Financial Times – I residenti italiani, famiglie e istituzioni non finanziarie, detengono meno di 100 miliardi di euro, mentre altre istituzioni finanziarie al di fuori dell’Italia, presenti soprattutto in Europa, possiedono debito italiano per 460 miliardi di euro”, un fattore che sicuramente non le lascerebbe “immuni” a una crisi italiana.
L’FT puntualizza anche come i titoli UniCredit e Intesa SanPaolo abbiano perso quasi il 40% e il 30%, rispettivamente, nel corso degli ultimi 12 mesi. E che “alcuni banchieri sottolineano che una nuova crisi potrebbe portare alcune banche italiane di media dimensione, come Banco BPM e Ubi Banca, in una nuova fase di consolidamento, da tempo ambìta”.
Il punto è che “le fusioni sono già difficili a realizzare quando le cose vanno al meglio” e che “le grandi quantità di bond italiani presenti nei bilanci delle banche italiane più grandi, UniCredit e Intesa SanPaolo, vengono viste come una ‘poison pill’ in relazione a qualsiasi operazione estera e transnazionale” che si potesse presentare.
“E’ più probabile che all’orizzonte ci siano nuovi tagli alla forza lavoro”, si legge ancora. E, a tal proposito, l’FT cita i rumor i Bloomberg, che a luglio ha comunicato che UniCredit starebbe considerando fino a 10.000 tagli alla forza lavoro”. E il sindacato Fabi, a tal proposito, si è già espresso in modo inequivocabile.
Il quotidiano finanziario conclude scrivendo che “per chi sta tornando dalle vacanze di agosto, il messaggio della nuova stagione è il seguente: allacciate le cinture di sicurezza”.