Notizie Valute e materie prime Forex: vendite su dollaro dopo parole Mnuchin a Davos. Euro oltre quota 1,24$ aspettando Draghi

Forex: vendite su dollaro dopo parole Mnuchin a Davos. Euro oltre quota 1,24$ aspettando Draghi

25 Gennaio 2018 08:53

Sul mercato forex rimane sotto i riflettori la debolezza del dollaro, dopo le dichiarazioni rilasciate a Davos, dove è in corso la 48esima assemblea annuale del World Economic Forum, dal segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, e dal segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross. Sono soprattutto le parole di Steven Mnuchin che non si è detto preoccupato per le sorti del biglietto verde a pesare sull’andamento della valuta americana. 

Dollaro a confronto

(fonte Bloomberg)

 

“Ovviamente, un dollaro più debole è positivo per il commercio, mentre nel lungo periodo la forza del dollaro riflette un’economia Usa in salute“, ha dichiarato Mnuchin ai giornalisti presenti a Davos sottolineando che “nel breve termine il valore della valuta non rappresenta una fonte di preoccupazione”. Dopo le parole del segretario Usa il biglietto verde, che non ha iniziato il 2018 all’insegna degli acquisti, ha continuato a percorrere la strada dei ribassi. Con il Dollar Index (indice che misura l’andamento del dollaro statunitense in relazione a un paniere composto da altre sei valute) che viaggia sotto la soglia di 89 punti (88,90 prima dell’avvio delle Borse europee). “Il messaggio – ha sottolineato Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partner – è stato in un certo senso accentuato dalle dichiarazioni del ministro del Commercio Usa Ross, che ha sostenuto tra l’altro che una “Trade War” viene combattuta da un bel po’ di tempo, e che l’unica differenza recente è che gli Stati Uniti sono passati al contrattacco”. Adesso si attendono le parole del presidente Usa Donald Trump con l’atteso discorso che pronuncerà domani.

Secondo Giuseppe Sersale fa notare che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, “non si è fatto scrupolo di varare un piano di stimolo fiscale, finanziato con aumento del deficit in una fase in cui il ciclo era robusto e maturo, le aziende statunitensi avevano pieno accesso a capitale e credito a costi bassi e il mercato del lavoro era prossimo alla piena occupazione. Sta anche spingendo la deregulation finanziaria e liberando le banche e sta uscendo da tutti gli accordi sul clima, etichettati come inutili e costosi. Non fa che magnificare la performance dell’azionario, ottenuta in gran parte grazie ai sopracitati provvedimenti. E ancora rinvia i problemi di finanza pubblica utilizzando rimedi della durata di poche settimane e ora mina apertamente le fondamenta del dollaro per guadagnare competitività per un’economia Usa già agevolata dal calo della corporate tax e dalla ridiscussione degli accordi commerciali. Tutto ciò, sospendendo il giudizio sui cambiamenti da lui voluti e/o provocati alla Fed, sugli effetti dei quali non ci si può ancora esprimere”. Insomma, Sersale intravede “le caratteristiche di una politica votata a barattare successi di breve con problemi nel lungo periodo ci siano tutte. Condizioni ideali per la formazione di una nuova bolla speculativa nei prossimi 18/24 mesi”.

Il tutto mentre l’euro continua la fase di apprezzamento sul dollaro anche alla luce delle indiscrezioni su un possibile rinvio della pubblicazione delle nuove regole Bce su Non performing loans (Npl), il cosidetto addendum. E adesso si attendono le parole del presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, che terrà oggi a partire dalle 14.30 la conseuta conferenza stampa che segue l’annuncio ufficiale sulle decisioni di politica monetaria.
“La parola passa allora a Draghi, per verificare quanto spazio dedicherà alla tematica valutaria prima di arrivare l’8 marzo ad un aggiornamento delle stime su inflazione e crescita – commentano gli esperti dell’ufficio studi di Mps Capital Services -. Le premesse per una conferenza stampa quasi monotematica sul cambio come fu quella dell’8 di settembre ci sono tutte. L’8 settembre l’euro/dollaro segnò un picco massimo relativo in prossimità di 1,21 prima di tornare poi intorno a 1,1550 nell’arco di un paio di mesi”.