Fondi legati al VIX, bomba ad orologeria da $8 miliardi. Barclays: con deleveraging rischio sell off azioni da $225 miliardi
Un articolo di Bloomberg definisce queste ultime creazioni dei colossi di Wall Street una vera e propria bomba a orologeria, del valore di $8 miliardi. Il riferimento è, nello specifico, a tutti quei prodotti finanziari legati al VIX che, in un’era di tassi bassi in tutto il mondo, hanno attratto gli investitori alla ricerca disperata di alti rendimenti come il miele con le api.
Ora questi prodotti sono esplosi in modo spettacolare, e l’ondata di shock potrebbe essere solo all’inizio.
L’ultima grande scommessa finita male fa parte degli ultimi prodotti di ingegneria finanziaria, che hanno trasformato le oscillazioni al rialzo e al ribasso del mercato azionario in un’asset class ad hoc, che è stata poi a sua volta venduta come un pacchetto agli investitori: oggetto di trading come le azioni ma, come le ultime vicende hanno dimostrato, decisamente più rischiosa.
Dopo gli asset-backed securities, in particolare gli asset garantiti dai mutui, che hanno fatto cadere il castello di carta di Wall Street generando la crisi finanziaria del 2008, gli ‘architetti’ finanziari hanno dato vita a questi nuovi strumenti macina-soldi.
E come al solito la compiacenza ha mascherato grandi pericoli, venuti alla luce nel tempo di qualche giorno, con l’improvvisa impennata della volatilità (+300% nell’ultimo mese), che ha fatto emergere la natura rischiosa di queste puntate ribassiste.
Nel panorama finanziario di questi ultimi anni, molto successo avevano avuto ETN ed ETF che avevano deciso di scommettere sull’assunto secondo cui la volatilità – misurata dal VIX, CBOE Volatility Index – sarebbe rimasta bassa.
I fondi shortavano praticamente il VIX e tra di essi uno dei più popolari, il VelocityShares Daily Inverse VIX Short-Term ETN (XIV) di Credit Suisse, dopo aver raccolto $1,9 miliardi di investimenti, è stato costretto a chiudere i battenti ieri.
Bloomberg riporta che più di una decina di altri fondi ha visto il proprio valore crollare a zero.
Tra le banche, Barclays è stata la prima a vendere ETN legati alla volatilità Usa, il fondo VXX. Oltre a Credit Suisse, nel giro di scommesse accumulate nel corso degli ultimi anni, si è fatta notare anche la presenza di UBS e Citigroup. Il colosso elvetico non è stato l’unico a liquidare il suo fondo.
Anche la banca giapponese Nomura ha annunciato la chiusura di un prodotto simile, che premiava chi scommetteva contro la volatilità, porgendo ai clienti “le scuse dal profondo del nostro cuore, per aver provocato grandi inconvenienti agli investitori”.
Il prodotto che shorta la volatilità e che fa capo a ProShares, attiva nel mondo degli ETF, pur se sospeso dalle contrattazioni, ha reso noto invece che continuerà a operare “come al solito”, visto che la performance “è in linea con gli obiettivi”.
E se fino a ieri JP Morgan stimava uno smobilizzo da tali fondi di un valore di $100 miliardi, Barclays ritiene che la fuga dai fondi legati alla volatilità potrebbe tradursi in vendite di azioni per un valore di $225 miliardi. Il colosso britannico calcola che asset per $500 miliardi circa sono legati ai fondi che hanno come obiettivo un livello preciso di volatilità.
Stando ai dati di Goldman Sachs, questi fondi hanno inoltre un’esposizione del 30% verso i bond e un’allocazione variabile verso l’azionario che potrebbe comportare una vendita dei futures, che rappresentano il 15% dei loro asset.
Tale fattore, concorda Goldman Sachs, “potrebbe mettere sotto pressione l’azionario nei prossimi giorni, sebbene gli stessi flussi potrebbero anche essere compensati da buyback societari e da investitori che puntano sui fondamentali”, hanno scritto gli strategist in una nota di martedì.