Fondi attivisti: su 156 aziende nel mirino, 12 sono in Italia
Crescono le aziende italiane quotate potenzialmente nel mirino dei fondi attivisti. A dirlo l’ultimo rapporto pubblicato dall’osservatorio di Alvarez & Marsal, (A&M), società internazionale della consulenza specializzata nei processi di trasformazione aziendale e del business, secondo cui l’attivismo dei fondi è complessivamente in crescita ma non nella stessa misura in tutti i Paesi monitorati, UK, Germania Francia, Spagna, Svizzera, Italia, Benelux e Paesi Scandinavi.
“L’attivismo di alcuni investitori rappresenta una forte spinta alla trasformazione aziendale, ma potrebbe in alcuni casi portare ad una distruzione di valore se fosse unicamente volta al trading speculativo di lungo termine. Prevenire eventuali attacchi sarebbe un beneficio per tutti, azionisti, lavoratori, fornitori e stakeholder” come spiega Alberto Franzone Managing Director di Alvarez & Marsal in Italia.
I dati salienti che emergono dal rapporto
Dal rapporto emerge che su oltre 1715 aziende prese in considerazione in Europa, la stima di A&M è che di queste ben 156 saranno prese di mira dagli attivisti nei prossimi 12-18 mesi. Tra queste ultime, 12 saranno in Italia, in aumento rispetto al 2017 quando le aziende con un giudizio di alta probabilità di essere target erano 11. Proprio guardando all’Italia – dice il rapporto – l’attrattività aumenta insieme a quella di Francia, Germania e Regno Unito, mentre al contrario diminuisce l’appeal delle aziende svizzere e scandinave. Gli activist stanno diventando sempre più impazienti, concedendo meno tempo ai CdA per gestire le scarse performance.
Inoltre altro dato che emerge dal report è che il tempo medio tra la prima avvisaglia di sottoperformance e l’azione si è ridotto, passando da poco più di 2 anni nel 2016 a 1 anno e 8 mesi attuali.
Quali sono gli indicatori che influenzano l’aggressività dei fondi attivisti
Secondo il rapporto gli indicatori che influenzano l’aggressività dei fondi attivisti sono:
- La variabilità della performance delle diverse aree di business di una società accresce il rischio attivista, da parte di quegli investitori che vedono nei business più deboli opportunità di miglioramento oppure di valorizzazione attraverso cessione
- Nel prossimo futuro il settore più esposto al rischio attivista sarà quello dei Beni di consumo alle prese con la disruptiongenerata dai canali retailalternativi, la contrazione della spesa dei consumatori e l’aumento dei costi. Seguono gli Industriali, l’Healthcare e l’IT. Energia e materie prime al contrario non rientrano nel radar degli attivisti, grazie alla ripresa dei prezzi delle commodity che hanno spinto al rialzo i profittiLa maggiore capitalizzazione: mediamente secondo lo studio la capitalizzazione di mercato media delle aziende a rischio, è di 17,58 milioni di dollari, maggiore rispetto all’ultima rilevazione di settembre 2017 (superior del 6,7 %)
- un ampio range di profittabilità tra le diverse divisioni, cattura l’attenzione degli investitori attivisti
- Gli attivi della società: i fondi attivisti prediligono aziende i cui attivi siano superiori alla media del settore
- La composizione del board: la maggiore presenza femminile nei consigli di amministrazione riduce la probabilità di finire nel mirino degli investitori attivisti.