Fmi, Georgieva: ‘rallentamento globale sincronizzato, mondo rischia Muro di Berlino digitale’
Kristalina Georgieva, neo direttrice del Fondo Monetario Internazionale, ha inaugurato il suo mandato – iniziato ufficialmente lo scorso 1° ottobre – con un avvertimento alle economie di tutto il mondo.
Le tensioni e i conflitti commerciali, ha detto, hanno provocato “un rallentamento sincronizzato” a livello globale, che potrebbe costringerei governi a lanciare misure coordinate di stimoli fiscali. Georgieva ha reso noto che una nuova ricerca dell’Fmi mette in evidenza che gli effetti cumulativi dei conflitti commerciali potrebbero tradursi in una riduzione del Pil globale di $700 miliardi, entro il 2020, attorno allo 0,8% circa.
L’analisi dell’Fmi include l’aumento dei dazi che il presidente americano Donald Trump ha annunciato di voler imporre sulle importazioni Usa di beni cinesi che non sono stati ancora colpiti dalle tariffe punitive, e che hanno un valore di $300 miliardi circa.
Gran parte delle perdite del Pil globale, ha precisato Georgieva, arriverà dal deterioramento della fiducia delle imprese e dalle reazioni negative dei mercati.
Il nuovo numero uno dell’Fmi ha così preannunciato che, in occasione dei meeting autunnali che si terranno la prossima settimana, il Fondo taglierà nel suo World Economic Outlook le stime di crescita del Pil mondiale, relative sia al 2019 che al 2020. La pubblicazione del rapporto è prevista per il prossimo 15 ottobre. L’istituzione aveva già tagliato lo scorso luglio l’outlook sulla crescita mondiale al 3,2% per il 2019 e al 3,5% per il 2020, in quello che era stato il suo quarto downgrade dallo scorso ottobre.
“Prevediamo per il 2019 una crescita inferiore dell’economia in quasi il 90% del mondo – ha detto – L’economia globale versa ora in una fase di rallentamento sincronizzato. Questo significa che quest’anno la crescita scenderà al ritmo più basso in dieci anni”.
Georgieva – che ha preso il posto di Christine Lagarde alla guida del Fondo Monetario Internazionale, ha avvertito, anche, che il mondo rischia di trovarsi di fronte a “un muro di Berlino digitale”, in quanto costretto a selezionare gli operatori hi-tech con cui poter fare affari.
“L’incertezza – scatenata dalla guerra commerciale, ma anche dalla Brexit e dalle tensioni geopolitiche – sta frenando il potenziale delle economie”.
Riguardo alla politica monetaria globale, secondo il numero uno del Fondo, le banche centrali devono continuare a mantenere bassi i livelli dei tassi di interesse laddove ciò sia appropriato, “soprattutto se si considera che l’inflazione rimane debole in molti paesi e che la crescita complessiva si sta indebolendo”.
Detto questo, tassi di interesse molto bassi o anche sotto lo zero possono comportare “effetti collaterali negativi e conseguenze inaspettate” e tradursi, di conseguenza, in vulnerabilità finanziarie. In ogni caso, “le politiche monetarie non possono fare il lavoro da sole. La politica fiscale deve giocare un ruolo centrale”.