First Republic-JPMorgan, Dimon: ‘crisi banche finita’
JPMorgan acquista First Republic, per AD Dimon crisi finita
“Questa parte della crisi è finita”. Così Jamie Dimon, ceo di JP Morgan, nel commentare l’acquisizione di First Republic, l’ennesima banca regionale Usa che ha fatto crac, dopo il fallimento di Silicon Valley Bank (Svb) e di Signature Bank.
Per essere precisi c’è anche Silvergate, banca crypto come Signature Bank, ad aver chiuso i battenti, portando dunque a quattro il numero complessivo degli istituti di credito americani che sono saltati in aria nel giro di due mesi appena.
La fine di First Republic, così come quella della banca californiana delle start up SVB, è avvenuta sulla scia di una corsa agli sportelli che ha provocato una forte emorragia per i depositi del gruppo.
I numeri sono stati resi noti la scorsa settimana, quando First Republic ha annunciato come il bank run abbia fatto crollare i depositi di oltre il 40% , nel primo trimestre dell’anno, portandoli a cadere a quota 105 miliardi di dollari circa.
Su base netta, la perdita dei depositi è stata di 72 miliardi di dollari, ma avrebbe potuto superare i 100 miliardi di dollari se 11 banche americane, incluse JP Morgan (in primis) e Goldman Sachs, non fossero intervenute nei giorni del panico più totale di marzo per blindare l’istituto con una iniezione di liquidità di $30 miliardi. Una iniezione di liquidità che però non è bastata,visto che la banca ha continuato a pagare la crisi di fiducia che l’ha colpita.
L’annuncio di JPMorgan
I depositanti di First Republic sono stati però salvati, grazie all’acquisizione dei depositi da parte di JPMorgan, che ha fatto ieri, lunedì 1° maggio, il grande annuncio.
Così come si legge nel comunicato stampa , “JPMorgan Chase (NYSE: JPM) ha annunciato oggi (ieri per chi legge) di aver acquistato la maggioranza significativa degli asset, rilevando i depositi e altre passività di First Republic Bank dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) (quest’ultima autorità federale di garanzia sui depositi”.
Con “questa transazione – si legge ancora nella nota – JPMorgan Chase, grazie alla sua solidità significativa e alle sue capacità di esecuzione, sostiene il sistema finanziario americano. Come parte dell’acquisto, JPMorgan Chase rileverà tutti i depositi, assicurati e non assicurati“.
Nello specifico il ceo di JPMorgan Jamie Dimon si è così espresso:
“Il nostro governo ha invitato noi e altri a farci avanti, e lo abbiamo fatto. La nostra solidità finanziaria, le nostre capacità e il nostro modello di business ci hanno permesso di presentare una offerta capace di realizzare la transazione, in modo da minimizzare i costi al Deposit Insurance Fund (Fondo di garanzia dei depositi)”.
E così è andata.
Ma è davvero l’ultima banca americana ad aver fatto crac?
First Republic, eToro: Fallisce la 14esima banca Usa più grande
Così Gabriel Debach, market analyst di eToro:
“La settimana si apre con il settore bancario americano nuovamente in prima pagina sui giornali, dopo che First Republic Bank è stata chiusa dalle autorità di regolamentazione statunitensi, la FDIC, e acquistata da JP Morgan”.
Debach mette in evidenza come si tratti del “fallimento della quattordicesima banca più grande degli Stati Uniti, con un patrimonio di 233 miliardi di dollari”, e dunque del “più grande finora della storia e del secondo nella storia delle banche retail americane (dove non viene ad essere conteggiata nella classificazione Lehman Brothers)”.
Di fatto, “JPMorgan Chase ha accettato di pagare alla Federal Deposit Insurance Corp (FDIC) 10,6 miliardi di dollari per acquisire First Republic Bank. L’accordo prevede che JPMorgan Chase rilevi le attività di First Republic, che comprendono circa 173 miliardi di dollari di prestiti, 30 miliardi di dollari di titoli e 92 miliardi di dollari di depositi. Inoltre, JPMorgan Chase e la FDIC hanno concordato di condividere l’onere di eventuali perdite e recuperi di prestiti per i segmenti famiglie e imprese di First Republic”.
Il market analyst di eToro fa notare che “l’acquisizione da parte di JPMorgan, in circostanze normali, sarebbe stata vietata per motivi di concorrenza. Infatti, le autorità non possono approvare accordi che portino un’istituzione a detenere più del 10% dei depositi assicurati negli Stati Uniti e JP Morgan era già al di sopra di quella soglia”.
“Tuttavia, l’offerta di JPMorgan è stata considerata la migliore e la banca ha ricevuto una deroga alle regole. Situazione che tuttavia non ha calmato le preoccupazioni sul settore delle banche regionali”.
Debach indica infatti che “l’ETF KRE ieri ha chiuso in calo di quasi il 2,8%, trainato al ribasso dalle vendite su PNC -6,33% e Citizens Financial Group -6,85% e con PacWest Bancorp, che ieri ha ceduto il 10,64%”.
Gli investitori si sono già messi alla ricerca della prossima First Republic, dopo che quest’ultima era stata considerata il tassello successivo del domino a cadere post crac Svb (Silicon Valley Bank) e delle crypto bank Silvergate e Signature?
L’analista di eToro fa notare in ogni caso che, “nonostante il fallimento abbia provocato un sell-off nelle azioni di alcune banche, non ha scatenato lo stesso grado di caos di mercato del crollo precedente di Silicon Valley Bank e Signature Bank”.
Nessuno riesce tuttavia a mettere la mano sul fuoco e a scommettere che nessuna altra banca Usa salti di nuovo in aria.
Debach precisa, di fatto, che “i rischi complessivi sui tali società permangono poiché le banche regionali si potrebbero trovare costrette a rispettare regole più rigide“.
JPMorgan, Dimon: questa parte della crisi è finita
Il ceo di JPMorgan Jamie Dimon, invece, sembra essere sicuro del fatto suo, ritenendo che, con l’intervento della sua banca, la prima negli Stati Uniti per valore degli asset, e dunque con la fine dei giochi di First Republic, si può mettere finalmente la parola punto al panico che ha investito il sistema finanziario americano. Un panico che è tornato a esplodere solo qualche giorno fa visto che, dopo la grande paura esplosa a marzo, nel mese di aprile i mercati azionari globali sono riusciti a tirare finalmente un sospiro di sollievo.
Basti pensare che il Dow Jones è salito di oltre il 7% dal minimo di chiusura testato in quel terribile mese di marzo, mentre lo S&P 500 e il Nasdaq sono rimbalzati in modo ancora più significativo, recuperando rispettivamente l’8% e il 9% dai minimi a cui erano scivolati nel pieno della crisi bancaria.
“This part of the crisis is over”, ha detto Dimon nel corso della conference call indetta per annunciare l’acquisizione di First Republic da parte di JPMorgan.
Fatto sta che, nelle ultime otto settimane, ben tre delle 30 principali banche americane hanno chiuso i battenti, colpite dal fenomeno della corsa agli sportelli che ha investito il settore. E fatto sta che JPMorgan è intervenuta per la seconda volta in 15 anni con una operazione volta a blindare il comparto bancario made in Usa.
La prima volta è stata nel 2008, quando la banca capitanata da Dimon acquistò prima Bear Stearns e poi Washington Mutual.
Dimon ha detto che stavolta, la crisi “non ha nulla a che vedere come quella del 2008 e del 2009, per diverse ragioni”.
Ma il ceo di JPMorgan non ritiene certo che vada tutto bene visto che, in un contesto di tassi di interesse in rialzo e di rischio di una recessione imminente, “assisterete ad altre crepe nel sistema”.
E anche il mercato immobiliare, secondo il banchiere, potrebbe peggiorare, “nella speranza che la gente sia preparata a questo scenario”.
Detto questo, la crisi che ha colpito le banche “è finita”, ha rimarcato Jamie Dimon.
Si spera, aggiungiamo noi.