Finproject, pronta a portare la sua “plastica tech” a Piazza Affari: sbarco sull’Aim Italia nel 2019
Finproject prepara il terreno per la quotazione a Piazza Affari. Approdo previsto nel 2019, sul segmento Aim Italia. Ad annunciarlo ieri l’azienda marchigiana, leader nella produzione di materiali plastici speciali, nota in tutto il mondo per XL Extralight, materiale espanso ultraleggero alla base di prodotti di successo globale come le calzature Crocs e le borse O Bag, presentando i risultati e i piani industriali del gruppo.
Il gruppo, conosciuto nel mondo come simbolo di “Made in Italy” manifatturiero e tecnologico, ha archiviato il 2017 con un fatturato di oltre 200 milioni di euro, e con un margine operativo lordo (Ebitda) che è salito del 47% rispetto al 2016 “grazie anche alla crescita derivante dall’acquisizione di Padanaplast (dal Gruppo belga Solvay),
prima azienda italiana a sviluppare materiali reticolabili flame ritardant”.
Un’azienda, nata oltre 50 anni fa nelle marche, che vuole continua a crescere in Italia ma anche nel mondo. Finproject è già presente in Italia, Romania, India, Cina, Messico, Canada e prevede una ulteriore fase di internazionalizzazione in alcune aree, focalizzandosi sui “mercati di sbocco” come Asia e Centro America.
Il piano industriale di Finproject si focalizza anche sui nuovi investimenti, con una particolare attenzione al continuo ammodernamento degli impianti, avendo già ottenuto la certificazione prevista dalla legge per l’acquisto di beni strumentali in chiave industria 4.0, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei prodotti realizzati.
Verso Piazza Affari, sbarco nel 2019
Un programma di consolidamento e sviluppo che preparerà l’azienda alla quotazione in Borsa Italiana nel 2019. “Una decisione importante quest’ultima, che amplia le prospettive di crescita di Finproject, basata sulla
solidità raggiunta dalla società e sulla crescita costante degli ultimi anni, elementi fondamentali per
conquistare la fiducia dei mercati”, si legge in una nota della società. La quotazione è diventata una necessaria, spiega la società, per aumentare la capacità economica dell’impresa che vuole proseguire nei suoi piani di sviluppo internazionale.
“L’Italia – sottolinea Maurizio Vecchiola a.d. del gruppo marchigiano – è un Paese costituito principalmente da Pmi che hanno spesso difficoltà ad affrontare la competizione sul mercato globale. Noi ci stiamo riuscendo, perché abbiamo saputo unire al “saper fare” italiano una mentalità globale, che fa della velocità di progettazione e della capacità di immediata comprensione delle esigenze, anche più visionarie, dei nostri partner, il suo perno principale”.