Fine QE porterà in dote una maggiore instabilità per l’Eurozona (analisti)
Questa settimana riflettori rivolti sulle riunioni di Fed (12-13 giugno) e Bce (14 giugno). La prima dovrebbe apportare un nuovo rialzo dei tassi di interesse, mentre la Bce potrebbe accelerare sul fronte exit strategy con possibile annuncio dei dettagli che porteranno alla fine del QE. I falchi della Bce hanno aumentato il pressing per l’uscita dal QE nelle ultime settimane con Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank, che è tornato a sollecitare la fine del QE entro la fine di quest’anno.
L’annuncio relativo al timing della fine del QE già nel meeting di giovedì non sarebbe certo una sorpresa soprattutto dopo quanto dichiarato settimana scorsa da Peter Praet, capo economista della Bce. Un sondaggio condotto da Reuters la scorsa settimana tra più di 80 economisti evidenzia una convinzione chiara e diffusa che il programma di acquisto di asset terminerà entro la fine dell’anno.
“Ci sono buone ragioni per aspettarsi che la tempistica sia piena di condizioni (ad esempio un’inversione di tendenza) che serva a mitigare il colpo dell’annuncio“, sottolinea Neil Mellor, Senior Currency Strategist di BNY Mellon, che aggiunge: “la conclusione del QE porta con sé profondi rischi per la stabilità dell’Eurozona, qualcosa che può essere dedotto dai prezzi delle obbligazioni”.
Draghi potrebbe comprare tempo fino a luglio
Gli investitori temono quindi che la Bce possa discutere la fine del programma di quantitative easing a settembre, nonostante il rallentamento della crescita nel Vecchio continente. Non è però detto che l’annuncio arrivi già giovedì. “Probabilmente, Mario Draghi potrebbe decidere di prendere tempo e far slittare la decisione nella riunione di luglio”, argomenta Vincenzo Longo, market strategist di IG.
Il capo economista della BCE, Peter Praet, ha detto settimana scorsa che ci sono tutti i presupposti per centrare il target di inflazione e quindi valutare già nel meeting del 14 giugno le modalità di uscita dalle politiche ultra-espansive che attualmente prevedono acquisti di asset al ritmo di 30 miliardi di euro al mese fino a settembre 2018.
Partito a marzo 2015, il QE ha portato in oltre tre anni ad acquisti per oltre 2.500 miliardi di euro.