Fed meno falco, dollaro frena. Ma dalle minute arriva anche l’alert sul pericolo bolla
La spaccatura tra i membri del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, rischia di farsi più profonda a causa di condizioni economiche che per ora sono ben lontane dal certificare la capacità della banca centrale di portare l’inflazione verso il target stabilito del 2%.
La divisione sempre più netta tra colombe e falchi è così emersa dalle minute della Fed, relative all’ultimo meeting di luglio quando il Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale, ha lasciato invariati i tassi al range compreso tra l’1% e l’1,25%.
D’altronde, l’ultima rilevazione dell’indice core delle spese personali per i consumi – parametro attentamente monitorato dal Fomc per le decisioni di politica monetaria – ha indicato un rialzo delle pressioni inflazionistiche, su base annua, di appena l’1,5%.
Dalle minute è emerso così che alcuni membri del panel hanno invitato la Fed a essere paziente, esprimendo “preoccupazione per il recente indebolimento dell’inflazione” e mostrandosi contrari ad “ulteriori aggiustamenti”, almeno prima che la Federal Reserve possa dirsi sicura dell’andamento delle pressioni inflazionistiche.
I funzionari hanno detto chiaramente che la Fed “potrebbe permettersi di essere paziente, nelle condizioni attuali”.
Dall’altro lato, i membri più falchi hanno mostrato di “temere per i rischi che potrebbero presentarsi sul mercato del lavoro, che ha già raggiunto la piena occupazione e che dovrebbe assistere a una ulteriore restrizione delle sue condizioni”.
I mercati hanno dato ragione, stando alle prime reazioni, al volto da colomba della Fed, ovvero a chi ritiene che sia il caso di aspettare prima di continuare ad alzare i tassi. Il dollaro ha infatti fatto dietrofront, scontando lo smorzarsi delle speculazioni su ulteriori strette monetarie oltre quelle già anticipate dai mercati e dalla Fed stessa.
Il Bloomberg Dollar Spot Index è sceso dello 0,1%, estendendo la flessione dello 0,4% della sessione di ieri. Lo yen si è rafforzato dello 0,3%, portando il rapporto dollaro-yen a scendere a 109,91. Euro in rialzo dello 0,1% sul dollaro a $1,1776, dopo il +0,3% della vigilia.
I tassi sui Treasuries a 10 anni viaggiano al 2,23%, dopo essere scivolati di ben cinque punti base nelle contrattazioni overnight.
Tuttavia, il trend dell’azionario Usa, che ha ridotto i guadagni iniziali, lascia pensare che i trader si siano anche focalizzati su un estratto delle minute che inizialmente era stato ignorato: quello secondo cui il dado delle strette monetarie sarebbe ormai già tratto, in quanto i membri del Fomc sarebbero in fondo tutti consapevoli di un eccessivo allentamento delle condizioni finanziarie, e dunque del pericolo bolla – paventato tra l’altro da diversi analisti ed economisti – che incomberebbe su Wall Street.
“Lo staff, nel suo ultimo rapporto, ha affrontato il tema dei rischi potenziali che incombono sulla stabilità finanziaria, continuando a ritenere che le vulnerabilità del sistema finanziario Usa siano moderate”. Questa valutazione complessiva include tuttavia anche l’idea secondo cui, rispetto al mese di aprile, le vulnerabilità legate al valore degli asset siano cresciute, passando da un livello ‘notevole’ a uno elevato”
“Le quotazioni degli asset – si legge ancora – sono rimaste elevate o sono salite ulteriormente, gli spread sui rischi si sono ridotti, e i valori reali e attesi della volatilità sono rimasti contenuti sui mercati finanziari”.