Fed bullish su economia Usa, spinge su rialzo tassi. State Street: attenzione a guerra commerciale
Effetto Fed sul mercato del forex, anche se non totale. All’indomani dell’annuncio di Jerome Powell & Company di lasciare invariati i tassi sui fed funds, come ampiamente atteso, al range compreso tra l’1,75% e il 2% e della contestuale diffusione di un comunicato Fed che si è mostrato più bullish sull’economia Usa, il dollaro americano guadagna nei confronti delle principali valute.
Gli investitori guardano a una Fed ancora più falco, pronta ad alzare i tassi altre due volte entro la fine del 2018, nelle riunioni di settembre e dicembre.
Il Dollar Index sale fino a oltre 94,66, in deciso recupero rispetto al minimo di tre settimane e mezzo testato a 94,084 la scorsa settimana. In realtà nei confronti dello yen, la valuta americana cede lo 0,13%, a JPY 111,56, con gli investitori che, in un clima di avversione al rischio scatenato dai nuovi timori di guerra commerciale, fanno incetta della valuta giapponese, tra le valute rifugio per eccellenza.
Il dollaro avanza invece soprattutto sulla sterlina, con il rapporto di cambio GBP-USD in flessione dello 0,41% a $1,30 (in attesa della decisione sui tassi della Bank of England), e sull’euro, con il rapporto EUR-USD in calo dello 0,43% circa (a mezzogiorno circa ora italiana), a $1,1610.
Così Ronald Temple, Co-Head of Multi-Asset e Head of US Equities presso Lazard Asset Management:
“L’annuncio di ieri ribadisce che un aumento dei tassi a settembre sembra essere cosa certa. Sebbene crediamo che il passaggio al protezionismo sia una reale minaccia per i profitti delle imprese e per l’economia, pensiamo sia improbabile che la Fed cambi il proprio piano”.
Nel confermarsi più ottimista sia sulla crescita dell’economia che su quella dell’inflazione, la Fed ha segnalato che, a questo punto, altre due manovre entro la fine del 2018 sono più probabili di quanto gli investitori avessero ritenuto fino alla giornata di ieri.
La decisione di lasciare i tassi invariati a seguito della riunione di due giorni è stata votata all’unanimità.
Di seguito, le modifiche rispetto al comunicato dell’ultima riunione della Federal Reserve.
- Le spese delle famiglie, si legge, “sono cresciute in modo sostenuto“: frase migliorata rispetto al precedente comunicato, che parlava di spesa “in ripresa”.
- L’attività economica continua a crescere a un tasso “forte” – si legge ancora. Nel precedente comunicato si parlava di un tasso “solido”.
- Tra le altre modifiche apportate al comunicato, anche quella secondo cui l’inflazione a 12 mesi “è rimasta vicina al 2%”, rispetto alla frase precedente: “si è avvicinata al 2%”.
- Infine, quella che fa notare che il tasso di disoccupazione è “rimasto basso”, rispetto a “è sceso” del comunicato precedente.
Si legge infatti che: “ulteriori graduali aumenti del target sul range del tasso sui fed funds saranno coerenti con l’espansione sostenuta dell’attività economica, con le forti condizioni del mercato del lavoro, e con una l’inflazione vicina all’obiettivo simmetrico del 2%, nel medio periodo”.
Intanto Lee Ferridge, responsabile della divisione di Multi-Asset Strategy di State Street, fa notare un particolare di non poco conto destinato a cambiare radicalmente, a partire dall’anno prossimo:
“Come ampiamente atteso, la riunione del Fomc di oggi (ieri per chi legge) si è mostrata un non evento, lasciando la porta aperta a un rialzo a settembre, che è scontato dal mercato con una probabilità dell’80%. Queste riunioni intermedie, dove non ci sono conferenze stampa e non si presenta alcun cambiamento del dot-plot delle aspettative della Fed, sono state confinate negli ultimi anni sempre più ai margini. Ciò lascia al Fomc la possibilità di alterare la propria politica monetaria in modo realistico solo in quattro meeting l’anno. E questa è una delle ragioni per cui, a partire dal gennaio del 2019, il presidente Powell indirà una conferenza stampa a seguito di tutte le riunioni del Fomc, al fine di dotare la commissione di una maggiore flessibilità nel determinare la propria politica monetaria”.
Sophia Ferguson, senior portfolio manager per la divisione di reddito fisso e valute sempre presso State Street Global Advisors, si concentra più sul messaggio di politica monetaria emerso da questo meeting:
“Considerando il quadro di politica (monetaria) della Fed, dipendente dai dati, l’outlook economico rimane sanguigno in modo sufficiente da avallare la prosecuzione – sebbene in modo graduale – del percorso di strette monetarie. Prevediamo che il prossimo rialzo dei tassi avverrà a settembre, ma saremo molto attenti all’evoluzione della forward guidance che trapelerà dalle minute del meeting della Fed di agosto (quello che si è concluso, per l’appunto ieri), in particolare alla discussione sulla forma della curva dei rendimenti e sulle condizioni finanziarie a seguito dell’imposizione delle tariffe (doganali)”.
Secondo Ferguson, nel caso in cui le politiche commerciali improntate al protezionismo dovessero aumentare in un’ottica di più lungo termine, dunque nel caso di una escalation della guerra commerciale, “si potrebbe infatti giustificare un aggiustamento al mantra della Fed (del rialzo dei tassi) ‘lento e costante’.