Fed alza i tassi, ma Yellen non crede al miracolo economico di Trump. Stretta monetaria a sorpresa in Cina
La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse Usa di un quarto di punto percentuale, portandoli al nuovo target compreso tra l’1,25% e l’1,5%. Pur se ribadita l’intenzione di procedere ad altre tre strette monetarie nel 2018, e anche nel 2019, la Fed non è riuscita a risollevare le quotazioni del dollaro che, anzi, a seguito dell’annuncio, ha puntato ulteriormente al ribasso. Al momento, la valuta Usa riporta un trend contrastato, in attesa di conoscere anche le mosse della Bce. La conferenza stampa di Mario Draghi inizierà, come di consueto, alle 14.30 ora italiana. Euro-dollaro ingessato a $1,1819; sterlina-dollaro +0,25% a $1,3451, dollaro-yen +0,20%, a JPY 112,77.
Giù anche i tassi sui Treasuries. Intervistato dalla Cnbc Stephen Innes, responsabile della divisione di trading dell’Asia-Pacifico per Oanda, a Singapore, ha fatto notare che alcuni operatori avevano scommesso sulla possibilità che la Fed potesse essere tanto ottimista, da rivedere al rialzo l’outlook sui tassi, prevedendo fino a quattro rialzi l’anno prossimo.
Detto questo, è bene far notare come, nonostante abbia rivisto al rialzo l’outlook sul Pil Usa, la Fed non creda che l’impatto della riforma fiscale di Trump sulla crescita economica sarà elevato. La previsione della crescita del Pil al tasso annuo del 2,5% nel 2018 (rispetto al +2,1% precedentemente atteso), cozza di fatto non poco con l’ottimismo di Donald Trump, che ritiene che, per effetto dei tagli alle tasse, l’espansione americana potrebbe essere addirittura del 4%.
Interpellata su tale ottimismo da un giornalista, Yellen ha risposto:
“Non voglio escludere nulla. Tuttavia, raggiungere una crescita ai livelli che lei ha menzionato presenterà diverse sfide”.
In attesa degli annunci che arriveranno tra qualche ora dalla Bce e dalla Bank of England, si mette in evidenza la decisione della People’s Bank of China, a sorpresa, di aumentare i tassi, sulla scia di quanto fatto dalla Fed. Il rialzo è stato piuttosto contenuto.
Sia il costo delle operazioni pronti contro termine (reverse repo) a 7 giorni che quello a 28 giorni è stato aumentato di cinque punti base. Il costo dei finanziamenti tramite Mlf (meccanismo di finanziamento a medio termine) è stato anch’esso alzato di cinque punti base, con il tasso ad un anno avanzato al 3,25%.
Heng Koon How, responsabile della strategia di mercato per United Overseas Bank, a Singapore, ha sottolineato che “cinque punti base non faranno una grande differenza. Ma si tratta di un messaggio simbolico importante che va nella giusta direzione, quella che vedrà i tassi salire ulteriormente”.
Anche per la Cina, si tratta del terzo rialzo dei tassi nel 2017.
Nel commentare la notizia Qin Han, responsabile analista dei bond presso Guotai Junan Securities, ha affermato che il rialzo dei tassi da parte della People’s Bank of China “è una notizia positiva per i bond, visto che l’aumento è stato solo di 5 punti base”.
Ciò, ha continuato, “potrebbe essere interpretato dagli investitori come un segnale secondo cui le autorità di politica monetaria non desiderano peggiorare il recente sell off che ha colpito i bond e le azioni”.
Secondo Han, inoltre, “i rendimenti sui bond scenderanno nel corso dei prossimi mesi, con le autorità che potrebbero decidere di frenare sia la politica monetaria restrittiva che l’imposizione di regole sui mercati troppo dure”.
Stretta sui tassi anche dall’Hong Kong Monetary Authority, che ha annunciato di aver alzato il tasso di riferimento di 25 punti base, all’1,75%.