Facebook, outlook Barclays: trend titolo sarà simile a Equifax e Volkswagen dopo scandali
Quali saranno le ripercussioni dello scandalo Datagate, in un’ottica di più lungo termine, sul titolo Facebook? Dopo il tonfo pari a -9% avvenuto nelle sedute di lunedì e martedì, che ha affossato il valore di mercato di Facebook di oltre $60 miliardi – Bloomberg fa notare come a essere polverizzata è stata una capitalizzazione di mercato praticamente superiore a quella dell’intera Tesla, pari a $52 miliardi e tre volte tanto quella di Snap – l’attacco ribassista sembra essersi fermato. Gli investitori hanno infatti adottato la logica del “Buy The Dip”, al punto tale che nella sessione della vigilia a un certo punto le quotazioni sono salite del 3%.
Stando a quanto fa notare Barclays, il trend di Facebook dipenderà da quanto il social network continuerà a essere considerato una “must-have utility”, ovvero una utility da possedere a tutti i costi.
“L’interrogativo che spesso ci poniamo in momenti turbolenti come questo è il seguente: fino a che punto Facebook è una utility must? Se il suo livello di utility viene considerato sufficiente (per i servizi che fornisce ai clienti), i suoi utenti snobberanno (lo scandalo) dell’utilizzo dei dati (da parte di Cambridge Analytica) e il dibattito secondo cui il social sarebbe nocivo alla società. Di conseguenza, il titolo sarà un ‘buy’. Ma se il livello di utility del servizio sarà considerato inferiore a quello di Amazon e Google, gli utenti andranno altrove quando ci sarà qualche problema. In quel caso potremmo assistere al rischio che diventa realtà”.
Riguardo al potenziale ribassista di Facebook, Barclays fa un paragone con gli scandali corporate più recenti, come lo scandalo legato all‘attacco hacker che ha colpito Equifax e il dieselgate che ha travolto il colosso dell’auto tedesco Volkswagen.
Tali scandali, spiega la divisione di ricerca della banca, hanno depresso le quotazioni fino a quando, dopo una settimana o due, è stato toccato il fondo. Barclays ritiene che il titolo Facebook si comporterà in modo simile, intravedendo però in realtà già da ora un maggiore ottimismo da parte degli investitori rispetto ai due casi sopra citati.
IL POST DI MARK ZUCKERBERG SU FACEBOOK
“Abbiamo la responsabilità di proteggere i vostri dati e, se non ne siamo capaci, non meritiamo di servirvi. Sto lavorando per capire esattamente cosa è accaduto, e per assicurarmi che una situazione del genere non accada più. La buona notizia è che le misure più importanti lanciate per prevenire che ciò che è accaduto si verifichi ancora sono state già prese anni fa“.
Detto questo, “abbiamo commesso errori, è necessario fare di più, e dobbiamo farci avanti e agire”.
Nel post Zuckerberg ripercorre quanto accaduto, in relazione allo scandalo Datagate.
Dopo aver ricordato il lancio di Facebook Platform,nel 2007, nella convinzione che più APP dovessero essere social, l’AD ha scritto che, nel 2013, un ricercatore di Cambridge University, tale “Aleksandr Kogan, ha creato una APP di quiz sulla personalità. Questa APP è stata installata da circa 300.000 persone, che hanno condiviso i loro dati così come alcuni dei dati dei loro amici. Considerato il modo in cui la nostra piattaforma funzionava, ciò significa che Kogan ha avuto la possibilità di accedere a decine di milioni di dati”.
Di conseguenza, “nel 2014 abbiamo annunciato un cambiamento notevole all’intera piattaforma, per prevenire le APP abusive e per limitare in modo significativo i dati a cui le APP avrebbero potuto avere accesso. Fattore ancora più importante, le APP come quelle di Kogan non avrebbero potuto più fare richiesta dei dati degli amici di un utente, in assenza dell’autorizzazione degli stessi amici. Abbiamo anche chiesto agli sviluppatori di ottenere la nostra approvazione prima di poter fare richiesta di qualsiasi dato sensibile degli utenti. Queste misure sono state prese per impedire che qualsiasi App simile a quella di Kogan fosse in grado di accedere a così tante informazioni”.
Arriva a questo punto la parte del post in cui Zuckerberg racconta come sono andate le cose con Cambridge Analytica:
“Nel 2015, abbiamo appreso dai giornalisti del The Guardian che Kogan aveva condiviso i dati della sua APP con Cambridge Analytica. E’ contro la nostra politica permettere agli sviluppatori di condividere dati senza il consenso degli utenti, così abbiamo immediatamente estromesso l’APP di Kogan dalla nostra piattaforma, chiedendo a lui e a Cambridge Analytica di certificare in modo formale la cancellazione, da parte loro, di tutti i dati impropriamente acquisiti. E loro ci hanno fornito queste certificazioni”.
“La scorsa settimana, abbiamo appreso dal Guardian, dal New York Times e da Channel 4 che è probabile che Cambridge Analytica non abbia cancellato i dati, contrariamente a quanto emerso dalle certificazioni. Abbiamo immediatamente impedito loro di usare qualsiasi tipo dei nostri servizi (…) Quello che è accaduto è stata una violazione di fiducia tra Kogan, Cambridge Analytica e Facebook. Ma è stata anche una violazione della fiducia tra Facebook e gli utenti che condividono i loro dati e che si aspettano che noi li proteggiamo. Dobbiamo risolvere la questione”.