Notizie Notizie Italia FABI: banche italiane a saldo, Ubi e Banco BPM potrebbero essere acquistate con soli 8 miliardi

FABI: banche italiane a saldo, Ubi e Banco BPM potrebbero essere acquistate con soli 8 miliardi

25 Giugno 2018 13:52

Carlo Messina di Intesa ha detto che a 32-33 miliardi di euro il gruppo è a rischio scalata. Ha ragione, perché a quella quotazione varrebbe solo il 60% del patrimonio. Ora Intesa fa utili e si è ripulita dalle sofferenze, ma a quel prezzo diventa preda e non predatore. A noi interessa salvaguardare i posti di lavoro di ogni istituto bancario”. Così il segretario generale della FABI Lando Maria Sileoni, in un commento contenuto nel comunicato stampa dell’associazione, dal titolo a dir poco inequivocabile: “Banche: FABI, risanate e in saldo ora sono prede facili”.

Sileoni affronta il problema, riferendosi ai bassi valori a cui vengono scambiati i titoli bancari italiani, dopo la tempesta finanziaria che si è abbattuta sugli asset italiani nei giorni precedenti la formazione del governo M5S-Lega. E commentando l’allarme dell’associazione, che sottolinea nella nota che “la tensione dello spread e l’incertezza politica italiana rendono gli istituti appetibili per i fondi stranieri”.

La FABI parla di fatto di una “differenza abissale” tra il patrimonio netto e la capitalizzazione in Borsa”, che rende diverse banche contendibili in quanto, oltre a essere a saldo, dopo aver smobilizzato gran parte degli NPL che zavorravano i loro bilanci, ora sono anche risanate.

Così Sileoni:

“L’allarme sul fatto che le banche italiane possano diventare prede facili è quindi del tutto giustificato. A noi non interessa, in via di principio, quale sia la residenza degli azionisti delle nostre banche. Sappiamo bene, però, che ai fondi esteri interessano guadagni facili e in tempi brevi. Un obiettivo che gli avvoltoi stranieri sono disposti a raggiungere con spregiudicatezza, anche a danno dei lavoratori, se c’è da risparmiare e da tagliare i costi in maniera indiscriminata. Ecco perché siamo preoccupati“.

La FABI snocciola i numeri su quanto sta accadendo:

“Nell’ultimo mese la caduta media dei titoli bancari è stata di oltre il 20% del loro valore di mercato, proprio mentre lo spread è schizzato da 130-140 punti base fino a sfiorare i 300 punti. Durante la crisi del 2011, per fare un paragone, le banche hanno quotato valori medi del 50% del loro patrimonio netto. Ma all’epoca questi valori depressi erano giustificati dalla redditività bassa o negativa e dal forte carico di sofferenze. Oggi il quadro è diverso: le banche sono tornate a fare utili e sono fortemente calati gli stock di npl (non performing loan) e di accantonamenti. Lo stato di salute ritrovato rischia ora, se lo spread dovesse avere nuove fiammate verso l’alto, di essere mal rappresentato in borsa. Numeri alla mano, emerge una differenza abissale tra patrimonio netto e valore in borsa”.

Vengono citati anche gli esempi di due banche italiane, in caso di possibile svendita: Ubi Banca e Banco BPM.

L’associazione rileva che “due grandi gruppi come Ubi Banca e Banco Bpm – che valgono circa 20 miliardi di euro – potrebbero essere comprati, stando alle attuali quotazioni, con soli 8 miliardi”.

E Sileoni commenta:

“Si rischia di consegnare l’industria bancaria, già posseduta oggi per il 60% da fondi stranieri, a qualche grande banca europea. Ma il pericolo non è solo quello di mettere in saldo le nostre aziende bancarie. Con loro verrebbero svenduti anche i lavoratori e il loro futuro. I grandi gruppi stranieri infatti non avrebbero motivo di preoccuparsene. Con una logica a breve termine spremerebbero le banche acquistate solo per farne profitti velocemente. Non possiamo permettercelo”.

Riprendendo per l’appunto il caso di Intesa SanPaolo e citando quanto detto giorni fa, lo scorso 20 giugno,  dal numero uno della banca italiana, Carlo Messina:

“Quando si scende sotto un certo livello di capitalizzazione, che per Intesa potrebbe significare un calo al di sotto dei 30 miliardi, – aveva detto lo scorso 20 giugno, stando a quanto riportato dall’Ansa -, l’azienda è contendibile, perchè i nostri investitori sono internazionali”.

Messina aveva aggiunto:

“Prima della risalita improvvisa dello spread e del crollo dei mercati, noi capitalizzavamo 53-54 miliardi, eravamo la terza banca d’Europa. Oggi siamo con un valore di Borsa con 43-44 miliardi, siamo la quinta banca d’Europa, e abbiamo perso 10 miliardi di euro nei valori di borsa, con una riduzione anche della nostra forza relativa in Europa”.