Eurozona: Pmi manifatturiero ai minimi dal 2020, male Germania e Italia
Continua la contrazione del settore manifatturiero nei Paesi della zona euro, frenato soprattutto dalle prestazioni deludenti di Germania e Italia. Il contesto di elevati tassi di interesse, in seguito ai rialzi della Bce per combattere l’inflazione, sta penalizzando le aziende ad alta intensità di capitale, frenando la domanda e riportando il settore sui livelli pandemici in diverse nazioni.
Pmi manifatturiero eurozona a 43,4 punti
La lettura finale dell’indice Pmi manifatturiero di giugno dell’eurozona, redatto da S&P Global, si è attestata a 43,4 punti, segnalando un ulteriore peggioramento del settore rispetto a maggio, quando l’indicatore era pari a 44,8 punti di maggio, e alla stima preliminare (43,6).
Per il Pmi manifatturiero, che traccia lo stato di salute dei produttori della zona euro, si tratta del valore più basso da maggio del 2020, nonché del dodicesimo mese consecutivo al di sotto della soglia dei 50 punti, che separa espansione e contrazione. La diminuzione di 1,4 punti rispetto al mese precedente è la più marcata dallo scorso ottobre, quando l’indicatore era sceso repentinamente di 2 punti (da 48,4 a 46,4) in scia alle preoccupazioni riguardanti i prezzi e le forniture energetiche.
L’andamento del Pmi manifatturiero nei principali Paesi europei
L’aggregato complessivo della zona euro riflette il peggioramento registrato nei principali Paesi. In Germania, il Pmi manifatturiero è crollato a 40,6 punti, dai 43,2 di maggio; in Italia è diminuito da 45,9 a 43,8 punti, scendendo sui minimi dall’aprile 2020, nel culmine dell’emergenza pandemica. Leggermente migliore la situazione in Francia, dove l’indice si è attestato a 46 punti, contro i 45,7 del mese precedente.
Ecco una panoramica dei Pmi manifatturieri finali di giugno dei principali Paesi:
Austria, Germania, Italia, Irlanda e Paesi Bassi hanno registrato i cali maggiori delle condizioni operative in oltre tre anni. La Grecia ancora una volta va contro la tendenza generale di calo, registrando il quinto mese consecutivo di miglioramento della prestazione del settore manifatturiero.
I motivi della contrazione nella zona euro
Il volume della produzione, spiega l’indagine di Hamburg Commercial Bank (HCOB) da S&P Global, si è ridotto per via della debolezza della domanda. L’afflusso totale dei nuovi ordini ricevuti è diminuito rapidamente a giugno e anche la domanda estera, incluso il commercio intra eurozona, è calata, segnando il sedicesimo calo mensile dei nuovi ordini destinati al mercato estero.
Nel dettaglio, la riduzione dei nuovi ordini è stata notevolmente più alta di quella della produzione, con un nuovo forte calo del lavoro inevaso. Conseguentemente al minore carico di lavoro, il livello occupazionale dell’area euro si è contratto a giugno per la prima volta da gennaio 2021.
Forti contrazioni negli indicatori chiave quali nuovi ordini e produzione chiaramente hanno influenzato a giugno l’ottimismo delle aziende sulle previsioni future, che seppur positive sono le più basse in sette mesi. Di conseguenza le aziende manifatturiere dell’eurozona hanno intensificato, a fine del secondo trimestre, la loro attività di destoccaggio.
Possibile deterioramento della produzione industriale
Secondo Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso HCOB, i dati “aumentano la possibilità che la produzione industriale diminuisca ancora nel secondo trimestre”, dopo il -0,9% mensile registrato nel 1Q.
“È sempre più evidente che il settore industriale ad alta intensità di capitale sta reagendo negativamente all’impennata del tasso d’interesse della Bce. Le aziende intervistate hanno ridotto i loro livelli occupazionali per la prima volta da gennaio 2021, e l’attività di acquisto è calata ad uno dei tassi peggiori dell’indagine.”
I tempi medi di consegna “continuano a normalizzarsi”, ma “la carenza di materiale rimane ancora un problema persistente. Per esempio, secondo il rapporto della Commissione europea (DG-ECFIN), circa il 28% delle aziende dell’eurozona ha lamentato una carenza di materiale nel secondo trimestre mentre nel 2019 la percentuale era poco inferiore al 7%.”
La reazione dei mercati
In seguito alla pubblicazione degli indici Pmi, le borse europee hanno pressoché mantenuto i guadagni dell’apertura, con il Ftse Mib in progresso dell’1% a Piazza Affari e l’Eurostoxx 50 a +0,4%.
Sull’obbligazionario, rendimenti in lieve aumento sulle scadenze più brevi come quella biennale, mentre scendono leggermente sul tratto decennale della curva. Lo spread Btp-Bund continua a oscillare tra i 166 e i 167 punti base, con il rendimento del titolo di Stato italiano al 4,05%. Sul Forex, euro poco mosso nei confronti del dollaro, a quota 1,088.
I prossimi dati da attenzionare
I dati deboli sull’attività manifatturiera si inseriscono in quadro di continuo declino del settore in Europa, mentre il comparto dei servizi resta mediamente in espansione, anche se ad un passo sempre più lento negli ultimi mesi.
Da seguire in tal senso i dati in uscita tra due giorni, il 5 luglio, sugli indici Pmi servizi e composito finali di giugno dei principali Paesi europei. Ricordiamo che la Bce monitora con particolare attenzione il comparto terziario, poiché le pressioni sui prezzi e sui salari in questo settore alimentano l’inflazione.
Focus anche sui prezzi alla produzione dell’eurozona (mercoledì), gli ordini di fabbrica e la produzione industriale della Germania (rispettivamente giovedì e venerdì).
Focus sulla situazione in Italia
Nonostante l’economia italiana si sia comportata meglio del previsto nel primo trimestre dell’anno, con un’espansione del Pil pari allo 0,6%, il rallentamento della domanda globale e l’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce hanno depresso l’attività delle fabbriche negli ultimi mesi. Al contrario, i servizi e la fiducia dei consumatori rimangono solidi.
Un crollo dell’output industriale potrebbe innescare ulteriori critiche alla politica monetaria della Bce da parte del governo. La settimana scorsa, il premier Giorgia Meloni ha sollevato dubbi sulla “ricetta semplicistica di aumento dei tassi di interesse”, posizione ribadita dal ministro dell’industria Adolfo Urso.
Il deterioramento nel settore manifatturiero va di pari passi con le osservazioni di Confindustria, secondo cui l’economia sta perdendo slancio. S&P Global prevede che il rallentamento della produzione continuerà, dato che anche i nuovi ordini stanno diminuendo drasticamente.