Eurozona: Pmi ancora in declino a novembre, spettro recessione e problemi per la Bce
Gli indici Pmi preliminari di novembre, diffusi stamani, confermano un quadro di contrazione per l’attività manifatturiera e terziaria dell’eurozona, seppur ad un ritmo meno marcato rispetto al mese precedente. L’economia della regione si avvia a registrare una recessione tecnica alla fine del 2023, a cui si aggiunge il primo calo dell’occupazione in tre anni. Questioni di cui la Bce dovrà tenere conto nelle sue prossime decisioni di politica monetaria, a partire dalla riunione del 14 dicembre, che sarà accompagnata dall’aggiornamento delle proiezioni economiche su Pil e inflazione. In uscita oggi, alle 13:30, i verbali dell’ultimo meeting.
- Pmi composito eurozona in contrazione per sei mesi consecutivi
- Il focus su ordini, occupazione e prezzi
- Le tendenze nazionali: Germania e Francia frenano l’eurozona
- Eurozona verso la recessione tecnica
- Preoccupa l’occupazione, qualche spiraglio dagli ordini
- Un quadro economico che “non piacerà alla Bce”
- La view di ING sui Pmi dell’eurozona
- Bce all’erta dopo gli indici Pmi
Pmi composito eurozona in contrazione per sei mesi consecutivi
L’indice Pmi manifatturiero della zona euro, secondo la stima flash di novembre, si attesta a 43,8 punti, in miglioramento dai 43,1 di ottobre e al di sopra dei 43,5 del consensus di Bloomberg. Si tratta dell’ottavo mese consecutivo di contrazione (dato inferiore ai 50 punti), sebbene sia il valore più elevato da maggio.
L’indice relativo ai servizi è cresciuto da 47,8 a 48,2 punti, superando i 48,1 delle stime ma segnando il quarto mese consecutivo di declino, anche se a tasso modesto e più debole.
Il composito segna 47,1 punti (46,8 la previsione degli analisti), allungando a sei mesi la striscia di mesi in contrazione per l’attività economica del settore privato, nonostante un miglioramento dal minimo di quasi tre anni registrato ad ottobre (46,5).
Il focus su ordini, occupazione e prezzi
Come comunicato da S&P Global, che cura l’indagine Pmi, insieme ad Hamburg Commercial Bank, “a novembre l’attività economica dell’eurozona continua a diminuire. Salgono a sei i mesi consecutivi in cui produzione e nuovi ordini indicano una contrazione, e durante questa sequenza il tasso di declino è stato tuttavia costantemente minore del mese precedente.”
Qualche preoccupazione sul fronte dell’occupazione, in quanto “la minore domanda, la capacità in eccesso e il livello di fiducia sulle prospettive future piuttosto attenuato hanno spinto le aziende a diminuire gli organici per la prima volta dall’inizio del 2021, segnando oltretutto una riduzione dell’attività di acquisto e delle scorte.”
Notizie poco rassicuranti anche per quanto riguarda la dinamica dei prezzi, attentamente monitorata dalla Bce. “A metà di questo quarto trimestre, il tasso di inflazione dei costi ha toccato un picco in sei mesi, registrando un rialzo dei prezzi di vendita accelerato nonostante l’attuale riduzione dei nuovi ordini”, afferma la nota. “L’inflazione si è concentrata soprattutto nel settore terziario mentre i prezzi del manifatturiero hanno continuato a segnare un calo”.
Le tendenze nazionali: Germania e Francia frenano l’eurozona
In linea con la recente tendenza, la contrazione generale dell’eurozona è stata in buona parte provocata dalle due maggiori economie: Germania e Francia.
In particolare, “a causa del più elevato calo di nuovi ordini in tre anni, la Francia ha indicato a novembre la contrazione maggiore”, con un Pmi composito inaspettatamente in calo a 44,5 punti.
Per quanto riguarda la Germania, “il tasso di declino della produzione e dei nuovi ordini è rallentato, restando però generalmente elevato e prolungando il calo dell’attività economica a cinque mesi consecutivi”, con un indice composito pari a 47,1.
“Nel resto dell’eurozona, se a novembre la produzione è di nuovo diminuita, il tasso è stato solo modesto, continuando oltretutto a registrare livelli occupazionali maggiori, in contrasto con gli scenari riportati da Francia e Germania”, conclude S&P.
Eurozona verso la recessione tecnica
Commentando i dati PMI flash, Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato:
“L’economia dell’eurozona risulta bloccata. Nel corso degli ultimi quattro o cinque mesi il settore del manifatturiero e quello dei servizi hanno infatti riportato un tasso di contrazione relativamente costante. Alla luce dei dati PMI flash di novembre, le nostre previsioni a brevissimo termine mostrano le potenzialità di un secondo trimestre consecutivo di contrazione del PIL. Ciò si dovrebbe allineare con il parametro comunemente accettato di una recessione tecnica.
Ricordiamo che la prima lettura relativa al Pil del terzo trimestre della zona euro ha evidenziato una flessione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti, dopo il +0,2% del periodo aprile-giugno seguito a due trimestri consecutivi di stagnazione tra fine 2022 e inizio 2023.
Preoccupa l’occupazione, qualche spiraglio dagli ordini
Tra i fattori più critici emersi dai dati odierni, spicca la dinamica dell’occupazione. Afferma de la Rubia:
“La debolezza economica che inizialmente ha pesato sugli organici del manifatturiero da metà del 2023 è adesso pronta a colpire il mercato occupazionale del settore dei servizi, dove la crescita del personale ha quasi subìto una battuta d’arresto. Se ci sarà un prolungamento della tendenza al ribasso nei prossimi mesi, potrebbe salire il tasso di disoccupazione, parametro questo che sinora aveva mostrato una sorta di resistenza.”
Per contro, filtra un cauto ottimismo in merito ai nuovi ordini, che “malgrado continuino a contrarsi ad un tasso veloce, hanno riportato a novembre il calo più debole in quattro mesi. Se a ciò associamo le prospettive future più ottimistiche per l’attività manifatturiera dei prossimi 12 mesi, potremmo sperare in un anno prossimo più positivo.”
Un quadro economico che “non piacerà alla Bce”
Nel complesso, per il capo economista di HCB, “Questo scenario di certo non piace alla BCE. Malgrado le prevalenti debolezze economiche, le aziende dei servizi continuano ad andare avanti a novembre con aumenti di prezzi più veloci, spinte da un incremento sorprendentemente rapido e persino accelerato dei costi. Tale rialzo può essere attribuito soprattutto ad un aumento dei salari superiore alla media, fattore questo che gioca un ruolo fondamentale nel settore dei servizi.”
La view di ING sui Pmi dell’eurozona
Gli analisti di ING forniscono una lettura in chiaroscuro dei dati di oggi: se da un lato i Pmi “non forniscono molte prove che la crescita del PIL dell’Eurozona possa diventare positiva nel quarto trimestre”, dall’altro “la buona notizia è che la recessione non si sta aggravando. Attualmente ci troviamo probabilmente in una recessione tecnica molto superficiale”.
Gli esperti della banca olandese sottolineano il calo meno marcato dei nuovi ordini, rispetto al mese precedente, a conferma che “la recessione non sta peggiorando al momento, ma ci sono anche poche prove di ripresa.”
Viene ribadito anche il peggioramento delle prospettive occupazionali, con una riduzione dei posti di lavoro nel settore manifatturiero che “si inserisce nel quadro più ampio di un indebolimento del mercato del lavoro, a seguito di alcuni trimestri di crescita negativa.”
Infine, “l’inflazione segue una solida tendenza al ribasso, ma permangono pressioni sui costi di produzione e l’inflazione dei prezzi di vendita è aumentata a novembre. Questo deriva principalmente dai servizi, poiché i prezzi nel manifatturiero continuano a scendere.” Un monito da non sottovalutare, secondo ING, “anche se l’inflazione continua a muoversi nella giusta direzione, con la domanda che si è materialmente indebolita”.
Bce all’erta dopo gli indici Pmi
Riassumendo, i report di oggi dovranno essere valutati con estrema attenzione dalla Bce. Il quadro che emerge dai Pmi è quello di un’economia ancora fragile, seppur con qualche spiraglio di ripresa per l’anno prossimo che fa ben sperare per un atterraggio morbido.
L’istituto resta impegnato nella sua lotta per riportare l’inflazione verso il target del 2%, come ribadito a più riprese da tutti i funzionari dell’Eurotower, ma avrà il difficile compito di calibrare attentamente le prossime mosse sui tassi e la comunicazione al mercato, per non rischiare di compromettere ulteriormente una ripresa che appare già debole.
Ricordiamo che la Commissione europea ha tagliato le stime sul Pil dell’eurozona per il 2023 e il 2024, rispettivamente a +0,6% e +1,2%, rispetto allo 0,8% e l’1,3% previsti a settembre.