Notizie Dati Macroeconomici Eurozona: l’economia perde vigore, calo manifattura più forte degli ultimi sei anni

Eurozona: l’economia perde vigore, calo manifattura più forte degli ultimi sei anni

22 Marzo 2019 12:20

L’economia dell’Eurozona continua a perdere vigore, registrando a marzo il calo più forte degli ultimi sei
anni dell’attività manifatturiera. Solo il terziario sta mostrando maggiore capacità di recupero, mantenendo però il peggior volume di crescita da fine 2016. E guardando al futuro, si respira un crescente pessimismo dovuto alle maggiori incertezze politiche, alle guerre commerciali e alla Brexit. Tanto che nel secondo trimestre la crescita potrebbe indebolirsi ancora di più, sollevando dubbi sulla reale capacità di una crescita superiore all’1% quest’anno.

Cosa dicono i dati, manifattura sui minimi degli ultimi 6 anni
Dall’analisi dei dati preliminari di marzo, elaborati dalla società IHS Markit, l’indice Pmi Composito dell’Eurozona è
sceso a 51,3 punti, rispetto ai 51,9 di febbraio. Quello di marzo è il terzo valore più basso da novembre 2014. Questo andamento al ribasso è principalmente dovuto alla nuova contrazione del settore manifatturiero. Con l’aggravamento della crisi della produzione industriale e dei nuovi ordini, l’indice Pmi manifatturiero è infatti sceso al valore minimo da aprile 2013, a 47,6 punti dai 49,3 punti di febbraio. Gli analisti si aspettavano un lieve miglioramento a 49,5 punti. Si ricorda che un valore del Pmi superiore ai 50 punti indica un’economia in espansione mentre un valore inferiore rappresenta una fase di contrazione.
La crescita del settore terziario si è mostrata più resistente, a 52,7 punti, diminuendo solo marginalmente rispetto a febbraio quando era a 52,8 punti. Si ricorda che il Pmi (Purchasing Managers Index) è un indice che nasce da un’indagine condotta sui direttori d’acquisto delle principali aziende del paese per testare le opinioni sull’andamento del comparto.

Disfatta Germania e Francia entra in fase di contrazione
A preoccupare sono anche le indicazioni giunte dai singoli paesi. In Germania, la maggiore economia europea, l’attività manifatturiera è diminuita ancora, a 44,7 punti, segnando la peggiore contrazione da agosto 2012. E in Francia sia la manifattura sia il terziario sono scivolati sotto la soglia dei 50 punti, entrando in una fase di contrazione: l’indice Pmi manifatturiero si è attestato a 49,8 punti dai 51,5 punti di febbraio, mentre il Pmi servizi è sceso da 50,2 a 48,7 punti.

Più pessimismo guardando al futuro
Guardando al futuro, le aspettative delle aziende per il prossimo anno sono diminuite, restando tra i valori più deboli da fine 2014. È stato soprattutto l’ottimismo del manifatturiero a rimanere basso, rallentando fino a toccare il peggiore livello da dicembre 2012. Il minore ottimismo, spiega la società di ricerca IHS Markit, è principalmente dovuto ai comuni timori che si concentrano soprattutto sulle maggiori incertezze politiche, sulle guerre commerciali e sulla Brexit. Il settore dell’auto resta anch’esso un punto debole in merito alle aspettative future.

Cosa aspettarsi adesso?
L’indagine suggerisce che il Pil dell’Eurozona del primo trimestre probabilmente segnerà un modesto +0,2%. La
contrazione della produzione manifatturiera è infatti stata controbilanciata da un’approssimativa espansione dell’attività terziaria. Tuttavia, gli indici che anticipano le tendenze, quali quello dell’ottimismo e del lavoro inevaso, suggeriscono che nel secondo trimestre la crescita potrebbe indebolirsi ancora di più. “Un numero sempre più elevato di aziende sta cambiando approccio in merito all’assunzione di personale, e probabilmente sta riconsiderando i propri piani di investimento”, ha avvertito Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit, che conclude: “Ulteriori perdite di vigore del Pil durante il secondo trimestre, rispetto allo 0,2% registrato nei primi tre mesi dell’anno, solleverebbero dubbi sulla reale capacità di una crescita economica superiore all’1% durante il 2019”.