Eurozona: crescita rimane robusta, Pil II trimestre +2,2%. Fine del QE più vicina?
La crescita economica dell’Eurozona rimane robusta. Secondo la lettura preliminare dell’Eurostat, il Prodotto interno lordo (Pil) ha segnato nel secondo trimestre del 2017 una crescita dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, confermando la prima stima e il ritmo di ripresa nei primi mesi dell’anno. Su base annua, quindi nei confronti del primo trimestre del 2016, la crescita è stata del 2,2%, in rialzo rispetto al +2,1% rilevato in precedenza. A sostenere l’economia della zona euro è stata la buona dinamica della domanda interna, oltre che le esportazioni, cresciute nonostante l’euro più forte.
Guardando nel dettaglio, sebbene alcuni paesi rimangano in ritardo, la buona notizia è che anche quelli più deboli stanno superando le aspettative. Come l’Italia, che nel secondo trimestre ha mostrato una crescita ancora in ritardo rispetto alla media dell’Eurozona, ma con una espansione tendenziale, cioé anno su anno, dell’1,5% che ha sorpreso gli analisti. Tra le economie più grandi, l’Olanda è cresciuta a un ritmo straordinario dell’1,5% rispetto al trimestre precedente, un tasso che è visto più comunemente nelle economie in via di espansione. Intanto la Spagna continua a registrare elevati tassi di crescita con un Pil in aumento dello 0,9% nel secondo trimestre, in accelerazione dallo 0,8% dei primi tre mesi dell’anno. I paesi che hanno sperimentato una crisi immobiliare più profonda sembrano si stiano riprendendo in maniera abbastanza robusta, dato che anche l’Irlanda ha mostrato una crescita del 6,6% su base annua, anche se le cifre per il secondo trimestre non sono ancora state rilasciate.
I segnali incoraggianti sull’andamento economico dell’intera Eurozona e dei singoli paesi potrebbero alimentare la pressione sulla Banca centrale europea in merito alla fine del quantitative easing (QE). “Data l’incredibile crescita del Pil olandese e la continua forza della Germania, la spinta verso la fine del QE diventerà ancora più forte, soprattutto da parte delle economie più robuste”, sostiene Bert Colijn, senior economist Eurozone di ING, che però suggerisce ancora cautela: “Con l’inflazione che è uno dei pochi indicatori che non si è ancora ripreso dai livelli di pre-crisi, la Bce continuerà a essere molto cauta nella sua comunicazione sulle possibili conclusioni del QE”.